L'Infermiere: uno, nessuno, centomila? NO, uno e uno soltanto.
Prefazione di Chiara D’Angelo
Sembra non se ne venga mai a capo.
L'Infermiere è l'Infermiere, gli altri sono altro; se necessario diamo un nome diverso a questo "altro" o a questi "altri", perchè non basta aggiungerci un aggettivo, anzi...
Non è solo un dettaglio o un vezzo; dietro una professione ci sono competenze, abilità, sacrifici, abnegazione, dedizione, volontà, responsabilità, e l'ingiustizia di sentirsi "violati" a ogni piè sospinto.
Il nostro Infermiere non può somministrare farmaci. Il vostro?
di Andrea Lucchi Lucchi
Torno volentieri a trattare questo argomento che puntualmente tira fuori polemiche e alterchi inferociti. Però stavolta intendo solo fornire alcune testimonianze, sorte in seguito al dibattere certe tematiche sui vari Social. La questione è sempre la stessa: è lecito che la realtà del volontariato si confonda con la competenza infermieristica a tal punto da designare la figura dell’ “infermiere volontario”? La domanda, posta in altri termini su gruppi specifici, ha originato conflitti ideologici non trascurabili e risposte al vetriolo tra chi propugna il crimine d’abuso terminologico e chi difende l’accostamento di due realtà palesemente diverse. Ribadendo l’estrema importanza del volontariato come scelta e l’alta levatura morale dei valori nobili che offre, rimane da chiarire se è legittimo che in alcuni contesti particolari (emblematico è quello dell’emergenza) una figura non abilitata da nessun corso di laurea possa paragonarsi alla competenza infermieristica. Riporto a tal proposito alcune testimonianze di Infermieri che si sono trovati a vivere situazioni oggettivamente poco in accordo con quel famoso decreto del 1994 cui un pilastro fondamentale legifera che l’infermiere (e solo esso) pianifica, agisce e valuta il bisogno di assistenza infermieristica.
Una volta abbiamo ricevuto una chiamata in urgenza. Corro per sapere cosa fosse e sento la volontaria che urla: ESCO IO, VADO IO MEDICATA (cioè con l’auto medica). Fortunatamente il Medico ha bloccato questo eccesso di zelo e siamo usciti noi.
- Ma cosa significa fare volontariato in urgenza? L’emergenza sanitaria è competenza Medica e Infermieristica.
- No basta un corso.
- Come scusa? Un corso può bastare per somministrare farmaci o intubare?
- No. Ma il volontario è importante quanto il Medico. Ma i farmaci li può somministrare solo lui, nemmeno l’Infermiere.
- Bhe no devo correggerti, l’Infermiere può somministrare farmaci, che eresia dici?
- No parlo dell’Infermiere nostro, quello volontario. Che non somministra ma può prepararli.
- Ma la preparazione di un farmaco richiede competenza infermieristica certificata da Laurea.
- Il volontario è importante quanto il Medico. E se fai il corso te li spiegano i rischi sui farmaci.
Lavoro in domiciliare. Assistevo un’anziana immobilizzata e non con poca pianificazione ero riuscita a elaborare diverse strategie per supplire lesioni da decubito. Una mattina doveva andare a fare dei controlli radiografici in ospedale. Mi ero raccomandata con chi l’accompagnava di non tenerla troppo tempo sulla barella per via della fragilità cutanea. E’ tornata la sera con una lesione evidente causata dal troppo tempo tenuta nella stessa posizione. Mi sono arrabbiata: mi hanno risposto che nessuno è infallibile. E con un tono che raramente mi è stato rivolto. Un tono di sfida e capriccio, indispettito.
Una sera la ragazza che fa volontariato sotto casa mia mi ha chiamato per sapere come estrarre un catetere: pensava che avrebbe potuto farlo anche lei. Le ho spiegato che non era assolutamente sua competenza e di tutta risposta ha detto che stava per diventare “infermiera volontaria” e che credeva avesse potuto.
Noi non siamo mercenari. Mettiamo a disposizione le nostre competenze gratis. Siamo Angeli.
Le parole di un INFERMIERE:
La qualità della formazione è sinonimo di professionalità e soprattutto abbassa le incertezze in caso di intervento.
Molto belle, vero?
E se ora aggiungessi che a parlare di professionalità e formazione è un INFERMIERE VOLONTARIO, cioè un NON LAUREATO o con titolo equipollente? Quale professionalità e quale formazione, dunque?
Questi esempi ci danno modo di riflettere sulla disinformazione che la questione sta creando e sul comportamento grave tenuto da certe persone. E di storie cosi ne è pieno il Web. Perché questa boria di assurgersi ad un ruolo palesemente negabile? Chi ha difeso in passato la totale mancanza di onestà e obiettività, lo farebbe adesso, leggendo che “un corso abilita a sapere i rischi che si corrono coi farmaci?”. Ripeto e difendo fino alla morte la realtà bella del volontariato inteso come condivisione di sentimenti altruisti e mossi da animo predisposto al prossimo socialmente svantaggiato. Ma di persone che necessiterebbero di supporto è piena la società. Quanti spaccati oggi come oggi, in tempi di tagli e crisi, potrebbero avvalersi della figura del volontario? Basta scegliere: anziani soli, persone con disabilità, famiglie sfrattate, bambini abbandonati. No, quello non piace, forse è perché non ha un riscontro emotivo che fa leva sull’autocompiacimento? Ma l’Infermiere è un’altra cosa: l’infermiere non si tocca, non si imita, non si approssima. Avrà anche le ali di un Angelo o la bontà di un Santo ma oltre a quelle possiede anche una laurea ed una formazione legittimati giuridicamente e inaccostabili a qualsiasi altra realtà.
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