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Il DL Enti locali è legge: la scure del Governo sulla Sanità

di Chiara D'Angelo

 

Il voto di fiducia della Camera dei Deputati ha dato il via libera al cosiddetto DL Enti Locali che, come abbiamo ripreso più volte in questi giorni, riguarda anche in maniera significativa il Sistema Sanitario.

Con lo strumento della fiducia il Governo ha quindi superato ogni indugio, incassando l’approvazione senza modificazioni del disegno di legge.

Molte sono state le voci critiche che nelle ultime ore si sono levate contro le disposizioni del disegno di legge in materia di tagli alla sanità, sia da parte dei sindacati (vedi dichiarazione Nursind) sia da parte della rappresentanza professionale degli infermieri (vedi nota di Barbara Mangiacavalli).

Il Governo ha tirato dritto per la sua strada e il Parlamento ha, di fatto, approvato tagli per 2,35 miliardi di euro alla Sanità. Anzi no, “razionalizzazione della spesa” per 2,35 miliardi ma che, tradotto in termini concreti significa proprio “tagli”, checchè se ne dica.

Ma in cosa consistono queste “razionalizzazioni”? Diverse le direttrici di intervento che riguardano, appunto, la Sanità.

Prima di tutto si sancisce la rinegoziazione dei contratti di fornitura di beni e servizi, dispositivi medici e farmaci. Per le forniture di beni e servizi si impone un abbattimento del 5%. Per i dispositivi medici si chiede una rinegoziazione che porti un risparmio del 3,5% per il 2015 e del 9% su base tendenziale annua, con la previsione di un concorso delle spese produttrici, parametrato in base ai volumi di fatturato, a ripianare eventuali sforamenti ai tetti così definiti.

Per quanto riguarda i farmaci è prevista una revisione del prezzo di rimborso per quelli a carico del SSN, operata previa aggregazione dei prodotti in categorie “terapeuticamente assimilabili”, senza procedere ad una revisione straordinaria del Prontuario Farmaceutico Nazionale. In questo processo, di cui si dovrà fare carico l’AIFA, è chiesto inoltre di dare evidenza dei farmaci “liberi” da quelli su cui ancora vige il brevetto, al fine di determinare due diverse intensità di riduzione del prezzo.

Nel mirino del Governo anche le prestazioni inappropriate, che comporteranno delle penalizzazioni economiche per i medici che le prescriveranno, previo accertamento dell’inappropriatezza delle stesse. Entro 30 giorni un decreto ministeriale definirà i limiti di appropriatezza, al di fuori dei quali scatteranno le penalizzazioni per i medici e il costo delle prestazioni sarà interamente a carico degli assistiti.

Una stretta anche sui ricoveri di riabilitazione, con la definizione anche per questi dei limiti di appropriatezza, superati i quali verrà significativamente ridotto il rimborso del SSN.

Ma non è tutto. E’ prevista anche la cancellazione dei ricoveri in strutture con meno di 40 posti letto, destinate quindi alla chiusura o all’accorpamento.

Novità anche nella gestione del personale: i risparmi ottenuti dalle aziende applicando criteri di razionalizzazione non confluiranno nei fondi per la contrattazione integrativa per il personale dipendente, mentre un ulteriore risparmio deriverà dalla riorganizzazione delle strutture sanitarie, con conseguenti accorpamenti e abbattimenti del numero dei dirigenti.

L’applicazione dei nuovi standard ospedalieri permetteranno, secondo il Governo, di ottenere altri risparmi, per arrivare alla ragguardevole cifra complessiva di 2,35 miliardi di euro per il 2015. Posta l’invarianza di bilancio, è comunque consentito alle Regioni attuare misure diverse volte a garantire in ogni caso l’attuazione dei Lea.

E’ invece previsto un fondo straordinario per i pronto soccorso degli ospedali romani in vista del Giubileo. 

 

Al tempo stesso al Senato, invece, passa il ddl per la riforma della Pubblica Amministrazione, in cui spicca l’istituzione di un ruolo unico per i dirigenti (abolite le due fasce) e la permanenza per i privi di incarico, fatto salvo il caso del non raggiungimento degli obiettivi, oltre che alla definizione più dettagliata delle procedure le l’assegnazione di incarichi dirigenziali. Per favorire la conciliazione dei tempi lavoro famiglia, invece, le amministrazioni pubbliche potranno stipulare convenzioni con asili nido e scuole dell’infanzia, ma “senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Nemmeno a dirlo!

 

Al di là della riforma della Pubblica Amministrazione, comunque, l’intervento che maggiormente interessa e colpisce la sanità è quello sugli enti Locali; un intervento che, al di là delle dichiarazioni del Governo, già si presenta pesantissimo e che non sarà affatto indolore, anche perché, come ha giustamente fatto notare qualcuno (leggi Cavicchi) non possiamo non parlare di tagli, dato che le razionalizzazioni, come le definisce il Governo, dovrebbero essere l’espressione di politiche gestionali virtuose atte a realizzare risparmi a parità di qualità e quantità di prestazioni erogate, e non risparmi “imposti” che totalmente si slegano dal risultato e, anzi, con tutta probabilità avranno come primo effetto un decadimento dello stesso.

Le perplessità sollevate da Nursind e IPASVI rimangono quindi intatte, e riesce difficile immaginare un percorso di conciliazione con le misure varate oggi a Montecitorio.

 

Per approfondimento leggi QUI

 

Leggi anche: Manovra sanità. Lorenzin: “Fondo sanitario non si può più tagliare”. E su prescrizioni inappropriate: “Non ci sarà nessuna accetta e norma sarà condivisa con medici”, QUI