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Lavoro. E’ l’ergonomo il più quotato in sanità. Chi è e cosa fa

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 05/02/2018

AttualitàNursing

La Sanità è un sistema ad alta complessità, dove interagiscono diversi fattori, dai diversi ruoli professionali alla pluralità delle prestazioni sanitarie, e come in tutti i sistemi complessi, il rischio di commettere errori, spesso fatali, è alto.

La sua complessità, al fine di divenire efficienza, deve essere governata e normata, per questo per anni si è tentato di trasferire le procedure di sicurezza di altri sistemi complessi come l’aviazione e le centrali nucleari in sanità, senza tener conto del fattore umano, che se è una risorsa, può divenire anche una criticità.

Non bastava solo quindi trasferire le rigide regole di altri sistemi complessi per rendere il sistema sanità sicuro, ma c’era bisogno di una disciplina che governasse anche il fattore umano: l’ergonomia.

Alla base del concetto di Ergonomia c’è rendere più facile la cosa più giusta.

L’Ergonomia non è una scienza nuova, affonda infatti le sue radici nei primi anni del novecento, quando Frank e Lilian Gilbreth, studiarono i tempi ed i metodi di lavoro del personale in sala operatoria, dove emersero gravi inefficienze che ansavano a danno degli operatori e pazienti: osservando una serie di interventi chirurgici, i Gilbreth, si resero conto che il chirurgo perdeva tempo nel prendere e posare gli strumenti durante l’operazione, con continue interruzioni che interrompevano la procedura ed il ragionamento del chirurgo.

Da questi studi nacque la figura del ferrista, che consentì al medico di concentrarsi sul campo operatorio, facendo gestire la consegna ed il recupero degli strumenti al ferrista.

La parola Ergonomia deriva dal greco Ergon (lavoro) ed nomos (regola, legge), ed è la disciplina che studia l’interazione degli essere umani con le macchine, i processi e l’ambiente, al fine di migliorare il benessere psico-fisico degli operatori e la performance del sistema.

L’ergonomo è il professionista che contribuisce a progettare e valutare i compiti, le procedure, gli ambienti ed i sistemi al fine di renderli compatibili con i bisogni, le capacità e le limitazioni degli uomini.

E’ questa una delle professioni in ascesa nel mondo della Sanità, proprio perché rendere il sistema sicuro ed efficiente è una delle priorità.

A ribadirlo anche l’OMS che ha definito il concetto di Risk management, che comprende 11 aree di conoscenza, di cui 4-5 attendono all’area dell’ergonomia.

 

Perchè l’ergonomia è indispensabile per la messa in sicurezza del sistema sanità?

Questa governa tutte le variabili del sistema, ovvero norma l’interazione dell’uomo con le macchine, i procedimenti mentali dell’operatore stesso ed infine l’interazione dell’operatore con l’organizzazione.

Quando sentiamo parlare di ergonomia, la prima cosa che ci viene in mente è la tastiera del PC, oggi sempre più ergonomica o il sedile dell’automobile, pochi conoscono come tutto invece sia progettato proprio per rendere più facile la cosa giusta, e quanto sia articolata la scienza erogonomica.

L’ ergonomia, a seconda del campo di competenza, è suddivisa in fisica, cognitiva ed organizzativa.

  • L’ergonomia fisica, si occupa dell’interazione tra operatore e macchina dal punto di vista fisico, negli ambienti di lavoro, al fine di creare benessere, che contribuisca a ridurre il rischio di errori. Questa agisce sulla prevenzione dei disturbi muscolo-scheletrici, derivanti dalle attività di tipo statico e dinamico.

    Per attività statica si intendono tutte quelle situazioni in cui l’operatore lavora mantenendo una postura fissa, seduta o in piedi. Ad esempio il radiologo che rimane ore ed ore seduto a refertare o il chirurgo che rimane ore in piedi con il busto flesso in avanti.

    Esempi di strumenti messi a punto dall’ergonomia fisica per evitare posture incongrue, l’uso di sedie regolabili o gli sgabelli siedi in piedi per i chirurghi.

    Le attività di tipo dinamico, riguardano la movimentazione dei carichi, e la prevenzione dei rischi connessi a questi, in cui incorrono gli infermieri e gli oss, nella movimentazione dei pazienti. Per questi l’ergonomia ha agito sulla formazione e sulle corrette tecniche per la movimentazione dei carichi o nella creazione di ausili meccanici.

  • L’ergonomia cognitiva, regola tutti quei processi mentali dell’operatore che partono dall’intenzione per arrivare all’azione, rendendoli più semplici, intuitivi, e meno inclini all’errore. Sono state quindi messe appunto le cheklist tipiche del mondo dell’aviazione e, nell’interazione con le macchine, sono stati messi a punto dei software con una interfaccia semplice che:

    diano informazioni visibili per lo svolgimento del compito

    che rimandino dei feedback rispetto alle azioni compiute sull’interfaccia

    che siano forniti di mapping, in modo che la forma del comando corrisponda all’azione

    che ponga dei vincoli, come degli accessi negati, per evitare decisioni ed azioni scorrette.

  • L’ergonomia organizzativa, agisce invece su quelli che sono errori meno evidenti, perché non dati dall’interazione con le macchine, ma dall’interazione dell’uomo con l’organizzazione, e per questo detti errori latenti.

    Per organizzazione si intende il contesto in cui si opera, le condizioni dell’ambiente lavorativo, le tecnologie impiegate, le decisioni operative e le decisioni manageriali.

Questo breve sunto della capacità dell’ergonomia di rendere sicuro un sistema complesso, da la giusta dimensione della sua importanza e di come questa possa essere la professione del futuro.

In Italia ci sono ospedali ergonomici in Toscana ed a macchia di leopardo in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte.

Uno dei migliori esempi di applicazione della scienza dell’ergonomia è il Meyer di Firenze, dove tutto è perfettamente adattato alle esigenze del lavoratore e del piccolo paziente: distanze ridotte, attività principali sullo stesso piano, uso dei segnali luminosi per i percorsi interni.

Per diventare ergonomi sanitari non è necessario avere una laurea in medicina, serve un master post laurea. Come lauree di accesso sono previste quelle di area biomedica, sociale e politecnica.

Alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa si svolge il corso di alta formazione in Gestione del rischio e sicurezza delle cure, giunto all’ottava edizione, in collaborazione con il Centro regionale gestione rischio clinico e sicurezza del paziente della Toscana. La formazione è rivolta a medici della direzione sanitaria e a figure professionali che operano nel settore, in area sanitaria, tecnica e psico-sociale. L’obiettivo è creare le competenze avanzate per gestire il rischio clinico e migliorare qualità e sicurezza dei processi assistenziali.

 

 

Da Presadiretta

bibliografia

L’ergonomia e il fattore umano in sanità

Sara Albolino e Tommaso Bellandi

pubblicato su “Il rischio clinico: metodologie e strumenti”, a cura di A. Panà e S. Amato (2007)