Resusci Annie. La donna senza nome che divenne il manichino per le esercitazioni di pronto soccorso. La storia
di Michela Cavallin
La ricerca mette in luce in primo luogo la necessità di superare la visione classica relativa ai corsi di formazione: non si tratta di momenti di apprendimento passivo, ma piuttosto di una delle possibilità che gli infermieri/e hanno per mettere in pratica le procedure e le competenze che caratterizzano la professione infermieristica, e per creare, grazie agli sviluppi tecnologici, nuovo sapere pratico.
A questo si deve aggiungere che la diffusione dei manichini e la loro somiglianza con il corpo umano offrono una sempre maggiore immedesimazione sensoriale dei praticanti, rendendo sempre più realistica la simulazione e coinvolgendo una pluralità di corpi e sensazioni nella produzione e riproduzione delle pratiche dell’apprendere e del conoscere.
Apprendere in situazioni simulate significa, quindi, sperimentare ciò che i libri molto spesso non insegnano e creare un sapere pratico che, una volta attivato, viene custodito nel corpo e attraverso di esso esercitato e che risiede sia negli umani che nei non umani.
In alcune pratiche di emergenza il suo volto è uguale in tutto il mondo, è quello di una donna parigina del 1800.
Tutti quelli che hanno fatto un corso di pronto soccorso, o rianimazione (Bls, Blsd, Acls etc) simulato su manichino, conoscono il suo volto: i manichini su cui esercitarsi hanno tutti la stessa faccia.
Si tratta di una donna, il cui nome nessuno conosce, annegata a Parigi, nella Senna, alla fine del diciannovesimo secolo. Dopo il ritrovamento del suo cadavere, nessuno era in grado di identificarla, così le autorità fecero un calco della faccia, per conservarne la memoria e permettere un riconoscimento postumo. Nessuno si presentò, ma la sua storia intanto era diventata una sorta di esercizio per artisti e scrittori della capitale francese, che avevano provato a ricostruire con l’immaginazione le circostanze della sua morte. E’ stato ipotizzato di tutto, anche se molte storie giravano intorno allo stesso tema: un amore finito male, un suicido.
Nel 1958, un azienda ha scelto proprio il suo volto per i manichini usati durante gli esercizi di rianimazione. In questo modo, la donna ha avuto di nuovo un nome, anche se probabilmente non quello che aveva in vita. Per tutti e per sempre è diventata Resusci Annie.
ph credit : dal web