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Infermieri e Burnout. Il fattore di rischio maggiore che non vi aspettereste mai. Lo rivela uno studio

Daniela Sardodi
Daniela Sardo
Pubblicato il: 16/11/2018 vai ai commenti

AttualitàStudi e analisi

Esiste una correlazione molto forte tra le esperienze avverse vissute nell’infanzia e la comparsa, l’intensità dei sintomi di Burnout presentati dagli infermieri. Lo rivelano i dati emersi da una ricerca americana condotta su di un gruppo di studenti infermieri.

 

L’Università del Texas ha condotto sugli studenti infermieri della scuola di El Paso uno studio in cui è emerso che, gli studenti di infermieristica che durante l’infanzia hanno vissuto con maggiore frequenza esperienze avverse, tra cui abuso, abbandono, trascuratezza, nella vita professionale presentano maggiori livelli di burnout e depressione, rispetto ai colleghi che non hanno vissuto tali esperienze o che le hanno vissute in frequenza minore.

 

Numerosi studi hanno, già da tempo, messo in evidenza la forte correlazione tra ACE (Adverse Childhood Experience) e gli effetti negativi e duraturi sulla salute fisica e mentale degli adulti. Gli eventi negativi vissuti nell’infanzia predispongono gli individui allo sviluppo di una maggiore sensibilità allo stress. 

I ricercatori hanno, dunque, ritenuto interessante indagare come questo fattore di rischio andasse ad impattare su una categoria professionale come quella infermieristica fortemente investita, per la sua stessa natura, dal fenomeno del burnout.

 

La vicinanza quotidiana al dolore, alla malattia, alla morte, e, talvolta il senso di impotenza di fronte a questi, l’investimento di energie psichiche nella relazione d’aiuto, la fatica di un lavoro su turni, il mancato riconoscimento sociale e l’inadeguata remunerazione ( per la verità questi ultimi due fattori sono presenti più nel nostro paese che negli Stati Uniti, dove la professione infermieristica gode di un alto prestigio sociale e conseguente riconoscimento economico),spiegano la scelta della figura dell’infermiere come campione oggetto di studio della ricerca americana.

Lo studente infermiere, inoltre, per la giovane età e per l’inesperienza professionale presenta ulteriori fattori di rischio di sviluppo di burnout.

Ricordiamo alcune caratteristiche del burnout.

Il burnout (dall’inglese to burn -esaurirsi, participio burnout- bruciato) è definito ( La Barbera 2006) come “una particolare tipologia di stress cronico, legata principalmente alle Helping Profession (professioni di aiuto), che comporta uno stato di sofferenza psicofisica del soggetto, unitamente a sentimenti di inadeguatezza professionale, mancata gratificazione professionale, demotivazione ,disinvestimento, risentimento e cinismo rispetto al lavoro e all’utenza”.

Esistono tre tipologie di burnout:

  • Burnout classico ( o frenetico): il soggetto di fronte allo stress, aumenta il ritmo della sua attività lavorativa sino all’esaurimento psico-fisico.
  • Burnout da sottostimolazione (underchallangend): il soggetto è demotivato, insoddisfatto a causa della monotonia e ripetitività del lavoro.
  • Burnout da scarsa stimolazione (wornout): il soggetto ritiene il proprio lavoro troppo stressante rispetto al riconoscimento che lo stesso comporta, tenta di porvi rimedio riducendo il proprio ritmo lavorativo e aumentando le distanze emotive rispetto  all’utenza (depersonalizzazione).

A questo proposito va sottolineato che lo stress deriva anche dal fatto di esercitare una professione ad alta richiesta, ma su cui spesso si ha scarso controllo (pensiamo a tutte le decisioni organizzative che calano dall’alto e che impattano sulla pratica clinica).

L’insorgenza della sindrome segue, generalmente, quattro fasi:

1)    L’entusiasmo idealistico: la fase di idealizzazione della scelta professionale.

2)    La stagnazione: l’operatore passa da un superinvestimento iniziale ad un graduale disimpegno dove il sentimento di profonda delusione determina una chiusura verso l’ambiente di lavoro e i colleghi.

3)    La frustrazione: è la fase più critica di tutto il processo, l’operatore mette in dubbio il significato stesso del proprio lavoro e del proprio valore.

4)    L’apatia: è il momento in cui insorge un meccanismo di difesa disfunzionale, opera un distacco emotivo e relazionale dagli altri e dalla propria attività.

 

Ritornando allo studio americano , ai 211 studenti iscritti al primo semestre dei corsi di infermieristica del programma BSN (Bachelor of Science in Nursing),è chiesto di compilare una serie di questionari deputati a misurare il numero di ACE, il livello di depressione e il livello di burnout.

Il numero di esperienze avversive infantili riportati dai partecipanti ha mostrato una relazione significativa sui livelli di burnout e sulla gravità dei sintomi depressivi.

Inoltre, le studentesse con un numero più elevato di ACE avevano più probabilità di riportare livelli più elevati di burnout di tipo A (Esaurimento emotivo ) e burnout di tipo B (Depersonalizzione), oltre a punteggi di gravità della depressione più alti rispetto agli studenti di genere maschile. Si evince che l’appartenenza al genere femminile costituisce un ulteriore fattore di rischio.

 

Sulla base di questi dati, i ricercatori americani raccomandano l’implementazione di programmi di assistenza infermieristica in tutto il paese, al fine di preparare al meglio una nuova generazione di infermieri alle esigenze della professione. Inoltre, richiedono di istruire la facoltà infermieristica sulla frequenza e la gamma di ACE sperimentate dagli studenti infermieri in arrivo, e di dotare i docenti delle risorse per fornire informazioni agli studenti sui servizi di consulenza e supporto psicologico.

 

La rilevanza di questo studio è da ricondurre alle caratteristiche stesse della ricerca di oltreoceano: l’utilizzo pratico che si fa dei dati emersi dagli studi per poter più efficacemente agire sulla realtà.

Auspichiamo che, anche nel nostro paese i numerosi studi sul burnout del personale infermieristico, possano realmente servire per poter agire nella direzione del benessere lavorativo e, non continuino a rimanere come accade ora, un mero esercizio teorico.

 

 

Fonte: State of Mind

Ph Credit: Lpl news24