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Gli infermieri, la professione sanitaria con più precari. NurSind Bologna chiede di avviarne la stabilizzazione

Secondo i dati del Ministero della Salute il numero più elevato di precari nel Ssn si ha nel ruolo infermieristico, con un aumento del 64% in 5 anni

Nel Servizio Sanitario Nazionale è boom di personale precario: tra il 2012 e il 2017 il numero dei lavoratori con rapporto di lavoro flessibile è cresciuto di quasi il 40%. Erano 31.199 nel 2012, sono 43.142 nel 2017. A renderlo noto è un recente report del Ministero della Salute sul personale del Ssn”, afferma Antonella Rondigliano, della segreteria territoriale di Bologna del NurSind, aggiungendo inoltre che dal report emerge anche che il numero più elevato di lavoratori precari si ha nel ruolo infermieristico (16.098 nel 2017) che rispetto a 5 anni prima è aumentato del 64%. A seguire ci sono i medici e il personale dei profili tecnici”.

Non solo. Rondigliano tiene a precisare anche che “la criticità rappresentata dal precariato la viviamo tutti i giorni in corsia e la conosciamo bene: le analisi dall’alto è giusto che ci siano, ma bisogna contestualizzarle sul presente. Fare analisi su dati vecchi di quasi 3 anni non è un buon approccio al problema, seppure denota un interesse al tema. Auspichiamo una migliore capacità di raccogliere, elaborare, conservare e mettere a disposizione i dati per prendere decisioni in tempi rapidi in modo fondato e adeguato all’esigenza del momento”.

In merito al problema della precarietà in essere, soprattutto per gli infermieri, la rappresentante sindacale territoriale del NurSind auspica pertanto che la Regione “esegua in tempi rapidi un monitoraggio e proceda alla relativa stabilizzazione, con criteri oggettivi e con la massima trasparenza possibile, coinvolgendo tutti i sindacati rappresentativi, senza distinzione tra firmatari del CCNL e non firmatari, tenuto conto che la stabilizzazione del personale precario è un tema che va oltre la disciplina di tale contratto.

“Crediamo fermamente che potenziare gli organici delle nostre strutture sanitarie sia utile a incrementare il tempo necessario da dedicare ai pazienti, a valorizzare le competenze necessarie per dare la risposta assistenziale appropriate al paziente, a corrispondere ad una sanità di qualità”, conclude la sindacalista.