Coordinatore infermieristico licenziato: proteggeva i dipendenti privi di Dpi
Per aver protetto, in piena pandemia, il proprio personale, un coordinatore infermieristico è stato sospeso dal lavoro per 6 mesi e senza stipendio.
I fatti
La vicenda, che apprendiamo dalla rivista Il Fatto Quotidiano, riguarda l’Asst di Lecco e risale al mese di marzo, quando i contagi da coronavirus salivano vertiginosamente e la Lombardia era in serie difficoltà.
Il coordinatore infermieristico era a capo di una ventina di operatori che si occupavano del Servizio trasporti centralizzati, ovvero lo spostamento di materiale e pazienti tra i vari reparti. Dai vertici dell’Asst gli arrivava la disposizione di modificare i turni e dedicare alcuni operatori del team, al trasporto di pazienti Covid.
Il Coordinatore si rifiutava, non poteva adibire i suoi operatori al trasporto dei pazienti Covid, perché privi di formazione e sprovvisti di dpi: avrebbero dovuto avere a che fare con pazienti Covid, disponendo solo di mascherine chirurgiche.
Il 20 marzo il coordiantore si ammalava lui stesso di Covid e durante la sua assenza i turni venivano cambiati. Tornato in servizio i primi di maggio, pretendeva e otteneva che il servizio del suo gruppo venisse limitato per qualche giorno, finché avessero completato l’attività formativa e fossero stati disponibili tutti i dispositivi di protezione ritenuti necessari.
Ai primi di giugno al coordinatore infermieristico arriva la contestazione disciplinare per essersi rifiutato di eseguire l’ordine di marzo e per i toni usati in alcune email. A metà luglio finisce così davanti all’ufficio procedimenti disciplinari, ed a settembre la sanzione: sei mesi senza stipendio, reo di insubordinazione ai dettami della direttrice delle professioni infermieristiche dell’Asst di Lecco.
Il coordinatore ha cosi commentato la vicenda su Il Fatto Quotidiano: “Non potevo mandare allo sbaraglio i lavoratori che coordino. Se qualcuno si fosse ammalato, o peggio fosse venuto a mancare, la responsabilità penale sarebbe ricaduta su di me, in qualità di loro preposto”. Le mascherine FFP2 mancavano dappertutto: in un momento di emergenza come quello non era giusto forzare certe regole? “Alle emergenze si deve arrivare preparati – risponde – il fatto che non lo fossimo è responsabilità dell’Asst e della Regione. Quando ci fu l’ebola, ricordo che in pronto soccorso eravamo pieni di mascherine FFP2. Perché questa volta tutti gli ospedali ne erano sprovvisti?”.