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Covid. Il 63 per cento tra infermieri e medici non farebbe il vaccino

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 08/12/2020 vai ai commenti

Global Nurse

La velocità dello sviluppo del vaccino COVID-19, insieme alle preoccupazioni per l'interferenza politica con il processo, crea non poche perplessità alcuni operatori sanitari.

Proprio quegli operatori sanitari che dovrebbero essere i primi a ricevere il  vaccino COVID-19 quando disponibile.

Essere tra i primi destinati alla somministrazione di un vaccino sicuro ed efficace aiuterebbe a mantenere sani loro ed i pazienti assistiti e costituirebbero un esempio per la comunità.

Eppure sono tanti gli operatori sanitari  che esprimono preoccupazione ed ansia sulla somministrazione del vaccino COVID-19, talmente numerosi da sollevare la preoccupazione del Centers for Disease Control and Prevention, che ha dichiarato urgente e prioritario superare le esitazioni di un gruppo di lavoratori fondamentali per i sistemi sanitari di tutto il mondo.

Un sondaggio del CDC, ha rilevato che il 63% degli operatori sanitari intervistati sulla possibilità di essere tra i primi a ricevere il vaccino, hanno risposto di essere “davvero titubante al riguardo".

I dubbi risiedono soprattutto nella ancora poca conoscenza che si ha della patologia e del vaccino correlato: il vaccino antinfluenzale esiste da un po'di tempo, la sua efficacia è stata dimostrata, gli effetti collaterali sono stati dimostrati e di solito sono minimi", ma il vaccino COVID-19 è completamente nuovo. I vaccini precedenti hanno impiegato anni per svilupparsi; questo è stato creato in pochi mesi.

Ed ancora le politiche spinte durante la pandemia hanno seminato dubbi tra gli operatori sanitari sul fatto che la loro salute e sicurezza fossero costantemente prioritarie. "Questa è la stessa popolazione a cui è stato detto all'inizio di quest'anno che avrebbero dovuto combattere contro il COVID-19 indossando una bandana o una sciarpa", dice Michelle Mahon, un'infermiera che rappresenta National Nurses United, un sindacato con più di 150.000 membri Paese. Alcuni operatori sanitari hanno espresso preoccupazioni sulla sicurezza e sui potenziali effetti collaterali dei vaccini COVID-19. Vogliono vedere dati chiari sulla sicurezza e l'efficacia prima di firmare dice Mahon.

In Italia

Nel nostro Paese, complici le polemiche da talk, che hanno caratterizzato tutto il periodo pandemico, quella che è la fiducia nel vaccino si fa sempre più debole: secondo un sondaggio di Index Research per il Piazza Pulita, in onda su La7, il 51,2% degli italiani pensa che il vaccino non dovrebbe essere obbligatorio, mentre il 44,6% pensa che invece dovrebbe esserlo.

Il 5 novembre il 68,8% degli intervistati rispondevano che avrebbero fatto il vaccino appena sarebbe stato possibile, il 26 novembre, tre settimane dopo, la percentuale scende al 52,3%, registrando il 16,5% di cittadini in meno disposti a vaccinarsi.

Questo allontana il principio dell’immunità di gregge, e potrebbe portare il governo a decidere per un obbligo (ad oggi non è previsto nella bozza del piano vaccino Covid), per gli anziani e gli operatori sanitari.

Da Npr.org