San Raffaele, è rottura: lavoratori pronti allo sciopero
La crisi tra la Direzione Aziendale e la RSU (Rappresentanza Sindacale Unitaria) dell’Ospedale San Raffaele di Milano si acuisce. L’incontro tenutosi il 16 settembre 2025, convocato per tentare di disinnescare mesi di forti tensioni, compreso uno sciopero a giugno e un perdurante stato di agitazione, si è concluso con un nulla di fatto, confermando la profonda distanza tra le istanze dei lavoratori e la governance dell’istituto.
Nonostante il San Raffaele goda di una reputazione di eccellenza a livello nazionale e internazionale, i rappresentanti dei lavoratori hanno messo in luce un allarmante emorragia di infermieri, un fenomeno strutturale che minaccia la qualità e la continuità del comparto assistenziale.
Molti professionisti stanno abbandonando l’ospedale, spinti dalla ricerca di condizioni lavorative più sostenibili.
“Siamo preoccupati della perdita di infermieri giovani e esperti - dichiara Luigi Rinaldi, segretario aziendale NurSind San Raffaele - che viste le condizioni, lo stress lavorativo a cui sono sottoposti per il carico di lavoro dovuto alla mancanza di personale infermieristico e il contratto AIOP che non si rinnova da 7 anni decidono di lasciare il nostro ospedale per andare a lavorare negli ospedali pubblici o addirittura in ospedali privati dove hanno uno stipendio accessorio che li premia e dove gli vengono riconosciute le competenze acquisite”.
La RSU ha fornito una fotografia chiara e preoccupante della situazione: sebbene ferie e turni vengano formalmente garantiti, ciò avviene al prezzo di carichi di lavoro gravosi, livelli di stress crescenti e un turnover che depaupera reparti e servizi. L’eccessiva pressione non solo genera tensione e insicurezza tra il personale, ma mette a rischio direttamente la sicurezza e l’umanità dell’assistenza offerta ai pazienti.
Il problema centrale sollevato è che l’eccellenza dell’ospedale sembra poggiarsi in modo insostenibile sul “sacrificio straordinario” del personale. Come ribadito dai sindacati, il contratto di lavoro non è un patto di sacrificio: non è né giusto né sostenibile chiedere sistematicamente ai dipendenti di colmare le mancanze strutturali dell'organizzazione.
“Nonostante il San Raffaele abbia il corso di Laurea in Infermieristica - racconta Giorgio Filippini, delegato RSU NurSind San Raffaele e membro del Direttivo Provinciale NurSind Milano - coloro che escono dall’Università o preferiscono altre strutture oppure restano a lavorare per pochi mesi al San Raffaele... la media lavorativa di un neo assunto difficilmente supera i 12 mesi”.
La delegazione aziendale ha ascoltato le osservazioni, ma le risposte fornite non sono state ritenute adeguate alla gravità della crisi. L’amministrazione ha confermato l’intenzione di procedere con l’internalizzazione degli OSS e si è detta disponibile a discutere la conversione del premio incentivante in welfare aziendale.
Tuttavia, queste proposte sono state bollate come marginali dalla RSU. In un momento in cui il mercato del lavoro infermieristico è in forte carenza, la scelta di continuare a ricorrere a cooperative esterne per coprire la turnistica è vista come una soluzione tampone priva di prospettiva. Per i lavoratori, la vera priorità dovrebbe essere trattenere e valorizzare il personale dipendente.
Di fronte a risposte ritenute insufficienti, la RSU ha annunciato l’immediata riapertura dello stato di agitazione e la prossima proclamazione di un nuovo sciopero. Non si tratta, spiegano i sindacati, di una scelta di contrapposizione fine a sé stessa, ma della necessità di ristabilire un equilibrio compromesso e di riportare al centro il valore e la dignità dei professionisti sanitari.
Il messaggio è categorico: se l'azienda offre solo il minimo contrattuale, non può pretendere dai dipendenti un impegno che vada oltre il dovuto.
La vertenza, che tocca in modo cruciale gli infermieri e il personale di comparto, è stata elevata a questione di bene comune. La RSU sottolinea come la battaglia per condizioni di lavoro più umane e sostenibili sia intrinsecamente legata alla qualità dell'assistenza e al diritto alla salute dei cittadini.
“Un infermiere logorato o privo del supporto necessario - afferma Mario Pugliese, delegato RSU NurSind San Raffaele - non può garantire il medesimo livello di sicurezza, attenzione e umanità. Difendere i lavoratori significa difendere i pazienti”.
L'incontro del 16 settembre ha dunque segnato una battuta d’arresto. Il San Raffaele è ora chiamato a non limitarsi a difendere la sua immagine di eccellenza con parole vuote, ma a implementare politiche concrete che garantiscano stabilità, valorizzazione delle competenze e sostenibilità organizzativa. Senza questi elementi, l’eccellenza stessa rischia di sgretolarsi. I lavoratori, supportati anche da sigle come NurSind che pur avendo atteso un accordo strutturale, ora si uniscono alla mobilitazione di fronte all’azione unilaterale dell'azienda, sono determinati: l’obiettivo è tornare ad avere condizioni di lavoro più umane e riaffermare che gli infermieri sono professionisti e non sono “pedine o numeri”, ma meritano il rispetto indispensabile affinché il San Raffaele possa continuare a essere un autentico luogo di cura ed eccellenza.