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Covid. Cambiano ancora le cure domiciliari. Ecco le novità

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 24/04/2021 vai ai commenti

AttualitàCoronavirusCronache sanitarie

 

Un algoritmo per calcolare il rischio di sviluppare la malattia grave da Covid, una serie di test per valutare la presenza della desaturazione. Sono solo alcune delle novità del nuovo protocollo per le cure domiciliari da Covid, messe a punto da Dipartimento prevenzione del Ministero della Salute, che sarà diffuso nei prossimi giorni.

Le polemiche sulla vigile attesa

A marzo di quest’anno, il Tar del Lazio, su ricorso dei medici di medicina generale, bocciava la nota dell’AIFA del 9 dicembre 2020, che indicava i “principi di gestione dei casi Covid-19 nel setting domiciliare”, i cui principi cardine erano la vigile attesa e la somministrazione di paracetamolo.

Il Tribunale ha riteneva  - come si legge nell’ordinanza- che il ricorso portato avanti dai medici di base, era fondato,  in relazione alla giusta richiesta di medici “di far valere il proprio diritto/dovere, avente giuridica rilevanza sia in sede civile che penale, di prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza” e che non può essere “compresso nell’ottica di una attesa potenzialmente pregiudizievole sia per il paziente, che sebbene sotto profili diversi, per medici stessi”.

In ultimo, in Senato,  l’8 aprile è stato approvato un ordine del giorno unitario, con parere favorevole del sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, che impegnava il governo ad aggiornare le linee guida servendosi di Istituto superiore di sanità, Agenas e Aifa. Il testo precisa meglio uno dei concetti che avevano suscitato polemiche nella prima versione del protocollo: la «vigile attesa». Se non ci sono sintomi, ma c’è solo il tampone positivo, non significa che comunque il paziente debba essere lasciato al proprio destino: il medico di base lo deve seguire e se i parametri cambiano poi si deve intervenire.

La novità più interessante del nuovo protocollo è la somministrazione degli anticorpi monoclonali a domicilio, solo nella prima parte della malattia e a quei pazienti che presentano dei fattori di rischio come l’obesità, il diabete, l’insufficienza renale cronica.

Il messaggero

 

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