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Licenziata nel 2006. Infermiera ottiene risarcimento di 430 mila euro

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 16/07/2021 vai ai commenti

La SentenzaLeggi e sentenzeProfessione e lavoro

Un risarcimento di 430 mila euro è quanto ottenuto da un’infermiera, come risarcimento per il licenziamento ritenuto dalla giurisprudenza  illegittimo.

Una lunga battaglia legale, che nel frattempo ha continuato a portare avanti il figlio, visto che nel frattempo la donna è deceduta.

 

La vicenda

I fatti risalgono al 1989, Maria, infermiera, viene assunta a tempo pieno e con contratto indeterminato, dalla Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza – Don Uva (Foggia).

L’infermiera viene licenziata però nel 2006 e nel 2009 comincia la lunga battaglia per dichiarare illegittimo il licenziamento per mancato superamento periodo di comporto, per mancata giusta causa e giustificato motivo.

Maria chiedeva il reintegro sul posto di lavoro compatibile con il suo stato di salute e il risarcimento dei danni subiti, quantificati nelle retribuzioni mancate dal momento del licenziamento al momento del reintegro, maggiorati della rivalutazione monetaria e di interessi legati alla regolarizzazione contributiva ed assicurativa.

 

Una battaglia legale lunga conclusasi dopo 15 anni e che ha visto il cambio di proprietà del Don Uva oggi chiamato Universo Salute.

La prima sentenza del 2012 la domanda di Maria veniva rigettata. Ricorsa alla Corte di Appello di Bari, 6  anni dopo, nel 2018, con sentenza notificata a Universo Salute, subentrato al Don Uva, i giudici di secondo grado accolgono la domanda dell’infermiera, condannando la Congregazione al reintegro di Maria ed al pagamento di un risarcimento di 430 mila euro.

Ma la battaglia legale non si conclude qui. Infatti Universo Salute, ritenendosi estraneo alla vicenda perché subentrati successivamente all’allora Don Uva chiedono in tribunale l’inefficacia del risarcimento ottenuto dall’infermiera.

A metà maggio di quest’anno dopo 4 anni, i giudici condannano Universo Salute al pagamento del risarcimento.

Secondo il principio enunciato dai Giudici – dal trasferimento di azienda, deriva il riconoscimento delle conseguenze economiche consacrate nel titolo giudiziale posto alla base del precetto. La sentenza pronunciata nei confronti della Congregazione ricade come effetto su Universo Salute.

Intanto a dicembre dello scorso anno Maria è venuta a mancare e la battaglia legale è passata nelle mani del figlio, unico erede.

Di maggio di quest’anno, ulteriore sentenza che conferma come il risarcimento debba essere corrisposto dalla nuova proprietà.

L’orientamento della giurisprudenza apre a tutti quei lavoratori che vantano vecchi crediti con le vecchie proprietà di strutture sanitarie e che possono dunque esigibili dalle nuove proprietà.

 

Da L’attacco