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Infermiera minaccia di seviziare i no vax che si presenteranno in ospedale. Al via inchiesta

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 28/07/2021 vai ai commenti

AttualitàCoronavirusCoronavirusCronache sanitarie

"Tra poco ce li troveremo in reparto e qualche sassolino dalla scarpa me lo voglio togliere... sai bucare una decina di volte la solita vena facendo finta di non prenderla? Ecco e poi mi verrà in mente altro, vedrai che le corse per montare i macchinari la sottoscritta non le farò più". "Io non faccio le corse per nessuno. Si arrangiassero pure, mi sono rotta e tanto pure”, esclama la collega.

E’ il botta e risposta di due infermiere ad un post social sui no vax.

 

La guerra tra i pro e i no vax è arrivata al punto di non ritorno e l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari ha inasprito i toni, portandoli su un piano per nulla deontologico. Dimostrazione ne sono state le minacce di morte, arrivate in questi giorni, alla presidente Opi di Treviso da parte degli operatori sanitari contrari all’obbligatorietà del vaccino Covid.

 

In merito ai commenti pubblicati dalle due infermiere, che sembrerebbe lavorino entrambe nell'ambito territoriale della Versilia, non sono passate inosservate. l'Azienda Usl Toscana nord ovest sottolinea che la segnalazione è già arrivata alla direzione "che sta valutando il caso”.

 

Il codice disciplinare

L’articolo 12 del Regolamento recante il codice di comportamento dei dipendenti pubblici (Dpr n62 2013) recita: Il dipendente si astiene da dichiarazioni pubbliche offensive, nei confronti dell’amministrazione… osserva il segreto d’ufficio e la normativa di tutela e trattamento dei dati personali.

Ed ancora, il dipendente deve svolgere i propri compiti nel rispetto della legge, proseguendo l’interesse pubblico, senza abusare della propria posizione, rispettando i principi di integrità, correttezza, buona fede, proporzionalità, obiettività, trasparenza, equità e ragionevolezza.

Obblighi questi prescritti dagli articoli 2014 2015 del Codice Civile.

Le violazioni delle suddette norme, possono costare il posto di lavoro.

Licenziamento legittimo

  • Quando la critica, espressa in post sui social, palesa evidente disprezzo verso l’azienda, gli amministratori, rappresentanti e potenziali partner di questa, va oltre, valicando il confine, fino alla diffamazione.

(Tribunale di Busto Arsizio sentenza n.62 del 19 febbraio 2018)

  • Quando attraverso il post sui social si ingiuria il datore di lavoro, menzionando nome e cognome. Il licenziamento è giustificato dalla perdita del rapporto di fiducia tra dipendente e datore di lavoro, indispensabile per la prosecuzione del rapporto datoriale.

(Tribunale di Napoli n. 8761 del 15 Dicembre 2017)

  • Diffamazione dei colleghi. Il dipendente che posta sui social frasi diffamatorie nei confronti dei colleghi.

(Tribunale di Milano, decreto 27552 del 29 luglio 2013)