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In RSA 1 infermiere per 35 pazienti. NurSind: dalla Regione una serie di no alle nostre richieste

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La Redazione
Pubblicato il: 02/09/2022 vai ai commenti

NurSind dal territorioToscana

L’amarezza del segretario regionale Giannoni dopo l’incontro in Prefettura “Numeri drammatici: in alcune Rsa il rapporto tra infermiere e pazienti è 1 a 35”

Firenze, 2 settembre 2022. Fumata nera l’altro giorno all’incontro con la Regione che si è tenuto in Prefettura a Firenze dopo che il NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche, aveva proclamato lo stato di agitazione del personale del Servizio sanitario regionale. Tra le richieste dell’organizzazione sindacale c’era una revisione delle dotazioni organiche, insufficienti a garantire cure e assistenza adeguate ai cittadini, lo stop al blocco delle assunzioni, che riguarda anche il turnover del personale cessato, il rifinanziamento del fondo per il personale nei reparti Covid e l’immobilismo della Regione dopo le denunce del NurSind sugli atti di violenza verso gli operatori sanitari.

“Ebbene - spiega il coordinatore regionale Giampaolo Giannoni - a fronte di queste richieste abbiamo verificato con sconcerto una chiusura totale da parte dei nostri interlocutori. Siamo quindi costretti a proseguire con lo stato di agitazione: nelle prossime settimane organizzeremo una manifestazione sotto la sede della Regione proprio per rendere note in maniera ancora più chiara le enormi difficoltà che sta vivendo il personale sanitario. Difficoltà che finiscono per riverberarsi sulla popolazione, che non può contare su un’assistenza sanitaria adeguata. E’ bene che sia chiaro un concetto: questi tagli non creano disagi soltanto al personale sanitario. Noi siamo in prima linea, certo. Ma a rimetterci sono soprattutto i cittadini”.

“Il ‘no’ che ci ha fatto più male - prosegue Giannoni - riguarda gli organici: al momento non esiste nessun modello che definisca a livello regionale il reale fabbisogno del personale infermieristico, che vive oggi una condizione di straordinaria sofferenza. Gli standard scientifici ci dicono che un rapporto 1 a 8 tra infermiere e pazienti rischia di essere pericoloso: ebbene in molti reparti di degenza tale rapporto arriva a 1 a 15, in alcune Rsa 1 a 35. Abbiamo colleghi con centinaia di ore di straordinario che lavorano con il sistema della produttività aggiuntiva, quindi con maggiori spese a carico delle aziende, per ricoprire ii turni ordinari. Persino i reparti di rianimazione sono sotto organico. Siamo fuori da ogni logica e quando chiediamo nuovo personale alle aziende sanitarie per far fronte a questa situazione catastrofica ci viene risposto che ‘la Regione non autorizza’. Siamo arrivati al punto che le aziende sanitarie non concedono più nemmeno le aspettative a chi ne ha bisogno, magari per gravi motivi personali spesso legati a fragilità: la situazione di sotto-organico cronico non lo consente”. 

“Stante questa situazione - le parole del coordinatore toscano del NurSind - ci saranno sicuramente problemi a ripartire con tutti i servizi ordinari al termine del periodo di ferie e questo porterà a nuovi disagi alla popolazione. Se aggiungiamo che il turnover è in forse, con contratti in scadenza e nessuna risposta su cosa accadrà, e che le graduatorie del personale infermieristico e Oss sono ferme, il quadro della situazione è completo. Non va certo meglio dal punto di vista economico: ormai da cinque anni non riceviamo più le cosiddette risorse aggiuntive regionali, che ci avrebbero consentito delle piccole integrazioni agli stipendi del personale. Durante l’incontro in prefettura ci è stato risposto in maniera fin troppo chiara che con la situazione attuale non c’è alcuna prospettiva di sblocco di queste risorse”.

“Siamo amareggiati - conclude Giannoni -. Amareggiati per la scarsa sensibilità dimostrata dalle istituzioni regionali nel comprendere il sacrificio fatto in questi anni dal personale sanitario e la drammaticità del momento che stiamo vivendo. Amareggiati perché noi parliamo di problemi concreti, di lavoratori che mancano e la Regione ci risponde con espressioni come razionalizzazione e salvaguardia degli equilibri di bilancio. Questa salvaguardia, ci domandiamo, deve essere fatta sulla pelle del personale sanitario? E’ possibile che i due anni e mezzo di lotta alla pandemia non hanno insegnato niente? E che non ci sia interesse per la qualità del trattamento sanitario che viene erogato alla popolazione?”.