Iscriviti alla newsletter

Legittimo il licenziamento per assenza ingiustificata

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 26/05/2023 vai ai commenti

La SentenzaLeggi e sentenzeProfessione e lavoro

Legittimo il licenziamento deciso da un'Azienda sanitaria locale nei confronti di un dipendente risultato assente non giustificato per un lungo periodo.

La Corte d'appello di Lecce ha respinto il gravame proposto da un dipendente di una ASLA avverso la sentenza di primo grado che aveva respinto l'impugnazione del licenziamento irrogatogli per assenza ingiustificata dal servizio.

 

I fatti

La Corte territoriale ha ritenuto infondati i motivi di doglianza espressi dal lavoratore. G.C. era stato assente dal servizio dal 25/11/2020 perché ristretto in carcere dal 24/11/2020 in virtù di sentenza definitiva per reati non commessi nell'esercizio delle sue funzioni. Era stato posto in isolamento per quattordici giorni per contenimento della diffusione del contagio da COVID-19, senza avere la possibilità di avvisare alcuno. Tuttavia, il datore di lavoro era comunque a conoscenza del fatto, come da nota del 20/01/2021 con la quale il direttore amministrativo aveva comunicato all'ufficio l'assenza del dipendente dopo aver appreso informalmente del suo arresto dalla moglie del lavoratore. La Corte ha stabilito che, nonostante l'assenza di una previsione formale in tal senso, il lavoratore è tenuto a comunicare al datore i motivi dell'assenza in modo tempestivo, efficace ed esaustivo, al fine di consentire all'azienda di organizzare il servizio in sua assenza.

Nel caso specifico, la Corte ha aggiunto che il licenziamento è stato motivato dall'assenza prolungata per un tempo superiore a tre giorni (alla data della contestazione superiore a due mesi), e l'assenza non è stata giustificata per oltre due mesi. La prima comunicazione, pervenuta il 23/02/2021, era stata inviata via e-mail ed era incompleta. Solo nell'incontro con i difensori, avvenuto il 08/03/2021, erano state chiarite le circostanze della detenzione.

Pertanto, sebbene la detenzione in carcere possa astrattamente giustificare l'assenza, il lavoratore avrebbe dovuto comunicare tempestivamente al datore di lavoro per permettere l'organizzazione del servizio. È stato ritenuto irrilevante il fatto che il direttore amministrativo avesse appreso informalmente dalla moglie del lavoratore che era agli arresti, poiché l'informazione era incompleta e non permetteva all'azienda di prendere le necessarie misure sostitutive in assenza di informazioni sulla ragione dell'arresto, la sua natura temporanea o permanente, la sua durata e altre informazioni essenziali per prendere decisioni conseguenti.

In sintesi, una comunicazione verbale, incompleta e priva dei requisiti minimi non può giustificare un'assenza prolungata senza alcuna notizia ufficiale.

 

La Cassazione

La Corte d'appello ha ritenuto che il licenziamento fosse proporzionato alla gravità dell'assenza ingiustificata e all'omessa comunicazione da parte del lavoratore. Non è stato riscontrato alcun elemento che dimostrasse che il datore di lavoro avesse agito in modo arbitrario o discriminatorio nell'adottare tale provvedimento. La Corte ha sottolineato che la responsabilità del lavoratore nell'adempimento degli obblighi contrattuali è un principio fondamentale nel rapporto di lavoro, e l'assenza ingiustificata per un periodo prolungato può determinare un grave pregiudizio all'organizzazione del servizio.

La Corte ha ritenuto che il lavoratore aveva l'obbligo di comunicare tempestivamente al datore di lavoro i motivi dell'assenza, nonostante le circostanze eccezionali legate alla detenzione in carcere. La comunicazione informale fornita dalla moglie del lavoratore non era sufficiente a soddisfare tale obbligo, in quanto era incompleta e non consentiva all'azienda di prendere misure adeguate per organizzare il servizio.

Inoltre, i giudici hanno ribadito che il licenziamento era proporzionato alla gravità dell'assenza ingiustificata e all'omessa comunicazione del lavoratore. Non sono stati riscontrati elementi che dimostrassero un comportamento arbitrario o discriminatorio da parte del datore di lavoro.

In conclusione, la Corte conferma il licenziamento del dipendente per assenza ingiustificata dal servizio, sottolineando l'importanza del dovere del lavoratore di comunicare tempestivamente al datore di lavoro le ragioni dell'assenza. La comunicazione informale e incompleta non è stata considerata sufficiente a giustificare l'assenza prolungata.