Robot in corsia: dai disinfettanti notturni ai fattorini automatizzati della sanità
Al San Raffaele e al Campus Bio-Medico l’innovazione robotica migliora sicurezza, logistica e qualità delle cure
"Un lupo robot che di notte pattuglia le sale operatorie vuote alla ricerca di batteri e virus. Un altro che, come un instancabile corriere, trasporta campioni biologici tra i reparti, velocizzando i processi e riducendo i margini di errore. Non è fantascienza, ma la realtà che prende forma in alcune tra le più avanzate strutture sanitarie italiane".
All’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e al Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, la robotica sta rivoluzionando la gestione logistica, l’assistenza e perfino la chirurgia. Freki, il “lupo” robot, agisce durante le ore notturne per garantire un’igiene avanzata degli ambienti chirurgici. Accanto a lui operano HosBot, impiegato nella logistica ospedaliera, e Thiago, un robot umanoide dotato di braccio meccanico e sensori, che supporta gli infermieri nel trasporto di medicinali e materiali delicati.
"La robotica e l’intelligenza artificiale non sono nemici del personale sanitario: al contrario, possono liberarlo da attività ripetitive e faticose, restituendogli tempo per la relazione e la cura del paziente" spiega Leandro Pecchia, presidente del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Biomedica del Campus Bio-Medico. A sottolineare il valore dell’innovazione anche Federico Esposti, direttore operativo del San Raffaele: "Abbiamo costruito un ecosistema tecnologico in grado di integrare l’intelligenza artificiale in ogni fase del percorso di cura. L’automazione è un valore aggiunto, non un capriccio".
Anche in sala operatoria, la robotica ha trasformato radicalmente le pratiche chirurgiche. Il sistema Da Vinci Single Port, ad esempio, permette interventi mini-invasivi con un solo accesso, riducendo complicanze e accelerando il recupero post-operatorio. Il CyberKnife consente trattamenti di radiochirurgia robotica non invasiva, mirata soprattutto a lesioni localizzate in aree difficilmente raggiungibili. Da segnalare anche l’utilizzo dell’Artis Pheno, braccio robotico adattato da tecnologie industriali, oggi utilizzato sia in cardiochirurgia che in neurochirurgia, in combinazione con la TAC intraoperatoria, per una maggiore precisione e sicurezza.
Infine, si sperimentano robot autonomi per la pulizia di ampie aree comuni, capaci di operare in totale autonomia. Un investimento non solo in termini di efficienza, ma anche di prevenzione delle infezioni nosocomiali. L’obiettivo, spiegano i referenti ospedalieri, è quello di creare un modello che coniughi innovazione, efficienza e centralità del paziente.
"La tecnologia, se ben integrata, non disumanizza le cure: al contrario, restituisce agli operatori sanitari la possibilità di concentrarsi sull’assistenza, migliorando la qualità e l’umanità della relazione con i pazienti", concludono.