Elba, infermieri in fuga: alloggi prioritari ai turisti e organico ridotto a rischio
L’ospedale di Portoferraio sotto organico di 15 unità e infermieri costretti a lasciare l’isola per mancanza di alloggi a prezzi accessibili.
Con l’arrivo dell’estate e l’invasione turistica che porta sull’isola d’Elba quasi 3 milioni di presenze all’anno, si aggrava un problema che mina la tenuta di un servizio essenziale: la fuga degli infermieri dall’ospedale di Portoferraio.
La denuncia arriva dal NurSind, sindacato delle professioni infermieristiche, con Katia Filomena Albano, segretaria territoriale della provincia di Livorno, che traccia un quadro drammatico. Ad oggi mancano 15 infermieri su un organico di circa 200, un’emorragia iniziata a maggio con 22 dimissioni o trasferimenti. Solo in parte colmata da assunzioni temporanee e incarichi straordinari, la carenza continua a pesare sul personale rimasto, costretto a “fare i salti mortali”.
Un motivo cruciale di questa fuga è la difficoltà nel trovare alloggi accessibili. "Gli infermieri, per la maggior parte non elbani, vengono letteralmente sfrattati dalle case in affitto per lasciar spazio ai turisti, a prezzi molto più alti", spiega Albano. La conseguenza è che molti si trovano senza un posto dove dormire, costretti a pendolare da Piombino, con tutte le difficoltà legate ai trasporti marittimi, o addirittura a dormire in reparto o negli spogliatoi.
La Regione Toscana non ha ancora recepito la direttiva che prevede un incentivo economico per le ore di lavoro aggiuntive, fissato a 35 euro con tassazione agevolata al 15%. Il risultato è che gli incentivi attuali sono irrisori: "Per un turno di 6 ore offrono un gettone di 75 euro, poco più di 6 euro l’ora, un compenso lontano anni luce da quello riconosciuto ad altre figure sanitarie come i medici".
La mancanza di incentivi adeguati, unita all’impossibilità di trasferimento interno e alla carenza di alloggi dedicati a prezzi calmierati, rende la situazione insostenibile. Sebbene in passato una casa per infermieri con 15 posti fosse stata donata e attivata, oggi l’accesso a questa struttura è limitato a un solo mese, troppo poco per risolvere il problema.
L’azienda sanitaria, nel tentativo di tamponare, utilizza personale di altri reparti per coprire le pronte disponibilità in sala operatoria, ma ciò espone a rischi legati alla formazione e all’adeguatezza del personale.
La questione resta aperta e urgente: senza una risposta strutturale, la salute dell’isola e la qualità dell’assistenza rischiano di essere compromesse, mentre gli infermieri continuano a sentirsi trascurati da istituzioni e amministrazioni locali.