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Ciriè, infermieri e medici aggrediti: La sicurezza non è più rinviabile

Giuseppe Provinzanodi
Giuseppe Provinzano
Pubblicato il: 03/10/2025

NurSind dal territorioPiemonte

NurSind e Anaao-Assomed: “Non bastano le parole, servono azioni concrete per proteggere chi cura”

Ancora violenza in corsia. Sette operatori sanitari, tra infermieri, medici e personale tecnico, sono stati aggrediti al Pronto Soccorso di Ciriè. Alcuni hanno riportato danni fisici significativi, altri sono stati dimessi con prognosi di più giorni. Un episodio grave, l’ennesimo, che conferma una realtà ormai insostenibile. “Ciò che è stato fatto finora non è sufficiente”, denuncia il NurSind, che insieme ad Anaao-Assomed firma un comunicato congiunto per chiedere interventi urgenti e strutturali.

“La complessità del problema non può essere un alibi per l’inazione”, afferma con forza il NurSind. “Non è accettabile che, nonostante le nostre ripetute sollecitazioni, non sia ancora garantita la presenza continuativa di vigilanza armata o di forze dell’ordine, già prevista da una delibera regionale.” A questo si aggiunge la mancanza di protocolli operativi con le forze dell’ordine, come previsto dalla normativa vigente.

Secondo Anaao-Assomed, è necessario intervenire anche sul piano organizzativo e strutturale. “Occorre migliorare l’accoglienza, installare monitor informativi aggiornati in tempo reale e rendere gli spazi di attesa più confortevoli.” Ma il nodo centrale resta quello delle assunzioni. “Colmare le carenze di organico significa avere tempo per informare i pazienti, ridurre le tensioni e migliorare la qualità dell’assistenza”, sottolinea il NurSind.

Il sindacato degli infermieri chiede alla Regione Piemonte di assumersi la responsabilità del problema in modo strutturale, monitorando le azioni delle aziende sanitarie e garantendo l’applicazione del nuovo contratto del comparto. “Dal patrocinio gratuito al supporto psicologico, fino alla possibilità di costituirsi parte civile: sono misure che devono diventare realtà, non restare sulla carta.”

“La rabbia per la propria condizione di malattia non può essere sfogata contro chi sta cercando di aiutare. Contro di noi. Questo non è accettabile”, conclude il NurSind, con una dichiarazione che è insieme denuncia e appello.