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Professioni sanitarie in crisi: analisi e proposte per restituire dignità, valore e futuro

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 08/09/2025

Professione e lavoroPunto di VistaStudi e analisi

08/09/2025

Negli ultimi anni, le professioni sanitarie in Italia stanno vivendo una vera e propria emergenza silenziosa: sono sempre meno attrattive, con un calo delle iscrizioni ai corsi di laurea, un aumento delle dimissioni dal lavoro e una crescente emigrazione verso l’estero. Infermieri, tecnici di radiologia, ostetriche e fisioterapisti sono sempre più rari, mettendo a rischio la qualità delle cure e la tenuta del sistema sanitario nazionale.

Su questo tema sono intervenuti con una analisi pubblicata da quotidianosanità, Saverio Proia (esperto di professioni della salute, già dirigente del Ministero della Salute e consulente ARAN, tra i "padri" della riforma delle professioni sanitarie in Italia) e Roberto Di Bella (professore e Direttore della Didattica Professionale presso l’Università degli Studi dell’Insubria, esperto in formazione e valorizzazione delle professioni sanitarie).

Tra le cause principali di questa crisi ci sono gli stipendi bassi e inadeguati rispetto alla media europea, i carichi di lavoro insostenibili e la mancanza di prospettive di crescita professionale. Come sottolineano Saverio Proia e Roberto Di Bella, “adeguare gli stipendi agli standard europei non è solo una questione economica, ma un segnale di rispetto per il valore del lavoro svolto”.

Il sistema è inoltre afflitto da una scarsa considerazione sociale delle professioni sanitarie, spesso viste come “di supporto” al medico, piuttosto che come ruoli autonomi e altamente specializzati. Serve un cambio culturale che valorizzi ogni figura professionale e mostri alla società l’importanza e la complessità del loro lavoro. Campagne di comunicazione efficaci potrebbero “dare visibilità alle storie positive e ai successi professionali” e contribuire a invertire il trend.

La mancanza di percorsi di carriera chiari e l’insufficiente riconoscimento della formazione continua aggravano ulteriormente la situazione. È urgente sviluppare “percorsi di crescita manageriale, di ricerca, specialistica ed esperta”, con formazione finanziata e progressioni economiche che incentivino la permanenza nel settore.

Anche la burocrazia e una gestione tecnologica inefficiente pesano significativamente, sottraendo tempo prezioso all’assistenza diretta dei pazienti. “Digitalizzare per semplificare, non per complicare”, è una priorità per ridare dignità operativa agli operatori sanitari.

Per affrontare questa crisi serve una strategia radicale, una sorta di “Patto per il Lavoro sanitario”, solenne, che coinvolga Ministero della Salute, Università, Lavoro, Economia, Regioni, Ordini professionali e sindacati.

Tra le proposte concrete, la riforma del sistema formativo riveste un ruolo chiave. Occorre “riprendere il ‘lodo’ che ha portato la formazione nelle università” e istituire “unità operative complesse di funzione formativa universitaria” dedicate alle professioni sanitarie. Inoltre, “gli studenti dei corsi di laurea” potrebbero diventare un “valore aggiunto” attraverso contratti di formazione lavoro regolati e incentivanti.

La valorizzazione della carriera professionale rappresenta un’altra sfida da affrontare immediatamente. Il personale docente e tutor dovrebbero essere adeguatamente riconosciuti sia dal punto di vista economico che normativo, mentre è necessario rivedere l’organizzazione del lavoro e l’uso della digitalizzazione per far emergere il pieno potenziale degli operatori sanitari.

Infine, gli autori chiedono l’introduzione di una “specifica indennità professionale” progressiva, destinata a premiare l’anzianità e a disincentivare l’abbandono anticipato del servizio sanitario.

La conclusione è netta e incisiva: “Rendere di nuovo attrattive le professioni sanitarie non è un lusso, ma una necessità. Significa investire in chi ogni giorno sostiene la salute della collettività. Significa garantire un sistema sanitario capace di rispondere alle sfide del presente e del futuro. Se il decisore saprà ridare valore, riconoscimento e dignità a queste figure, non solo eviteremo la fuga dei professionisti, ma costruiremo un sistema più forte, equo e umano. Perché la cura, prima di tutto, passa dalle persone che la rendono possibile.”

 

Andrea Tirotto