Più fondi, più promesse: 3,5 miliardi alla sanità, ma quanto andrà davvero agli infermieri?
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha confermato in audizione parlamentare un significativo aumento delle risorse destinate alla sanità nella legge di bilancio 2026, con un’attenzione particolare alle professioni sanitarie, tra cui gli infermieri, che stanno vivendo una fase di forte crisi nel reclutamento e nella gestione del carico di lavoro. In un contesto caratterizzato da liste di attesa pesanti e carenza di personale qualificato, il governo ha deciso di destinare nuove risorse sia per rafforzare il personale che per premiare chi opera in contesti più critici. Se il ministro della sanità Schillaci aveva anticipato un generico aumento delle risorse di due miliardi, il ministro dell’economia ha invece precisato che:
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per il 2025, è previsto un incremento complessivo di circa 2,36 miliardi di euro per la sanità, di cui 1,25 miliardi specificamente destinati ad assunzioni e valorizzazione del personale; a questi si somma 1 miliardo già stanziato nella precedente manovra, per un totale significativo di investimenti sul fronte del capitale umano;
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nel 2026, la dotazione aumenterà ulteriormente di circa 3,5 miliardi, rafforzando ulteriormente il Servizio sanitario nazionale.
I premi previsti per le professioni sanitarie rappresentano una novità importante, mirata a riconoscere lo sforzo delle categorie più esposte alla carenza di personale. Gli infermieri, grazie a questi incentivi economici, potranno trovare un miglioramento non solo nelle retribuzioni ma anche in termini di valorizzazione professionale, elemento strategico per rispondere alle difficoltà di reclutamento che il settore sta affrontando.
Parallelamente, la legge di bilancio sostiene la riorganizzazione dell’assistenza territoriale, con una delega che mira a potenziare il ruolo dell’infermiere di comunità e domiciliare. Questa riforma si inserisce nel disegno più ampio di rinnovamento del modello organizzativo del SSN, volto a decongestionare gli ospedali e a garantire una presa in carico più efficace dei pazienti nel territorio, con benefici diretti per la pratica e le condizioni di lavoro infermieristiche.
Un ulteriore punto chiave è la lotta alle liste di attesa, per cui sono stati previsti incentivi alle Regioni che dimostrino progressi concreti nella loro riduzione. Questo aspetto è fondamentale per migliorare la qualità e la tempestività delle cure offerte, alleggerendo allo stesso tempo il carico di lavoro improprio e consentendo agli infermieri di concentrarsi su cure efficaci e tempestive.
Infine, il Piano Sanità Connessa rappresenta un importante investimento tecnologico per il 2025, con l’obiettivo di dotare l’80% dei presidi sanitari italiani di connessioni a banda larga ultraveloce. Tale modernizzazione faciliterà l’uso della telemedicina e dei servizi digitali, strumenti cruciali per supportare il lavoro infermieristico, migliorare la gestione dei pazienti e innovare i percorsi assistenziali.
L’intenzione di prevedere premi e riforme che mettano al centro la valorizzazione delle professioni sanitarie, in particolare l’infermieristica, segna un cambio di prospettiva la cui importanza non è affatto trascurabile. Resta da comprendere quanto spetterà alle professioni sanitarie del miliardo e duecentocinquanta milioni uscito dalle pieghe del bilancio, quanto questa cifra potrà incidere concretamente sugli stipendi.
Andrea Tirotto