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L'Infermiere e le responsabilità professionali

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Pubblicato il: 23/03/2014

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45287173Gli infermieri danno ogni giorno, nei diversi ambiti di intervento, un contributo esclusivo, unico e irrinunciabile alla vita dell’uomo: l’assistenza infermieristica.

 

In questo breve lavoro si intendono esaminare le caratteristiche fondamentali che qualificano l’agire con responsabilità, secondo i principi:

  • giuridici;
  • etici e deontologici;
  • professionali.

L’infermiere è responsabile dell’assistenza generale infermieristica. Dal professionista infermiere ci si attende standard di performance e di risultato che devono essere raggiunti, mantenuti costanti nel tempo ed aggiornati.

Nell’ambito professionale dell’infermiere, il livello qualitativo e quantitativo della prestazione infermieristica deve necessariamente coincidere con la migliore risposta possibile ai bisogni di assistenza infermieristica della persona.

La responsabilità dell’agire professionale poggia su fondamenta solidissime:

  1. la formazione di base: il completamento di questo percorso consente di acquisire il titolo formale e l’abilitazione all’esercizio professionale (l’iscrizione al Collegio professionale è dovere per il professionista)
  2. il profilo professionale D.M. 739/94, Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’infermiere, all’art. 1 comma 1 recita: “….è individuata la figura professionale dell’infermiere con il seguente profilo: l’infermiere è l’operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante e dell’iscrizione all’albo professionale è responsabile dell’assistenza generale infermieristica”.
  3. il Codice Deontologico, rappresenta un elemento qualificante poiché opera una sistematizzazione deontologica, enunciando i comportamenti attesi dal professionista infermiere.

La formazione continua da elemento distintivo è diventato criterio normativo: ne deriva l’obbligatorietà della formazione continua in medicina (ECM), quale modalità per il professionista dell’ambito sanitario di adeguare il bagaglio di conoscenze, competenze e abilità all’evoluzione scientifica, tecnologica e sociale.

Secondo D. Rodriguez (citando Benciolini) nel termine responsabilità vi è un duplice significato:

  • essere chiamati a rispondere a qualche autorità per una condotta professionale riprovevole. In questo caso vi è una valenza negativa del termine.
  • mantenere un comportamento congruo e corretto, assumersi la responsabilità che l’esercizio professionale comporta. Si determina una valenza positiva del termine.

Assumere la responsabilità nella sua accezione determina:

  • rispetto dei presupposti scientifici delle attività e delle funzioni proprie;
  • rispetto dei valori etici condivisi e delle indicazioni che derivano dalla coscienza personale (è chiaro il riferimento all’obiezione di coscienza);
  • rispetto delle norme di riferimento (penali, civili, amministrative e disciplinari, deontologiche).

La responsabilità professionale viene, tradizionalmente, suddivisa in tre ambiti:

  1. responsabilità penale: obbligo di rispondere per azioni che costituiscono un reato. Tale responsabilità è personale e non è trasferibile a terzi.
  2. responsabilità civile: tutela degli interessi privati e della reintegrazione del diritto leso, L’elemento peculiare è il risarcimento del danno ingiustamente causato che generalmente viene valutato in termini economici. E’ trasferibile a terzi.
  3. responsabilità disciplinare: si configura quando viene meno il rispetto e la rispondenza a norme di comportamento definite. E’ personale, non trasferibile a terzi.

Nella disamina degli aspetti normativi e deontologici appare evidente come la responsabilità e l’autonomia della professione infermieristica siano riconosciute dal legislatore, dalle organizzazioni professionali e, conseguentemente, debbano essere patrimonio del singolo professionista.  E’ necessaria una revisione in chiave critica delle proprie competenze in relazione alle attività assistenziali al fine di ridefinire le aree di responsabilità propria ed identificare quelle in cui la responsabilità può essere condivisa, definendo inoltre le azioni attribuibili al personale di supporto. 

Si assiste ad un cambiamento sostanziale nel modo di pensarsi professionalmente: non ci si deve chiedere più se la tal prestazione mi spetta, ma le domande che il professionista si pone sono molto più complesse ed articolate:

  • mi è stato insegnato? (Ci si riferisce agli aspetti conoscitivi legati ai contenuti formativi dell’ordinamento didattico e all’aggiornamento);
  • sono preparato per fare? (Ci si interroga sulle competenze, conoscenze e abilità possedute);
  • c’è qualcuno che sa fare meglio di me? (Si tratta di un aspetto connesso all’esperienza);
  • so fare in condizioni di sicurezza? (Il riferimento è alla competenza e all’esperienza);
  • faccio senza invadere le competenze altrui?
  • dovrebbe fare qualcun altro? (Si tratta di aspetti legati alle competenze proprie di altre professioni).

La responsabilità dell’agire in autonomia non deve costituire vincolo per l’infermiere: è una risorsa che vede il riconoscimento del lavoro svolto ogni giorno con grande impegno da parte dei professionisti.

di Giovanna Mezzadrelli e Roberto Vigano'

Dipartimernto scienze infermieristiche - Azienda Ospedale Poma - Mantova