Lamberto Lucaccioni muore a soli 16 anni. Le lacrime dei soccorritori e… anch’io ho pianto!
di Elsa Frogioni
“Lamberto! Lamberto! Che hai? Dai non fare il cretino! Dai alzati Lambé!!! Oddio sta maleeee!!! Chiamate il 118!!! C’è un medico???!!! Aiuto qualcuno ci aiuti! Lamberto sta male!!!”. E’ così, sono le 4 della mattina di un torrido 19 luglio e Lamberto 16 anni, un momento prima, ballava, rideva, insieme ai suoi amici, una serata speciale per festeggiare un’estate da sballo con i suoi amici… un gioco, a 16 anni si gioca ancora e non si pensa che dietro alle pazze corse in auto, in fondo alla bottiglia, dentro una pasticca che ha un nome bellissimo, ECSTASY, c’è la morte…
Qui arriviamo noi, infermieri, medici, autisti del 118, ci prepariamo all’uscita violenta, incontrare un giovanissimo, che non si aspettava e non deve morire. La nostra già adrenalina scorre nelle vene e vogliamo farlo, ti vogliamo vivo, noi siamo vivi, noi siamo qui per te! Ascoltaci ! Resta con noi! 1.2.3.4.5.6.7.8.9.10.11…..30…ancora, ancora, non molliamo, non mollare, resta qui, hai fatto una stronzata, ma non è giusto! Ti devi riprendere! Ancora 1.2.3.4.5.6.7….30, 1.2.3.4.5.6.7.8…..30…..quanto tempo è trascorso… 1 ora e mezza! No non è possibile! Continua!
Lamberto Lucaccioni, non ce l’ha fatta! Muore per overdose di ecstasy, in una folle notte al Cocoricò di Riccione. E’ stato rianimato a lungo, hanno cercato con tutte le forze di riportarlo in vita, strapparlo a questo stupido destino, questa morte lascia sgomenti.
Le parole di Sarah, una degli infermieri che l’ha soccorso, un fiume rosso di rabbia e sofferenza:
“….. Non siamo avvocati, non siamo banchieri, nè cassieri, nè muratori… per NOI il lavoro non finisce al marcatempo, ce lo portiamo a casa con tutti i risvolti che comporta. E mentre sei in macchina stanco per il turno di notte, distrutto per le scene a cui hai assistito, scoppi a piangere e scarichi finalmente tutta la rabbia che hai contro le ingiustizie che a volte riserva la vita.
SEDICI ANNI, CAZZO.
Io spero solo che un giorno si possa andare a raccogliere uno ad uno tutti quelli che fanno della droga un business, per poi chiuderli nel loro caro Cocoriccò e sganciare una bomba a mano che non faccia rimanere di loro neanche il ricordo.
Sono arrabbiata, sono stanca e sono triste perché il vostro caro Dio poteva donarlo a noi il potere di fare miracoli.
Salvare una vita umana è più importante del moltiplicare i pani e i pesci.
E VAFFANCULO, perché quando ci vuole ci vuole.
Riposa in pace angelo bello….
Sarah”
Leggi l’ articolo completo QUI
Leggi le dichiarazioni del patron del Cocoricò Fabrizio De Meis, QUI
Tutti attendono con impazienza l’estate, la bella stagione, anche noi infermieri la vorremmo, ma in cuor nostro, specialmente quelli che lavorano in area critica, hanno paura di dover vedere altre morti inutili, altri cumuli di dolore insostenibile.
Soccorriamo ancora troppi i giovani, coinvolti in incidenti d’auto, annegati per stupide bravate, intossicati da droghe mortali, sperando di strapparli ad un beffardo destino.
I giovani spesso, sono inconsapevoli, sono scintille di vita che sfidano ogni limite, sarebbe quindi, auspicabile una formazione, sin dai primi anni scolatici, che abbia l’obiettivo di mostrare e far comprendere i rischi di comportamenti superficiali.
Dovremmo andare noi nelle scuole, parlare con i ragazzi, raccontargli le nostre storie terribili e incredibili, fino a che non accade a un amico, un incidente spaventoso… e adesso non c’è più.
Siamo stanchi di vedere questo spreco di vita, ogni sconfitta diventa un peso sempre più insopportabile.
Dobbiamo fare qualcosa, non basta intervenire, immediatamente, con ogni mezzo, dobbiamo fare di più. Riteniamo urgente l’istituzione dell’infermiere educatore, in ogni istituto scolastico, che possa collaborare con il corpo docente alla formazione di progetti rivolti alla cultura della prevenzione, della sicurezza e della salute.
La nostra civiltà consumistica, improntata alla negazione della malattia, dell’invalidità e della morte, si trova impreparata ad affrontare queste problematiche nel modo corretto; molti credono utile e prioritaria, la sorveglianza e la repressione attiva, noi invece pensiamo che la conoscenza e l’educazione siano gli strumenti fondamentali per scelte responsabili degli individui. In nostro lavoro c’insegna che sono sempre le azioni giuste a fare la differenza tra la vita e la morte.
Non si può scegliere il modo di morire. O il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora.
(Joan Baez)