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Uk vs Italia: articolo 49? No, thanks!

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 11/05/2016

Articolo 49 e DemansionamentoContenuti InterprofessionaliEstero

Sull'articolo 49 del codice deontologico si è ampiamente dibattuto ed è sicuramente destinato a fare parlare di sé ancora per molto, giacché dal Collegio di Pisa in poi, con la richiesta di revisione del codice, sembra si sia dato il via, ad un ancora, timido effetto domino.

Analizzando i social, che nella maggior parte delle volte riescono a fare una fedele fotografia di qualsivoglia gruppo si prenda in esame, sull'articolo “demansionante” la categoria infermieristica è pressoché divisa in due: da una parte troviamo uno sparuto gruppo che per personalismi vari, per partito preso o perché stare dalla parte dell'Ipasvi potrebbe sempre far comodo, più che per convinzione intima, ritengono che l'articolo 49, data la sua eccezionalità, non istituzionalizzi il demansionamento e che chi ha scelto di combatterlo, in fondo non abbia chiara nemmeno la funzione del Collegio; dall'altra parte un gruppo più numeroso è convinto in maniera decisa e consapevole, senza nessuna remore nell'andare contro l'istituzione Ipasvi, che l'articolo in questione vada abolito, perché obsoleto, legato ad una vecchia concezione di infermiere, e responsabile della legalizzazione del Demansionamento.

Vi siete mai chiesti se i codici deontologici degli altri Paesi Europei contengano la stessa norma?

Prima di asserire che un codice non vada rivisto e corretto, forse sarebbe meglio andare ad indagare altre realtà, sicuramente più all'avanguardia, più aperte, più europeiste ed attente al professionista, considerato come tale.

Che gli UK siano un Paese dove gli Infermieri sono considerati professionisti della salute, ormai è palese, con tutte le sue contraddizioni, con tutti i problemi insiti al sistema sanitario, in campo di realizzazione professionale e di competenze avanzate l'Inghilterra a confronto con l'Italia è avanti anni luce, ed è sotto gli occhi di tutti questo migrare verso Londra, da parte dei nostri giovani infermieri.

Proviamo quindi a tornare al Codice Deontologico, analizzando quello inglese e quello italiano.

Oggi nella giornata internazionale dell'infermiere, apriremo gli occhi su quanto infinitamente restiamo indietro, per volere delle Istituzioni.

L'ultima revisione del codice deontologico inglese “The Code for nurses and midwives” è recentissima , ovvero del 2015, le verifiche di questo sono di norma biennali a differenza del nostro codice che è rimasto tale; dall'ultima stesura del 2009, sono passati ben 7 anni e nulla si è più mosso, immobile e fossilizzato da quasi un decennio.

La frequenza con cui un codice viene rivisto, aggiornato, denota una particolare attenzione nei confronti di una categoria professionale e del suo divenire, rispetta i cambiamenti in seno alla società e nel lavoro, dove cambiano ruoli ed aspettative sia da parte dell'utente che da parte dell'operatore sanitario.

Che il nostro codice deontologico, sia rimasto tale da così troppo tempo, è indice di poca attenzione nei confronti dell'infermiere e dell'utenza, di cui non si colgono le esigenze che mutano.

In apertura il codice inglese elenca in poche parole due principi fondamentali: la responsabilità del professionista ed il rispetto della persona, il dovere di attenersi al codice in qualsiasi frangente, che sia esso un infermiere o un infermiere ricercatore ed ancora un infermiere dedito all'insegnamento.

Ricorda che le regole del codice non sono discrezionali o negoziabili, ma vincolanti, queste dettano gli standard che i pazienti si aspettano dal professionista.

Di seguito, mette al centro delle cure la persona , che deve essere priorità.

Proprio in relazione alla persona, troviamo all'interno del codice inglese che la centralità del paziente è espressa in maniera chiara e forte, l'innovazione rispetto al codice italiano è “la collaborazione”: il paziente partecipa in un rapporto di parità al percorso assistenziale e l'infermiere ne riconosce il contributo che può dare al processo di cura, considerandolo come parte dell'equipe.

C'è dunque, all'interno di un codice deontologico proprio dell'infermiere, un ruolo proprio del paziente, che diventa protagonista assoluto del suo percorso di assistenza e cura.

Questo modus operandi è la concretizzazione della concezione democratica dell'assistenza, che in Italia non decolla, perchè ancora legati molto al ruolo e dove il paziente stenta ancora a riconoscere consapevolmente il proprio stato di malattia.

Il codice inglese continua e si dilunga nel rapporto con il paziente, al quale deve essere garantita assistenza e cura sia durante la malattia che nel fine vita, interviene sulla prevenzione, sulla cura e sul processo riabilitativo, ed in questo somiglia decisamente a quello italiano, laddove sottolinea di operare secondo evidenze scientifiche e di mantenere sempre aggiornate le proprie conoscenze.

Si sofferma ancora sul dovere dell'infermiere di agire sempre entro le proprie competenze e capacità, si accenna ancora alla delega dei compiti, che può essere fatta laddove si riconosca che l'operatore a cui stiamo delegando sia competente ed in grado, e sempre sotto la supervisione dell'infermiere.

Una delle differenze che notiamo rispetto al codice italiano è quanto si afferma in relazione al Consenso informato: si evidenzia come sia importante non solo il consenso ad ottenere informazioni riguardo la malattia, ma anche il consenso a non avere nessuna informazione in merito. Il consenso deve essere sempre raccolto da un professionista che eseguirà la pratica assistenziale e di cura. Un altro tipo di consenso rimarcato nel codice è quello di cooperazione, una sorte di consenso derivante dalla partecipazione attiva del paziente al processo di cura.

Sempre nella rilevazione delle differenze tra i due codici, notiamo che la registrazione delle cure prestate dall'infermiere vanno annotate nell'equivalente della nostra cartella clinica, così come qualsiasi altro professionista fa quando presta assistenza, che sia esso un fisioterapista o un altro operatore sanitario.

Proprio perché il codice deontologico inglese è spesso revisionato, ha la peculiarità di essere sempre al passo con i tempi e con le problematiche connesse ad una società che muta.

In relazione all' Obiezione di Coscienza il “Code for nurses and midwives” è dotato di note aggiuntive.

Il codice nostrano in relazione a quanto sopra recita al Capo II articolo 8 :

L’infermiere, nel caso di conflitti determinati da diverse visioni etiche, si impegna a trovare la soluzione attraverso il dialogo. Qualora vi fosse e persistesse una richiesta di attività in contrasto con i principi etici della professione e con i propri valori, si avvale della clausola di coscienza, facendosi garante delle prestazioni necessarie per l’incolumità e la vita dell’assistito”;

Il codice inglese nelle note aggiuntive, indica all'infermiere di rivolgersi immediatamente ad un referente organizzativo, qualora si trovi di fronte ad una pratica che implichi un'obiezione di coscienza, deve continuare a garantire assistenza fino a che non sia trovata una soluzione alternativa.

Notiamo come a differenza del codice italiano, torna la centralità della persona al di là del problema di coscienza dell'operatore.

L'obiezione di coscienza presa in esame nel codice inglese è un concetto ampio e va la di là dei possibili ambiti già codificati per legge, in cui l'infermiere potrebbe trovarsi, e questo al passo con i tempi e con con le eventuali obiezioni legate ad una medicina che fa progressi anche in campo tecnologico e che potrebbe aprire nuovi scenari.

Inoltre si fa chiaramente riferimento a due punti chiave con relative norme legislative in relazione all' obiezione di coscienza: l'interruzione di gravidanza e la procreazione assistita.

Ed il nostro amato articolo 49?

C'è un articolo corrispondente nel codice inglese?

Articolo 49

L’infermiere, nell’interesse primario degli assistiti, compensa le carenze e i disservizi che possono eccezionalmente verificarsi nella struttura in cui opera. Rifiuta la compensazione, documentandone le ragioni, quando sia abituale o ricorrente o comunque pregiudichi sistematicamente il suo mandato professionale.

L'ho tradotto il codice inglese, l'ho letto e riletto e di una norma simile non vi è traccia, solo a noi italiani è toccata questa deprofessionalizzazione, questo demansionamento imposto, con il ricatto del codice etico a cui ogni infermiere deve attenersi.

E' una “gioia” tutta nostra che, qualcuno continua a difendere, che l'Ipasvi continua a voler imporre.

A chi fa comodo tenerci a terra ? A chi fa comodo la nostra Involuzione?

Fuori dai confini Italiani c'è un mondo che corre e che tiene il passo. C'è un infermiere competente al quale è garantita una carriera meritocratica.

Ai colleghi dico che oggi, 12 maggio, in un giorno che di anno in anno perde valore, sarebbe giusto fare una ulteriore riflessione su un' Ipasvi immobile, che in quasi dieci anni non ha sentito l'esigenza di aggiornare il codice deontologico, ma che continua prepotentemente a volerci lasciare in uno stato di soggezione e di asservimento.

Forse è il momento di sovvertire le nostre sorti.

 

Fonte:The code (approfondisci qui)