Infermieri militari. Band of brothers: fratelli al fronte
“I fucili e le bombe a mano hanno più potere per togliere la vita di quanto ne abbiamo noi per salvarla.”
di Michela Cavallin
Non indossano la nostra divisa ma un giubbotto antiproiettile ed un elmetto come i militari e sono infermieri. Sul web si trovano molte testimonianze a volte crude che riportano ai valori fondamentali, testimoniano di persone che si fanno la guerra perché credono nella propria patria di donne cecchini che sparano con estrema crudeltà ai bambini.
Il titolo di infermiere nelle Forze Armate rappresenta l’acquisizione di un attributo di particolare prestigio anche a livello tecnico-culturale, un infermiere ancor più con mente salda per gli incarichi affidati.
L’infermiere militare seppur avendo lo stesso profilo regolamentato per legge può operare solo in ambito militare, ovvero in ospedali militari in patria o in infermerie di distaccamenti, enti, reparti e in teatri operativi all’estero all’interno di ospedali da campo ( Direzione Generale del personale militare, circolare n. 013/0004870 del 31/03/2011). Compito primario degli infermieri impiegati in guerra è quello di assicurare una minor perdita di combattenti; è evidente che per superare il contrasto tra esigenze belliche e quelle assistenziali, è necessario pianificare e programmare tali necessità in modo che i colleghi siano addestrati ad una estrema duttilità, per poter portare immediatamente soccorso, smistare, sgomberare, curare e recuperare in modo completo e precoce i feriti e i traumatizzati. Il trattamento dei feriti sul campo di battaglia è identico a quelle effettuato nella quotidianità degli ospedali civili, anche se il fattore “guerra e nemico” modifica i tempi, i luoghi, le modalità, le strutture ed i mezzi di applicazione.
L’assistenza sanitaria in guerra ha un enorme valore anche a livello psicologico, questi colleghi non vanno per fare la guerra ma per aiutare le nostre truppe, per vaccinare per operare e soprattutto per portare un sorriso dove oggi non c è più.