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Infermieri di triage. Le nuove linee guida sulle donne vittime di violenza, dal codice giallo al DA5”4.

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 03/02/2018

Leggi e sentenze

Dai dati Istat in riferimento al 2016, una donna su tre, ovvero quasi 7 milioni di donne tra i 16 e 70 anni, hanno subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale.

Se è stata uccisa, 3 volte su 4 il colpevole è un membro della famiglia.

Sono cifre spaventose che non possono lasciare indifferenti e che necessitano di un provvedimento non solo in ambito giuridico, ma anche in sanità.

Prendere in carico la donna che ha subito violenza ed assicurarle assistenza e protezione adatta al caso specifico.

E’ quello che si prefiggono le Nuove Linee guida contro la violenza sulle donne, pubblicate in nella Gazzetta Ufficiale n.24 del 30 Gennaio, che ridisegnano il percorso di accoglienza delle donne vittime di ogni efferatezza.

Per capire la dimensione del fenomeno, proviamo a dare qualche numero:

 

  • nel 2016, 149 le vittime di femminicidio, 76 uccise dal partner o ex partner, 33 da un parente

  • 1 milione e 403 mila donne hanno subito un ricatto sessuale sul luogo di lavoro, e l’11% è terminato con il licenziamento di questa

  • le donne italiane denunciano meno, solo l’11,4% contro il 17,1% delle straniere.

Paura, retaggio culturale, omertà, estrazione sociale, sono tutte variabili che influiscono sulla capacità di reagire, per questo queste donne vanno individuate e protette.

 

Cosa prevedono le linee guida in breve.

Le linee guida garantiscono una tempestiva presa in carico, dal triage fino all’accompagnamento (se consenzienti) ai servizi pubblici/privati presenti nel territorio.

  • Codice giallo. Dopo il triage infermieristico, a meno che non sia necessario attribuire un codice di emergenza(rosso), è garantita una visita tempestiva, entro 20 minuti, per evitare eventuali ripensamenti o allontanamenti volontari. Nel caso in cui insieme alla donna siano giunti i pronto soccorso dei figli/minori, anche per loro sarà garantita la stessa presa in carico.

 

  • Ambiente protetto. La donna va visitata e sottoposta ad esami strumentali, in area protetta, nel pieno rispetto della sua privacy. E’ indispensabile la repertazione di ogni traccia biologica, una corretta conservazione e la predisposizione della catena di custodia dei reperti.

 

  • Test di valutazione violenza. Al termine del trattamento diagnostico- terapeutico, l’operatore sanitario che ha preso in carico la donna, dovrà utilizzare lo strumento di rilevazione: il Brief Risk Assessment for the Emergency Department DA5. Quest’ultimo è uno strumento adatto ai servizi di emergenza, in grado di identificare le vittime con elevato rischio di subire aggressioni gravi o potenzialmente letali.

    Lo strumento consta di 5 domande:

  • Gli episodi di violenza sono diventati più frequenti o di maggiore gravità negli ultimi 6 mesi?

  • Ha mai usato un’arma contro di lei o l’ha mai minacciata con un’arma?

  • Pensa che lui sarebbe capace di ucciderla?

  • E’ mai stata percossa da lui mentre era incinta?

  • E’ geloso di lei in maniera costante ed aggressiva?

 

La risposta positiva a tre domande, denota rischio elevato.

In relazione al rischio rilevato si adottano le dimissioni dettate dalle linee guida:

  • Indirizzare la donna verso il centro antiviolenza

  • Ricovero in OBI. In mancanza di soluzioni immediate, l’operatore può prospettare alla donna di rimanere in OBI per un tempo non superiore alle 36/72 ore, al fine di garantire la messa in sicurezza e la sua protezione.

 

Aggiornamento costante del personale sanitario.

 

 

da Quotidiano Sanità

ph credit: dal web