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Infermieri. Donazione di sangue. Come funziona il permesso. Normativa e CCNL

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 18/06/2019 vai ai commenti

Contratto NazionaleLeggi e sentenze

I permessi per i donatori di sangue e di midollo osseo rispettivamente sono previsti dall’art. 1 della legge 13 luglio 1967 n. 584 come sostituito dall’art. 13 della legge 4 maggio 1990 n. 107 e l’art. 5, comma 1, della legge 6 marzo 2001 n. 52 .

Art. 5.
(Diritti dei donatori).

1. I donatori di midollo osseo con rapporto di lavoro dipendente hanno diritto a permessi retribuiti per il tempo occorrente all'espletamento dei seguenti atti:
a) prelievo finalizzato all'individuazione dei dati genetici;
b) prelievi necessari all'approfondimento della compatibilità con i pazienti in attesa di trapianto;
c) accertamento dell'idoneità alla donazione, ai sensi dell'articolo 3 della legge 4 maggio 1990, n. 107.

2. Il donatore ha altresí diritto a conservare la normale retribuzione per le giornate di degenza necessarie al prelievo di sangue midollare, eseguito in regime di spedalizzazione, e per quelle successive alla donazione, per il completo ripristino del suo stato fisico, secondo quanto certificato dall'équipe medica che ha effettuato il prelievo di midollo osseo. I relativi contributi previdenziali sono accreditati ai sensi dell'articolo 8 della legge 23 aprile 1981, n. 155. A tal fine, al datore di lavoro sono certificati, a cura dei servizi che hanno reso le prestazioni sanitarie, l'accesso e le pratiche inerenti alla procedura di donazione cui è stato sottoposto il dipendente donatore di midollo osseo.

Indennità

La giornata non lavorata viene coperta dall'Inps con l'erogazione di un'apposita indennità. Come chiarisce il sito dell'Inps: al lavoratore dipendente che cede il proprio sangue gratuitamente viene concessa una giornata di riposo che viene indennizzata. La giornata di riposo retribuita spetta a tutti i lavoratori dipendenti con qualsiasi qualifica, assicurati presso l'Inps, indipendentemente dal settore lavorativo.

Non spetta invece ai lavoratori autonomi ed ai lavoratori che versano contributi nella gestione separata.

 

In caso di QUANTO SPETTA

La retribuzione spettante al donatore è quella corrispondente alle ore non lavorate comprese nella giornata di riposo.

Il lavoratore può non avere titolo ad alcuna retribuzione (es.: donazione effettuata di sabato in caso di settimana corta) oppure può avere diritto ad una retribuzione inferiore a quella giornaliera (es.: lavoratore che si assenta per la donazione prima del termine dell'orario di lavoro).

 

CCNL comparto sanità 2016/2018

Art. 38
Permessi previsti da particolari disposizioni di legge

  1. Comma 4. Il lavoratore ha, altresì, diritto, ove ne ricorrano le condizioni, ad altri permessi retribuiti previsti da specifiche disposizioni di legge con particolare riferimento ai permessi per i donatori di sangue e di midollo osseo rispettivamente previsti dall’art. 1 della legge 13 luglio 1967 n. 584 come sostituito dall’art. 13 della legge 4 maggio 1990 n. 107 e l’art. 5, comma 1, della legge 6 marzo 2001 n. 52 .
  2. Per le medesime finalità di cui al comma 2, il dipendente che fruisce dei permessi di cui al comma 4 comunica i giorni in cui intende assentarsi con un preavviso di tre giorni, salve le ipotesi di comprovata urgenza, in cui la domanda di permesso può essere presentata nelle 24 ore precedenti la fruizione dello stesso e, comunque, non oltre l’inizio dell’orario di lavoro del giorno in cui il lavoratore utilizza il permesso.

 

I numeri sulle donazioni di sangue

Le donazioni sono sufficienti a coprire il fabbisogno (a parte il plasma che si ferma al 70%).

Lo scorso anno, il nostro Paese ha registrato 1,68 milioni di donatori, con una crescita dello 0,2%. Il dato che però fa riflettere è che è vero che i donatori aumentano, ma si tratta di donatori in età avanzata e non di giovani. I donatori nella fascia di età tra 18 e 25 anni sono in calo costante dal 2013, e nel 2018 sono risultati poco più di 210mila, il 12% del totale. Lo stesso per quelli tra 26 e 35 anni, che erano lo scorso anno 290mila, circa il 17%. A contrario, per effetto dell'invecchiamento della popolazione, crescono invece i donatori nelle fasce più "anziane": nelle fasce 36-45 e 46-55 sono rispettivamente il 25% e il 29%. 

 

da Studio Cataldi