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Rapporto infermiere/paziente maggiore di 1 a 6: le cure risultano incomplete. Ecco quali sono le missed care e perché

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 29/11/2019 vai ai commenti

NursingRN4CASTStudi e analisi

Il primo ricercatore che analizzò le “Missed care” fu Sochalski che, nel suo studio del 2004 sulla correlazione tra personale infermieristico e qualità dell'assistenza, le definì come “tasks undone” (ovvero mansioni incompiute). Tale concetto comprendeva diverse azioni, come ad esempio educare il paziente, fare counseling, eseguire l'igiene, documentare problemi e risultati. Queste azioni non compiute risultarono essere un indicatore della qualità dell'assistenza inversamente proporzionale ad essa; le mansioni incompiute erano presenti in misura maggiore nelle Unità Operative ove la qualità dell'assistenza era percepita più bassa dagli infermieri stessi, mentre andavano a diminuire ove la qualità era percepita crescente.

Il concetto di cure mancate fu ripreso nel 2006 da Beatrice J. Kalisch, che pensò di analizzare tutte le cure che venivano tralasciate dagli infermieri, accorgendosi di quanto il fenomeno fosse sottovalutato e sommerso, benché di estrema importanza.

L'AHRQ (Agency for Healthcare Research and Quality) afferma che tali errori omissivi sono più difficili da riconoscere ma rappresentano ugualmente un grosso problema.

Dalle osservazioni della Kalisch emerse che ad essere sistematicamente eluse erano:

deambulazione, cambio di posizione, nutrizione, educazione, pianificazione delle dimissioni, supporto emotivo, igiene del cavo orale, sorveglianza.

Le ragioni di tali omissioni sono da ricercare nella carenza di personale, cattiva gestione delle risorse umane, carenza di tempo, mancanza di lavoro squadra, delega inefficace, abitudine, rifiuto.

Le cause maggiori per le Missed care sono da attribuirsi:

- per l’85% a problematiche collegate alle risorse umane-lavorative (ad esempio, aumento inaspettato del numero di pazienti, situazioni di urgenze cliniche, livello di dotazione organica, inadeguatezza del personale di assistenza);

- per il 56% alle risorse materiali (ad esempio, indisponibilità di farmaci, dispositivi/device o loro mancato funzionamento);

- per il 38% alla comunicazione (ad esempio, tensione con il personale medico e all’interno del gruppo infermieristico, inefficace comunicazione di omissioni da parte del personale di supporto, tensioni tra unità operative).

Gli infermieri tendono a svolgere queste attività a ricaduta immediata come terapia nei tempi e gestione del dolore, mentre tralasciano le attività con effetti meno immediati come mobilizzazione, sorveglianza, gestione delle dimissioni, gestione dei piani infermieristici.

 

Questo è quanto emerge anche dallo studio RN4Cast, coordinato dalla professoressa Loredana Sasso e finanziato dal NurSind.

L’RN4Cast, la ricerca pan- europea, che ha coinvolto 9 Paesi europei e due Paesi della European Free Trade Association (Svizzera e Norvrgia), è stata la prima a documentare su larga scala la variabilità, all’interno e tra Paesi europei, rispetto al Nurse to patient ratio, raccogliendo dati reali.

Lo studio ha rilevato come negli ospedali in cui il 60% del personale infermieristico è laureato ed il rapporto infermiere/paziente è di 1 a 6, la probabilità di decesso a trenta giorni dalla dimissione è del 30% inferiore rispetto a strutture in cui gli infermieri laureati sono il 30% ed il rapporto infermieri/pazienti è 1 a 8.

 

L’Italia si attesta con un dato medio di 9,54 pazienti ad infermiere con un minimo di 7,1 nel turno pomeridiano ed un massimo di 13,7 assistiti per infermiere nel turno notturno: una distribuzione errata del carico di lavoro, responsabile secondo lo studio, del concetto di cure mancate.

E’ confermato che gli errori di omissione possono portare a un esito negativo o possono influenzare negativamente i risultati clinici del paziente e, quindi, rappresentano un problema più grande rispetto agli errori di commissione, e sono tuttavia più difficili da riconoscere.

Le Missed care hanno conseguenze anche sul personale come l’esposizione ai fattori di rischio per gli esiti negativi del lavoro, nel tempo mettono a dura prova il professionista dal punto di vista fisico, psicologico e comunicativo-relazionale.

La risposta a tali stress è rappresentata dall’insorgenza di sintomi psico-somatici causati dalla relazione diretta tra la carenza di personale infermieristico e insoddisfazione lavorativa, stress e burnout.