SuperOSS e OSS FC. I mini-infermieri sono una pericolosa deriva del Sistema Sanitario Italiano
La recente notizia che la Regione Veneta, in accordo con gli OPI provinciali, sia in procinto di creare la figura del SUPER-OSS, ovvero dell’OSS con Formazione Complementare, è rimbalzata di social in social e di quotidiano in quotidiano, più velocemente di una pallina di gomma.
Come siamo arrivati a tutto questo? Come mai ci sembra così assurda e anacronistica questa notizia, quasi da sembrare una fake-news? Credo sia opportuno, anzi necessario, fare un brevissimo riassunto delle puntate precedenti.
Negli anni Sessanta, accanto agli infermieri c’era la figura dell’Ausiliario o Portantino (istituito con DPR 128/69) che aveva mansioni di carattere esecutivo. Tale figura, con il nome di Ausiliario Socio Sanitario (ASS), viene meglio normata all’interno del CCNL del 1979 come “addetto esclusivamente alle mansioni di pulizia”.
Dopo pochi anni viene aggiunta all’esistente la figura dell’ASS con la terza S, ovvero “Specializzato” (normato dal DPR n. 348 del 1983) che sale al terzo livello retributivo dopo aver frequentato uno specifico corso di addestramento.
Nel 1990 sarà poi la volta dell’OTA (Operatore Tecnico addetto all’Assistenza) istituito dal DPR n. 384. C’era la necessità di avere a disposizione personale di supporto maggiormente qualificato così da potergli affidare alcune mansioni e lasciare al personale infermieristico le competenze più specifiche e tecniche.
Qui va ricordato che, con Legge n. 243 del 1980, furono soppresse le scuole per Infermiere Generico, con la conseguente e ingravescente carenza di figure alle quali attribuire tutto il pacchetto dell’assistenza di base.
Nel 2001 venne emanato un provvedimento, definito “necessario ed urgente”, in un Accordo Stato Regioni per l’individuazione della figura e del relativo Profilo Professionale dell’Operatore Socio Sanitario (OSS) e per la definizione dell’ordinamento didattico dei relativi corsi di formazione.
E qui mi fermo, anche se la lista degli accordi e dei provvedimenti potrebbe essere molto più lunga.
La prima domanda che sorge spontanea è: che bisogno c’era di cancellare la figura dell’Infermiere Generico per poi sostituirla con figure via via sempre più simili ad esso?
Qui la risposta è semplice: perché il termine “infermiere” doveva significare una cosa sola, essendo l’infermiere avviato verso un percorso di maggior professionalizzazione, anche attraverso il suo ingresso in Università e non poteva prestarsi a pericolose sotto-definizioni (generico, professionale e così via).
Quindi nulla da obiettare: l’Infermiere Generico doveva andare in pensione.
Il quadro generale, quindi, era così definito: l’infermiere era (ed è) il professionista responsabile dell’assistenza generale infermieristica e le figure di supporto (ausiliario, OTA, OSS) rappresentavano (e rappresentano) tutti quegli operatori deputati a supportare l’Infermiere nelle sue attività, ognuna con mansioni specifiche.
Cosa stona in questo quadretto? Come mai, oggi, i nostri amministratori sentono il bisogno di creare una figura ibrida a metà tra l’OSS e l’infermiere?
Uno dei motivi è la carenza di infermieri sul territorio nazionale: la professione ha perso appeal, pochi giovani scelgono di iscriversi all’Università per intraprendere il relativo percorso formativo e, tra coloro che si laureano, un discreto numero sceglie di lavorare all’estero.
Va quindi operato un intervento che miri a migliorare l’attrattività della nostra professione (concedendo, nei contratti di lavoro, maggiori possibilità di carriera, migliore retribuzione, possibilità di lavorare anche in libera professione e così via) invece che attribuire (come ad esempio nel caso della Regione Veneto a cui accennavo in apertura, vedi delibera del 2021 e vedi verbale del 7 aprile 2022) nuove mansioni agli OSS.
Nessuno, a parte alcuni politici, vuole tutto ciò: né gli infermieri, che continueranno a demotivarsi e ad allontanarsi dalla professione, né gli OSS, che non ci stanno ad assumersi maggiori responsabilità a parità di stipendio e di chissà quale nuovo percorso formativo.
Tutta questa pericolosissima operazione servirà solo a riportare agli anni Sessanta il panorama assistenziale italiano, dove la quasi totalità del personale addetto all’assistenza era composto da “ancelle del medico”. L’unica differenza è che allora si chiamavano Infermieri Generici e Infermiere Professionali e oggi si chiameranno SuperOSS, oppure OSS FC, oppure mini-Infermieri.
Riflettiamoci e lottiamo per evitare questa scellerata deriva!