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Attacco nucleare. 85 milioni di vittime in 45 minuti: simulazione e effetti su salute sopravvissuti

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 12/10/2022 vai ai commenti

AttualitàCronache sanitarie

La cronaca del conflitto tra Russia e Ucraina, ha aumentato nelle ultime ore la possibilità di un’escalation militare di tipo nucleare, in particolare si ipotizza l’utilizzo delle cosiddette low yield nuclear weapons, ovvero armi tattiche a basso rendimento (stimato al 43% rispetto la bomba che ha raso al suolo Hiroshima nel 1945), che se lanciate, porterebbero all’inizio della Terza guerra mondiale, ed al lancio delle armi nucleari strategiche, con effetti devastanti per l’intero pianeta Terra.

A seconda che l’arma nucleare sia tattica o strategica, cambiano le conseguenze sulla salute dei sopravvissuti, ben pochi nel caso delle armi nucleari strategiche.

Quali sono le differenze tra le armi nucleari tattiche e strategiche? Le tattiche hanno una potenza da 0,1 a 50 kilotoni, le strategiche da 100 a mille kt (la bomba nucleare di Hiroshima era tra i 12,5 e i 20 chilotoni).

Il raggio d’azione da terra è di 500 chilometri per le tattiche, di 5.500 km per le strategiche; il potenziale distruttivo investe 59 chilometri quadrati per le tattiche, 1.230 per le strategiche; il fallout, cioè la nube tossica che si alzerebbe da un’esplosione, colpirebbe 2.800 chilometri quadrati con le tattiche, 33.910 con le strategiche

Qualora non provochi la morte immediata, le conseguenze di un’esplosione nucleare sono:

  • ustioni, causate dal calore sprigionato e dagli incendi innescati,
  • cecità, temporanea o permanente, causata dalla luce liberata con l’esplosione,
  • avvelenamento da radiazione, che in termini medici si chiama malattia acuta da radiazione.

Quest’ultima può avere effetti tanto lampanti ed immediati, quanto subdoli perché silenziosi ed a lungo termine:

  • un’immediata degenerazione dei tessuti, visibile nell’arco di pochi minuti, come una sorta di ustione solare,
  • un aumento della probabilità di sviluppare tumori nel tempo, anche a distanza di anni,
  • danni genetici che potrebbero fare la loro drammatica comparsa nelle generazioni successive, ovvero nei figli non ancora nati ed anche non ancora concepiti.

Altrettanto pericolosa è poi l’esposizione interna a fonti radioattive, ad esempio consumando acqua o alimenti contaminati, o respirando aria contenente pulviscolo radioattivo. Se dosi molto elevate di radiazioni subite direttamente possono causare la morte entro pochi giorni o mesi, l’esposizione esterna a dosi più basse di radiazioni, così come quella interna, possono aumentare il rischio di sviluppare tumori ed altri problemi di salute nel tempo

Gli effetti delle radiazioni sulla salute dipendono da:

  • dose e tempo, ovvero la quantità di radiazione assorbita dall’organismo
  • tipo di materiale radioattivo cui si viene esposti
  • modalità di esposizione, ad esempio un contatto esterno o la respirazione di particelle.

L’esposizione a grandi quantità di radiazioni per un breve periodo di tempo può causare la malattia acuta da radiazione, che si manifesta inizialmente con

  • nausea e vomito,
  • mal di testa
  • diarrea

Questi sintomi iniziano da pochi minuti ad alcuni giorni dopo l’esposizione, a seconda della dose cui si viene esposti; allo stesso modo la durata, variabile da minuti a giorni, con i disturbi che nel frattempo possono mostrare un andamento intermittente.

Dopo una fase iniziale è possibile osservare un certo miglioramento, un recupero che apparentemente sembra sostanziale quando non addirittura quasi sorprendente, ma che in realtà purtroppo spesso nasconde un nuovo peggioramento con sintomi di gravità variabile in base alla dose di radiazioni subite. Ai sintomi già visti possono associarsi anche

  • perdita di appetito,
  • affaticamento,
  • febbre

ma in casi gravi anche sintomi neurologici, come convulsioni e coma.

Le possibili sindromi che si possono sviluppare sono:

  • Sindrome emopoietica: colpisce i tessuti che producono le cellule del sangue
  • Sindrome gastrointestinale: colpisce il tratto digerente
  • Sindrome cerebrovascolare: colpisce il cervello e il sistema nervoso

La malattia acuta da radiazioni di solito si sviluppa in tre fasi:

  • Sintomi iniziali come nausea, perdita dell’appetito, vomito, stanchezza e, in caso di dosi molto elevate di radiazioni, diarrea (nel complesso definiti prodromi)
  • Un periodo senza sintomi (fase latente)
  • Vari quadri di sintomi (sindromi), in base alla quantità di radiazioni ricevute.

Il tipo di sindrome che si sviluppa, la sua gravità e la velocità con cui evolve dipendono dalla dose di radiazioni. Più alta è la dose, più precoce è lo sviluppo dei sintomi, più rapida la loro evoluzione (ad esempio, dai sintomi prodromici alle sindromi dei vari apparati dell’organismo) e maggiore la gravità.

La gravità e il decorso dei sintomi iniziali variano in modo piuttosto consistente da un soggetto all’altro in base all’entità dell’esposizione. Pertanto, i medici possono stabilire l’esposizione di un soggetto alle radiazioni in base ai tempi, alla natura e alla gravità dei sintomi iniziali. Tuttavia la presenza di lesioni, ustioni o grande ansia può complicare la valutazione.

La sindrome emopoietica è causata dagli effetti delle radiazioni su midollo osseo, milza e linfonodi, le sedi primarie di produzione delle cellule ematiche (emopoiesi). Perdita dell’appetito (anoressia), letargia, nausea e vomito insorgono 1-6 ore dopo l’esposizione a 1-6 Gy di radiazioni. Tali sintomi si risolvono entro 24-48 ore dall’esposizione e le condizioni del paziente migliorano per una settimana o più. Durante questo periodo privo di sintomi, le cellule dell’ematopoiesi presenti nel midollo osseo, nella milza e nei linfonodi iniziano a scomparire e non vengono sostituite, con conseguente carenza grave di globuli bianchi, e successiva carenza di piastrine e poi di globuli rossi. La carenza di globuli bianchi può causare gravi infezioni. La scarsità di piastrine può provocare sanguinamenti incontrollati. La carenza di globuli rossi (causa affaticamento, debolezza, pallore e respiro affannoso durante l’attività fisica. Dopo 4-5 settimane, se il soggetto sopravvive, le cellule ematiche cominciano a riprodursi nuovamente, ma il soggetto avverte un senso di debolezza e affaticamento per mesi ed è a rischio di cancro.

La sindrome gastrointestinale è dovuta agli effetti delle radiazioni sulle cellule del tratto digerente. Nausea grave, vomito e diarrea insorgono in meno di 1 ora dopo l’esposizione a 6 Gy o più di radiazioni. I sintomi possono portare a grave disidratazione, ma si risolvono dopo 2 giorni. Durante i 4 o 5 giorni successivi (stadio latente), le condizioni del paziente migliorano, ma le cellule della mucosa gastrica, che normalmente agisce da barriera protettiva, muoiono e si sfaldano. Dopo tale periodo, si ripresenta una grave diarrea, spesso sanguinolenta, che induce nuovamente disidratazione. I batteri presenti nel tubo digerente invadono l’organismo, causando gravi infezioni. Inoltre, i soggetti esposti a una tale quantità di radiazioni sviluppano anche la sindrome emopoietica, che determina emorragia e infezione, aumentando il rischio di morte. In seguito all’esposizione a 6 Gy di radiazioni il decesso è frequente. Tuttavia, grazie ai progressi della medicina, circa il 50% delle persone affette riesce a sopravvivere.

La sindrome cerebrovascolare si verifica quando la dose totale di radioterapia supera i 20-30 Gy. Il soggetto presenta stato confusionale, nausea, vomito, diarrea sanguinolenta, tremori e collasso. La fase latente è breve o assente. In poche ore, si manifesta un calo della pressione arteriosa, associato a convulsioni e coma. La sindrome cerebrovascolare è sempre letale entro poche ore o 1-2 giorni.

 

I danni sul lungo periodo hanno ripercussioni in termini emotivi e psicologici, ma purtroppo anche un aumento del rischio di sviluppare tumori; da questo punto di vista i bambini e gli adolescenti sono più sensibili agli effetti cancerogeni delle radiazioni rispetto agli adulti, per almeno due ragioni:

  • il loro organismo sta ancora crescendo, si sta ancora sviluppando, e quindi la proliferazione delle cellule è molto più intensa; ogni riproduzione cellulare è un’occasione in cui un danno genetico può manifestarsi in forma di cellula tumorale.
  • bambini e adolescenti, inoltre, hanno in media una durata di vita maggiore avanti a loro, e quindi un periodo di tempo superiore in cui possa manifestarsi il tumore, in seguito all’esposizione alle radiazioni.

Lo stesso discorso vale anche per le donne in gravidanza; in questo caso il rischio maggior per il feto è quello del primo trimestre.

Nello scenario più tragico, ben pochi sopravvivrebbero ad una terza guerra mondiale nucleare, così come mostrato nella simulazione dell’uso di una singola arma nucleare.