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Le vostre Tesi: Il Burnout, rischio per la qualità della relazione d'aiuto in pronto soccorso

Isabella La Pumadi
Isabella La Puma
Pubblicato il: 15/05/2023

Studenti infermieri

Infermieristicamente aiuta gli studenti con le loro tesi. Pubblichiamo e divulghiamo i vostri questionari in modo da farvi avere più risposte possibili, quindi più dati da utilizzare!

Oggi divulghiamo il questionario della laureanda Giulia Buggiani, studentessa al III anno del C.d.L in infermieristica presso l'Università degli studi di Firenze sede di Prato.

La sua tesi di laurea è intitolata “Il Burnout : rischio per la qualità della relazione d'aiuto in pronto soccorso”.

Lo scopo dell’elaborato è quello di studiare e quantificare il fenomeno del burnout degli infermieri del pronto soccorso e di capire quanto questa sindrome possa influire sulla qualità della relazione d'aiuto e rappresentare un ostacolo al processo di umanizzazione delle cure, alla comunicazione e alla corretta gestione di ogni paziente.

Il burnout è una sindrome legata allo stress lavoro-correlato che porta il soggetto all'esaurimento delle proprie risorse psico-fisiche, alla manifestazione di sintomi psicologici negativi (ad es. apatia, nervosismo, irrequietezza, demoralizzazione).

Secondo uno studio condotto da Fadoi (Federazione dei medici internisti ospedalieri), presentato al XXVIII Congresso Nazionale della Federazione, su un campione rappresentativo di oltre duemila professionisti sanitari a dichiararsi in “burnout” è il 49,6%. Mentre Fnopi dichiara che il 57% degli errori degli infermieri sono indotti da burnout (leggi le ultime news sul burnout qui). Parliamo dunque di un rischio che non risparmia nessun professionista sanitario, soprattutto nelle realtà di emergenza urgenza.

Il rischio di burnout è legato a molti fattori, come il carico di lavoro, il demansionamento, la mancanza di personale e la recente pandemia da Covid ha dato il colpo di grazia agli operatori della salute, rendendo il burnout un’eventualità ma una regola.

Infatti a pandemia di coronavirus ha generato un aumento sostanziale del carico di lavoro di coloro che lavorano nei servizi, soprattutto in quelli dell’area di emergenza-urgenza, lasciando un segno profondo con un forte disagio fisico e mentale nel 73% degli infermieri, soprattutto quelli con meno di 5 anni di esperienza, le maggiori vittime di burnout.

A rivelarlo uno studio condotto sui sanitari dei servizi di emergenza e della medicina di urgenza effettuato in 89 paesi e pubblicato sulla rivista Euopean Journal of Emergency Medicine.

A gennaio e febbraio 2022 è stato condotto un sondaggio divulgato a agli operatori sanitari tramite l'elenco dei contatti della Società europea per la medicina d'urgenza. L'analisi si basava su due dei tre elementi del concetto di burnout di Maslach, "spersonalizzazione", "esaurimento emotivo" e "realizzazione personale". Il burnout complessivo è stato definito quando almeno uno dei due elementi "spersonalizzazione" o "esaurimento emotivo" ha raggiunto il livello di burnout elevato.

Su 1925 intervistati, l'84% dei quali erano medici, il 12% infermieri e il 2% paramedici. Il burnout era presente nel 62% di tutti i rispondenti. È stato riportato un alto livello di burnout per depersonalizzazione, esaurimento emotivo e realizzazione personale rispettivamente nel 47%, 46% e 48% dei rispondenti. Le donne hanno riportato una percentuale più alta di burnout rispetto agli uomini 64% contro 59%, e gli infermieri superiore ai medici, 73% contro 60%. Professionisti meno esperti hanno riportato livelli di burnout più elevati: i quelli con meno di 5 anni di esperienza il livello di burnout era del 74% rispetto al gruppo con più di 10 anni, 60%. Le frequenti situazioni di carenza di personale segnalate erano associate a un rischio più elevato di burnout: 70% contro 37%. (trovi qui tutti i nostri articoli sul burnout).

 

Di seguito il link per rispondere al questionario di Giulia Buggiani:

https://docs.google.com/forms/