Lazio: 9 milioni solo ai medici del pronto soccorso. insorgono gli infermieri del NurSind
Il sindacato: “Scelta grave e inaccettabile. Esclusi ancora una volta, trattati come personale di serie B”
ROMA — La Giunta regionale del Lazio ha presentato un emendamento alla legge di bilancio che prevede lo stanziamento di 9 milioni di euro in incentivi per il personale dei Pronto Soccorso. Una misura che però ha immediatamente sollevato polemiche: i fondi saranno destinati unicamente ai medici, escludendo totalmente gli infermieri.
A denunciare con forza la decisione è il NurSind Lazio, il sindacato delle professioni infermieristiche, che parla di una scelta “grave e inaccettabile” e accusa la Regione di ignorare ancora una volta il ruolo degli infermieri, “considerati personale di serie B, nonostante siano tra i più esposti a carichi di lavoro insostenibili, aggressioni, turni massacranti e condizioni operative spesso al limite della sopportazione”.
“Ancora una volta gli infermieri vengono ignorati – proseguono i dirigenti sindacali – come se non fossero parte essenziale del sistema, come se non fossero loro a garantire, ogni giorno e ogni notte, la continuità delle cure in condizioni spesso al limite della sopportazione”.
La protesta del NurSind non riguarda solo l’esclusione dai fondi, ma anche una visione che viene giudicata miope e divisiva.
“Limitare gli incentivi a una sola categoria e a un solo ambito è una scelta miope – attaccano – che rischia di spaccare ulteriormente un sistema già sotto pressione, generando divisioni e malcontento tra i professionisti sanitari”.
Il sindacato chiede non solo che gli infermieri siano inclusi nel pacchetto di incentivi previsto per i Pronto Soccorso, ma che le misure vengano estese anche “a tutto il personale sanitario impegnato nei reparti più esposti alle criticità, non solo nei PS”.
“Il rispetto si dimostra con i fatti – concludono – non con interventi parziali e discriminatori. Non si può continuare a chiedere sacrifici a chi lavora in trincea, senza riconoscerne il valore”.
La questione si inserisce in un contesto di tensioni crescenti nel comparto sanitario regionale, dove medici e infermieri lavorano spesso in condizioni difficili, con organici ridotti e strutture sotto pressione. Ora si attende una risposta da parte della Regione.