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I danni dei raggi ultravioletti: il caso di Bill McElligott

Vincenzo Rauccidi
Vincenzo Raucci
Pubblicato il: 07/08/2023

AttualitàStudi e analisi

Tutti noi siamo a conoscenza degli effetti dannosi dei raggi Ultravioletti (UV) e in particolare di quelli di tipo A (UVA), eppure basta farsi un giretto sulle nostre spiagge, in particolare in queste giornate d’agosto, per constatare quanta superficialità ci sia nella gestione di questo problema.

Se qualcuno non fosse ancora convinto di quali pericolosi e irreversibili danni possano fare i raggi UVA, gli ricordo l’emblematico caso del sig. Bill McElligott.

Questi era un camionista che ha viaggiato per 28 anni a bordo del suo truck, su e giù per le strade e sempre al volante, con un lato del volto esposto al sole e uno all’ombra, come capita a molti suoi colleghi.

Quando la foto (che potete vedere anche come copertina di questo articolo) è stata pubblicata sul New England Journal of Medicine è diventata un caso mediatico.

La prima cosa che salta all’occhio, in maniera abbastanza allarmante, è che il suo viso risulta diviso nettamente in due. La parte sinistra, infatti, quella in pratica più vicina al finestrino e quindi costantemente a contatto con i raggi del sole, mostra evidenti segni di invecchiamento: rughe molto pronunciate e ispessimenti, che traducono una pelle svuotata, secca, priva di tono ed elasticità.

All’epoca della foto il sig. McElligott aveva 69 anni e l’immagine, diventata emblematica, rappresenta la prova lampante di come una costante e prolungata esposizione al sole, priva di una adeguata protezione, produca gravi conseguenze per pelle.

Ed è bene sottolineare un concetto importante, al quale non si dà molto peso: i raggi UVA passano anche attraverso i vetri (infatti McElligott viaggiava spesso coi finestrini chiusi, specie d’inverno, ma i danni li ha subiti ugualmente).

Per quanto concerne il tipo di danno che i raggi UVA possono produrre, sulla base della letteratura scientifica, l’OMS ha identificato nove malattie strettamente legate all’esposizione a radiazioni ultraviolette:

  • melanoma cutaneo, tumore maligno dei melanociti, cellule della pelle che producono il pigmento cutaneo (melanina)
  • carcinoma squamoso della pelle, tumore maligno che, rispetto al melanoma, ha un’evoluzione più lenta ed è associato a minore morbilità e mortalità
  • carcinoma basocellulare (basalioma), tumore cutaneo che si sviluppa prevalentemente in età avanzata e si diffonde lentamente e localmente
  • carcinoma squamoso della cornea o della congiuntiva, raro tumore oculare
  • cheratosi, malattie croniche della pelle che in rare occasioni possono generare lesioni pretumorali
  • scottature
  • cataratta corticale, degenerazione del cristallino, che diventa sempre più opaco fino a compromettere la vista e che, in certi casi, può portare anche alla cecità
  • pterigio, inspessimento della congiuntiva che porta a opacizzazione della cornea o a una limitazione dei movimenti oculari
  • riattivazione dell’herpes labiale, a causa dell’immunosoppressione indotta dall’eccesso di UV.

Quali sono, dunque, i principali accorgimenti da adottare? Eccoli, secondo le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS):

  • limitare il più possibile l’esposizione alla luce solare nelle ore più calde, tra le 10 e le 14
  • Stare all’ombra nelle ore più calde, ricordando che alberi, ombrelli e tettoie non proteggono completamente dalla luce solare
  • indossare vestiti protettivi: un cappello a falda larga protegge adeguatamente occhi, orecchie, faccia e retro del collo; gli occhiali da sole ad alta protezione riducono enormemente i rischi per gli occhi; abiti aderenti e coprenti offrono un’ulteriore protezione dalla luce solare
  • usare creme solari protettive (almeno +15), applicandole nuovamente ogni due ore oppure dopo aver lavorato, nuotato, fatto attività fisica all’aperto. Ricordare che le creme solari non servono per stare di più al Sole, ma per proteggersi quando l’esposizione è inevitabile
  • evitare l’uso di lampade o lettini abbronzanti, soprattutto prima dei 18 anni
  • tenere conto dell’indice UV, scala internazionale che correla il livello di radiazione UV con il grado di rischio: quando l’indice è superiore a 3, occorre mettere in atto le misure preventive
  • proteggere in particolar modo i bambini, perché sono più a rischio degli adulti: uno degli elementi chiave in proposito è l’educazione sanitaria a scuola.

Va, infine, ricordato che l’esposizione ai raggi UV non ha però soltanto effetti negativi. Queste radiazioni hanno infatti un ruolo importante nella sintesi organica di vitamina D, sostanza coinvolta nello sviluppo dello scheletro e in grado di proteggere le ossa da malattie quali il rachitismo, l’osteomalacia e l’osteoporosi. In generale, basta una minima esposizione ai raggi UV per ottenere questi effetti protettivi.

 

Per approfondire, scaricate i seguenti opuscoli:

Radiazione solare e lavoro: esposizione, effetti, prevenzione (scarica qui)

Estate in salute: come proteggere i vostri bambini (scarica qui)

Il sole per amico: guida per gli insegnanti (scarica qui)