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Bodycam nei Pronto Soccorso veneti, NurSind: Non basta, servono riforme strutturali

Giuseppe Provinzanodi
Giuseppe Provinzano
Pubblicato il: 17/07/2025

NurSind dal territorioVeneto

Parte la sperimentazione delle bodycam a San Donà e Portogruaro. Il NurSind: “Non è un deterrente, il vero problema è il sovraffollamento. Servono più risorse sul territorio”.

Bodycam per infermieri e medici in Pronto Soccorso: è partita oggi la sperimentazione all’Usl Veneto Orientale, prima azienda sanitaria della Regione a dotarsi di queste microcamere tascabili per proteggere il personale sanitario da aggressioni sempre più frequenti.

Annunciate dal governatore Luca Zaia lo scorso marzo, le prime quattro bodycam saranno operative nei Pronto Soccorso di San Donà di Piave e Portogruaro. I dispositivi saranno indossati dal personale e attivati solo in caso di pericolo, a tutela di medici e infermieri. Un intervento reso necessario da numeri allarmanti: nel 2024 il Veneto ha già registrato 2.595 episodi di violenza ai danni dei sanitari, quattro volte in più rispetto al 2020.

"Gli ospedali, e in particolare i Pronto Soccorso, sono luoghi aperti: difendere chi ci cura è una priorità", ha dichiarato Zaia. La sola Usl Veneto Orientale ha contato 64 aggressioni nei primi sei mesi dell’anno, pari al 2,5% del personale in servizio. I reparti più colpiti: Pronto Soccorso, degenze, psichiatria e continuità assistenziale.

Per fronteggiare l’emergenza, la Regione Veneto ha stanziato 4 milioni di euro per l’acquisto di circa 7.000 dispositivi: non solo bodycam, ma anche braccialetti “smart” con sistemi di allarme per i reparti a maggiore rischio.

Ma sulla misura piovono le critiche del NurSind, sindacato delle professioni infermieristiche.
Andrea Gregori, componente della segreteria regionale del NurSind Veneto, esprime scetticismo:

"Mi pare più un palliativo che un deterrente. Chi aggredisce spesso non è lucido, ha bevuto o assunto sostanze, e non si ferma solo perché vede una telecamera accesa".

Gregori punta il dito contro le vere cause delle aggressioni:

"Il problema del Pronto Soccorso è il sovraffollamento, causato da un’organizzazione del lavoro sbagliata e da un’assistenza territoriale inefficace. Le attese esasperano i pazienti e il personale si ritrova a gestire situazioni di tensione evitabili".

Il NurSind propone una revisione dell'intero sistema dell’emergenza:

"Bisogna potenziare il territorio affinché il Pronto Soccorso torni ad essere un servizio per le vere urgenze. Invece, si continua ad allargare l’offerta, che però non è mai sufficiente. Il territorio deve filtrare, non può essere sempre il PS a risolvere tutto".

In sintesi, per il NurSind le bodycam possono avere un valore simbolico e di supporto, ma non rappresentano la soluzione strutturale al fenomeno. Per ridurre davvero le aggressioni serve investire su prevenzione, filtro territoriale e personale adeguato.