Relazione Terapeutica e Umanizzazione nella Cura della Salute Mentale
Di Camilla Cetola, Infermiera presso il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’Ulss 8 Berica, Vicenza.
L’assistenza infermieristica e la pianificazione assistenziale, sia nella sua declinazione classica che in quella riabilitativa (la prima sostanzialmente caratterizzata da obiettivi e interventi costruiti sul paziente, la seconda basata su obiettivi e interventi concordati col paziente), richiedono la capacità del Professionista Infermiere di saper gestire la relazione terapeutica con la persona affetta da disturbo mentale.
Ingaggiare una buona relazione terapeutica basata sulle note caratteristiche dell’ascolto attivo, dell’empatia, dell’interesse autentico è condizione indispensabile per aumentare le probabilità di aderenza del paziente al progetto di cura e di conseguenza, favorire un esito favorevole.
Tenendo conto del fatto che tutto quello che facciamo col paziente, qualsiasi trattamento, farmacologico e non, a cui lo sottoponiamo deve prefiggersi un obiettivo, un esito da raggiungere, la relazione terapeutica è strumento attraverso il quale il Professionista della Salute Mentale lavora sull’accrescimento della consapevolezza di malattia da parte del paziente, infatti, molto spesso, uno scarso insight porta il paziente a disconoscere la necessità di un aiuto terapeutico ed è causa di ridotta compliance con conseguenti ricadute, isolamento sociale, abuso di sostanze, riospedalizzazioni, attivando il fenomeno del cosiddetto “revolving door” e alimentando la percezione sociale stigmatizzante della persona malata di mente come irrecuperabile e improduttiva.
La relazione terapeutica si inquadra in un’ottica di umanizzazione delle cure tenendo conto del fatto che il focus del Professionista non è la malattia ma la persona, portatrice di aspettative e desideri, persona con malattia e non malato, quindi contrastando in questo modo lo stigma interno, persona che ha diritto e possibilità di scelta, persona che ha abilità per imparare, migliorare, accrescere la propria competenza sociale, lavorativa e di gestione del disturbo, attraverso specifici trattamenti, persona che nonostante la malattia è portatrice di speranza e fiducia nel cambiamento, tutti aspetti, questi, che il Professionista Infermiere in Salute Mentale deve puntare a coltivare nella relazione col paziente.
Allo stato attuale, le prospettive di cura della malattia mentale sono ampie e prevedono l’integrazione di diversi trattamenti che sono farmacologici, psicoterapici e psicosociali secondo quello è il modello bio-psico-sociale della malattia mentale, la vera sfida è rendere i Professionisti dei servizi sempre più in grado di utilizzare questi trattamenti e allo stesso tempo renderli capaci di lavorare veramente in equipe, integrando i loro contributi e non assemblandoli, tutti gli interventi, anche quelli di comprovata evidenza clinica, perdono di efficacia se non vengono inquadrati all’interno di una cornice che li racchiude, questa cornice è la Riabilitazione, o meglio l’ottica Recovery oriented che a sua volta si basa sulla Relazione terapeutica e sul lavoro d’equipe integrato .