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Camerino, vittoria Nursind: 30 infermieri con buoni pasto negati, maxi risarcimento dall’Asur

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 23/05/2025

MarcheNurSind dal territorio

 

CAMERINO – Trenta infermieri dell’area di Camerino hanno vinto una battaglia legale che va oltre la semplice rivendicazione economica: segna un punto fermo sul diritto alla dignità dei lavoratori del comparto sanitario. A stabilirlo è una conciliazione giudiziaria chiusa presso il Tribunale del lavoro di Macerata, che ha riconosciuto il diritto al risarcimento per i buoni pasto mai ricevuti tra il 2018 e il 2022.

La vicenda nasce da una lunga vertenza condotta dal sindacato delle professioni infermieristiche Nursind di Macerata. In prima linea, il segretario territoriale Elisabetta Guglielmi e l’avvocato Daniele Stacchietti, legale che ha seguito l’intero contenzioso. A firmare il ricorso, gratuito per gli iscritti, è stato proprio Stacchietti, che ha fatto leva su una violazione sistematica del diritto al pasto durante i turni di lavoro, soprattutto quelli notturni e festivi.

Il nodo centrale? La mancata erogazione dei buoni pasto anche quando il servizio mensa non era disponibile. Una situazione che, secondo il sindacato, ha penalizzato in particolare gli infermieri impiegati su turni da 12 ore o nelle fasce orarie notturne, dove l’accesso alla mensa era di fatto impossibile.

Nonostante le rassicurazioni dell’Azienda Sanitaria Territoriale di Macerata, che aveva annunciato soluzioni come l’apertura della mensa sette giorni su sette o l’introduzione di buoni sostitutivi, nulla è cambiato. Il risultato è stato un’esclusione sistematica e, ora, giudicata illegittima.

Il Tribunale ha invitato le parti a una conciliazione, poi formalizzata con un accordo che prevede un risarcimento complessivo di 40.867 euro. La somma sarà distribuita in base ai turni effettivamente svolti da ciascun infermiere.

“È solo l’inizio – dichiara Guglielmi –. Ora stiamo procedendo con i conteggi per estendere il riconoscimento a un periodo più ampio, fino a dieci anni. L’obiettivo è che ogni collega riceva ciò che gli spetta, senza eccezioni.”

Per l’avvocato Daniele Stacchietti, il risultato ottenuto non è solo una vittoria tecnica: “Questa causa dimostra che anche i diritti più elementari, se negati sistematicamente, possono e devono essere difesi con forza. È un messaggio chiaro per tutte le aziende sanitarie.”

Una sentenza che apre la strada ad altri ricorsi e che pone l’attenzione su una realtà troppo spesso trascurata: il diritto al pasto come parte integrante delle condizioni di lavoro nel sistema sanitario pubblico.