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ASCO 2025: nuove speranze e armi più precise per i pazienti oncologici

Vincenzo Rauccidi
Vincenzo Raucci
Pubblicato il: 12/08/2025

AttualitàStudi e analisi

L’ASCO 2025, il congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology, ha portato una ventata di novità e progressi significativi nella lotta contro il cancro. I risultati presentati, frutto di studi a lungo attesi, segnano un vero e proprio “cambio di passo” nell’oncologia. Le nuove strategie terapeutiche, che combinano in modo ottimale chemioterapia, terapie a bersaglio molecolare e immunoterapia, stanno dimostrando un’efficacia straordinaria, non solo nei tumori più diffusi come quelli del seno, del polmone e dell’apparato digerente, ma anche in patologie più rare come i sarcomi.

Una delle tendenze più promettenti emerse dal congresso è l’uso sempre più precoce di farmaci innovativi, in particolare gli anticorpo-farmaco coniugati (ADC) e gli anticorpi bispecifici. Questi trattamenti, che agiscono come “missili intelligenti” per colpire selettivamente le cellule tumorali, non sono più riservati solo ai casi di malattia metastatica. Vengono ora impiegati anche nelle fasi adiuvante (dopo l’intervento chirurgico), neoadiuvante (prima dell’intervento) e perioperatoria, con l’obiettivo di rendere l’operazione chirurgica più efficace e migliorare le prospettive a lungo termine per i pazienti.

Per le donne con tumore al seno in fase avanzata, l’ASCO 2025 ha offerto diverse buone notizie, grazie a tre studi cruciali condotti su altrettanti sottogruppi di pazienti:

  • Tumori ormono-sensibili: Lo studio SERENA-6 ha mostrato come la biopsia liquida possa rivoluzionare l’approccio terapeutico. Invece di attendere la progressione della malattia, visibile con gli esami radiologici, un semplice prelievo di sangue può individuare precocemente le mutazioni genetiche che rendono la terapia ormonale inefficace. Sostituendo tempestivamente il trattamento, lo studio ha dimostrato un aumento del 56% del tempo libero da progressione della malattia, offrendo una strategia “predittiva” anziché semplicemente “reattiva”.
  • Tumori HER2 positivi: Lo studio DESTINY-Breast 09 ha confermato l’efficacia del trastuzumab-deruxtecan, un anticorpo-farmaco coniugato. Questo farmaco ha prolungato la sopravvivenza libera da progressione della malattia a 40 mesi (rispetto ai 26 mesi dello standard di cura) e ha dimostrato una migliore tollerabilità rispetto alla chemioterapia tradizionale. La sua azione mirata sulle cellule tumorali HER2 positive, risparmiando quelle sane, lo rende una “chemioterapia intelligente” più efficace e meno tossica.
  • Tumori triplo negativi: Lo studio ASCENT-04 ha indagato una combinazione terapeutica per le donne con tumori triplo negativi che esprimono la proteina PD-L1. L’associazione di immunoterapia (pembrolizumab) e un anticorpo-farmaco coniugato (sacituzumab-govitecan) ha ridotto del 35% il rischio di progressione della malattia e di mortalità, superando i risultati ottenuti con la sola chemioterapia standard.

Anche i tumori gastrointestinali, tradizionalmente difficili da trattare, hanno visto importanti progressi all’ASCO 2025:

Tumore dello stomaco:

  • Lo studio Matterhorn ha dimostrato che l’aggiunta di immunoterapia alla chemioterapia standard (schema FLOT) nella fase perioperatoria (prima e dopo l’intervento) migliora significativamente le prospettive dei pazienti con tumore dello stomaco operabile. Questo approccio ha aumentato del 30% la sopravvivenza libera da eventi e la sopravvivenza a due anni, offrendo un nuovo standard di cura indipendentemente dall’espressione del biomarcatore PD-L1.
  • Lo studio Destiny-Gastric 04 si è concentrato sui pazienti con tumore dello stomaco o della giunzione gastro-esofagea che presentano un’alta espressione del recettore HER2. La ricerca ha mostrato che l’anticorpo-farmaco coniugato trastuzumab-deruxtecan è efficace anche come seconda linea di trattamento, dopo che la terapia iniziale con trastuzumab ha perso efficacia. Confrontato con lo standard attuale, questo farmaco ha ridotto il rischio di morte del 30% e ha esteso la vita dei pazienti di oltre tre mesi.

Tumore del colon:

  • Lo studio Challenge ha evidenziato un’altra “arma” contro il tumore al colon: l’esercizio fisico strutturato. I pazienti con tumore al colon operato che hanno seguito un programma di allenamento aerobico per tre anni hanno avuto un rischio di recidiva inferiore del 28% e un rischio di mortalità inferiore del 37% rispetto al gruppo di controllo. Questo studio conferma che l’attività fisica, pur non sostituendo le terapie mediche, ne è un’integrazione fondamentale per prevenire le recidive.
  • Lo studio BREAKWATER ha rivoluzionato il trattamento del tumore del colon metastatico con mutazione BRAF. Anticipando in prima linea l’uso di un inibitore di BRAF (encorafenib) in combinazione con un anti-EGFR (cetuximab) e chemioterapia, è stato possibile prolungare la sopravvivenza libera da progressione della malattia da 7 a 12,8 mesi e la sopravvivenza globale da 15 a 30 mesi, dimezzando il rischio di morte.
  • Lo studio ATOMIC, infine, ha confermato il valore dell’immunoterapia (atezolizumab) nei pazienti con tumore al colon con instabilità dei microsatelliti (MSI), riducendo del 50% il rischio di ricadute dopo l’intervento chirurgico. La ricerca di questo biomarcatore, fin dalla diagnosi, è fondamentale per guidare le scelte terapeutiche e aprire la strada all’uso dell’immunoterapia anche in fase neoadiuvante, ovvero prima dell’intervento.

Questi risultati dimostrano come l’oncologia stia diventando sempre più precisa e personalizzata, grazie a nuove strategie terapeutiche e a una migliore comprensione dei meccanismi del tumore.