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La cannabis medica si dimostra efficace contro la pancreatite cronica: uno studio italiano

Vincenzo Rauccidi
Vincenzo Raucci
Pubblicato il: 12/08/2025

AttualitàStudi e analisi

Dopo decenni di sofferenza, trattamenti inefficaci e una qualità della vita drasticamente compromessa, una donna di 54 anni ha trovato un’ancora di salvezza in una terapia a base di cannabis medica. La sua straordinaria storia, che rappresenta il primo caso clinico italiano documentato di successo con questo tipo di trattamento per la pancreatite cronica, è stata pubblicata sul Journal of Cannabis Research. Questo studio pionieristico getta nuova luce sul potenziale dei cannabinoidi nel gestire dolori severi e refrattari.

La paziente era affetta da una forma grave e recidivante di pancreatite cronica, una malattia complessa e altamente debilitante. Per oltre vent’anni, la sua vita è stata un calvario: dolori addominali lancinanti, una drammatica perdita di peso che l’aveva portata a pesare appena 36 chili, amenorrea e un progressivo deterioramento di ogni aspetto della sua esistenza. Nonostante numerosi ricoveri, svariati interventi chirurgici (tra cui l’impianto e la successiva rimozione di un’endoprotesi a causa di infezione) e un’infinita serie di farmaci tradizionali, non era mai riuscita a ottenere un sollievo duraturo.

Il punto di svolta è arrivato quando la donna si è rivolta all'ambulatorio di Terapia del Dolore dell’ASL Bari, guidato dal dottor Felice Spaccavento. Qui, le è stata prescritta una terapia a base di olio di cannabis ricco di cannabidiolo (CBD). I risultati sono stati sorprendentemente rapidi ed efficaci. Il dottor Spaccavento ha raccontato che in pochi giorni il dolore è completamente scomparso e, nei 16 mesi successivi, non si sono più verificati episodi acuti della malattia.

Non solo il dolore è sparito, ma la paziente ha registrato un recupero clinico completo: ha ripreso peso, l’appetito e il sonno sono tornati alla normalità, il ciclo mestruale si è ristabilito e ha potuto sospendere tutti gli altri farmaci precedentemente assunti.

Gli autori dello studio, tra cui il professor Silvio Tafuri dell'Università di Bari, sottolineano come questo caso dimostri il valore della cannabis medica come valida alternativa terapeutica nei casi di pancreatite cronica. A differenza dei farmaci tradizionali, che spesso si rivelano inefficaci o gravati da pesanti effetti collaterali, l’olio di cannabis ha mostrato di poter garantire un recupero completo senza effetti avversi significativi.

Pur riconoscendo che la cannabis non è una soluzione universale per ogni patologia, il dottor Spaccavento ha evidenziato come, in casi attentamente selezionati, possa davvero trasformare la vita dei pazienti. La risposta positiva della donna al trattamento suggerisce che i cannabinoidi potrebbero svolgere un ruolo chiave nel ridurre la frequenza e la gravità degli attacchi di pancreatite. Tuttavia, è chiaro che per confermare questi risultati e comprendere appieno il meccanismo d’azione, saranno necessari studi clinici più ampi e approfonditi.