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Colpito mentre curava: l’infermiere Marwan Abdeen ferito da drone israeliano a Gaza

Giuseppe Provinzanodi
Giuseppe Provinzano
Pubblicato il: 01/10/2025

AttualitàEstero

Nel sud di Gaza, un infermiere è stato colpito alla testa da un drone mentre prestava soccorso. Le organizzazioni umanitarie denunciano: “Attacchi sistematici contro il personale sanitario”.

Il 29 settembre, all’interno del complesso medico Nasser di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, l’infermiere Marwan Abdeen è stato colpito alla testa da un drone quadricottero israeliano mentre era in servizio. Il proiettile è stato sparato attraverso una finestra dell’ospedale. Fortunatamente, il colpo non è stato mortale: Abdeen è ricoverato e in fase di ripresa.

L’episodio, documentato da un filmato, rappresenta l’ennesima violazione del diritto internazionale umanitario, che garantisce protezione agli operatori sanitari in zone di conflitto. Ma a Gaza, questa protezione sembra essere sistematicamente ignorata.

Nelle stesse ore, l’ospedale Al-Shifa – un tempo il più grande della Striscia – è sotto assedio, ma continua a fornire assistenza nonostante l’intensificarsi degli attacchi. Tre giorni prima, Medici Senza Frontiere ha annunciato la sospensione delle attività a Gaza City, denunciando “l’inaccettabile livello di pericolo” per personale e pazienti.

Secondo l’OCHA, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, oltre 1.500 operatori sanitari sono stati uccisi a Gaza dall’ottobre 2023. A questi si aggiungono centinaia di operatori umanitari. Le organizzazioni internazionali parlano di attacchi deliberati e sistematici contro chi presta soccorso.

Ogni medico assassinato rappresenta la perdita di una possibilità di salvezza. Ogni ospedale bombardato è un passo verso lo smantellamento della capacità di Gaza di resistere, curare, sopravvivere. Non si tratta solo di vite spezzate, ma di futuri cancellati.

Il caso di Marwan Abdeen è una prova concreta, dolorosa e visibile di questa realtà. Mentre gli operatori sanitari continuano a salvare vite, diventano essi stessi bersagli. E la comunità internazionale, ancora una volta, è chiamata a rispondere.