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Investire in prevenzione e assistenza domiciliare conviene: l'analisi OCSE

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 14/10/2025

Studi e analisi

Il recente rapporto dell’Ocse “The Economic Benefit of Promoting Healthy Ageing and Community Care”, evidenzia come promuovere un invecchiamento sano e potenziare l’assistenza domiciliare rappresentino scelte vincenti non solo dal punto di vista etico ma anche economico. Per l’Italia, un Paese segnato da una popolazione anziana in aumento e da un servizio sanitario sotto pressione, questa analisi assume un valore strategico imprescindibile anche per gli infermieri, che sono figure chiave di questa trasformazione.

L’Italia, pur vantando una delle aspettative di vita più alte al mondo, si confronta con una crescente discrepanza tra gli anni vissuti e gli anni vissuti in buona salute. I dati OCSE segnalano che gli anziani italiani trascorrono mediamente oltre 5,7 anni con disabilità o malattie croniche, un fenomeno che incide pesantemente sulla qualità della vita e sulla richiesta di assistenza sanitaria. Il mancato rispetto delle raccomandazioni di attività fisica tra gli over 65, in particolare, rappresenta una causa importante di declino funzionale, con conseguente aumento del rischio di cadute, cognitivi e ospedalizzazioni. Qui l’infermiere ha un ruolo essenziale non solo nella cura ma anche nella promozione di stili di vita sani e nella prevenzione primaria.

L’Ocse sottolinea che un incremento del 10% della spesa nella prevenzione porta a una riduzione quasi del’1% della prevalenza di malattie croniche in soli cinque anni, con riflessi diretti sui costi sanitari complessivi. Ancor più significativo è l’aumento della quota dedicata all’assistenza domiciliare, che può far calare del 5% la spesa totale per l’assistenza a lungo termine. In Italia, l’assistenza domiciliare integrata (ADI) è già in crescita significativa, superando nel 2024 la soglia del 10% della popolazione over 65 assistita, con oltre 1,5 milioni di anziani seguiti a domicilio. Questo elemento rappresenta una svolta verso un modello di cura che privilegia la domiciliarità e la personalizzazione delle cure.

Nonostante i progressi, permangono criticità importanti: solo il 20% degli anziani vive in case adattate alle proprie esigenze di mobilità e molte attività essenziali fuori dall’ambito strettamente sanitario, come fare la spesa o accompagnare a visite, non sono adeguatamente coperte. Sul fronte organizzativo, permangono limiti nell’erogazione dell’assistenza domiciliare, con tetti di ore assistenziali e disparità regionali. Il quadro invita a potenziare l’integrazione tra sanitario e sociale, rafforzando il lavoro di equipe interdisciplinari tra infermieri, medici, assistenti sociali e altri professionisti.

Per la professione infermieristica si apre una grande opportunità e una sfida: accompagnare il modello sanitario verso una sanità più territoriale ed integrata, in cui l’infermiere assume un ruolo centrale nell’assistenza domiciliare, nella prevenzione delle fragilità e nella gestione complessa delle cronicità. Gli infermieri diventano promotori di salute nella comunità, educando, monitorando e supportando gli anziani nel mantenimento dell’autonomia, contribuendo così a ridurre ricoveri impropri e a ottimizzare le risorse del SSN.

Investire in prevenzione e assistenza domiciliare non solo riduce i costi sanitari e migliora la qualità della vita degli anziani, ma rappresenta una strategia obbligata per la sostenibilità futura del servizio sanitario italiano. Il ruolo degli infermieri è cruciale per concretizzare questa visione, con competenze che vanno dalla cura diretta alla gestione di reti di supporto territoriali personalizzati. L’adeguamento degli ambienti domestici, il potenziamento dei servizi domiciliari e l’adozione di modelli organizzativi integrati, guidati da professionisti della salute preparati, sono passi essenziali per rispondere al progressivo invecchiamento della popolazione e migliorare le condizioni di vita di milioni di persone. In questo scenario, la professione infermieristica si conferma come pilastro fondamentale per una sanità innovativa, umana e sostenibile nel futuro prossimo.

Andrea Tirotto

 

ph credit oecd.org