PNC 2025: l’IFoC diventa centrale. Ma la formazione è nel caos totale
Il Piano Nazionale della Cronicità (PNC), aggiornato e approvato in Conferenza Stato-Regioni nel 2025, rappresenta un punto di svolta per la gestione delle patologie croniche nel nostro Paese. Il documento si pone l’obiettivo di garantire una presa in carico omogenea, integrata e personalizzata dei pazienti cronici, con particolare attenzione all’empowerment, alla prevenzione, alla continuità assistenziale e alla riduzione delle disuguaglianze territoriali.
Il ruolo dell’iFoC nella gestione della cronicità
Nel nuovo PNC, il ruolo dell’infermiere e dell’iFoC è centrale, sia nella fase di presa in carico che in quella di monitoraggio e follow-up. L’infermiere è infatti individuato come figura chiave per la gestione del paziente cronico, capace di garantire continuità assistenziale, integrazione tra i diversi livelli di cura e supporto all’autonomia del paziente e della sua famiglia.
Nella fase di presa in carico, l’iFoC è coinvolto nella stratificazione della popolazione, nella promozione della salute e nella diagnosi precoce, attraverso attività di screening e di educazione sanitaria. L’infermiere contribuisce alla definizione del piano di cura personalizzato, valutando le esigenze cliniche, psicosociali e comportamentali del paziente, e coinvolgendo attivamente il paziente stesso e i caregiver nel processo decisionale.
Nella fase di monitoraggio e valutazione, l’iFoC svolge un ruolo fondamentale nel controllo della cronicità, nella gestione delle terapie, nell’educazione terapeutica e nell’empowerment del paziente. L’iFoC, in particolare, è chiamato a garantire la continuità assistenziale sul territorio, favorendo l’integrazione tra i servizi sanitari e sociali e promuovendo la prevenzione delle complicanze.
L’integrazione, sanità digitale e umanizzazione
Il Piano Nazionale della Cronicità prevede un forte investimento sull’integrazione sociosanitaria e sulla digitalizzazione dei servizi, con l’obiettivo di migliorare la qualità delle cure e la soddisfazione dei pazienti. L’iFoC è chiamato a utilizzare le nuove tecnologie per la gestione dei dati clinici, la telemedicina e la comunicazione con i pazienti, favorendo la personalizzazione e la tempestività delle cure.
Il Piano sottolinea l’importanza dell’umanizzazione delle cure e del coinvolgimento delle associazioni di pazienti e delle famiglie nella gestione della cronicità. L’iFoC promuove un approccio centrato sulla persona, rispettoso delle esigenze e delle preferenze del paziente per migliorare la qualità della vita dei malati cronici.
L’Italia senza confusione non sarebbe l’Italia ma la denominazione iFoC viene utilizzata in modo chiaro e senza ambiguità all’interno del documento; la confusione tra le due denominazioni sembra essere spazzata via senza dubbi perché l’uso della dicitura IFoC «Infermiere di Famiglia o Comunità» è esplicitamente previsto e evidenziato come termine ufficiale adottato nel Decreto Ministeriale 77/2022. Si conferma dunque come l’adozione di IFoC sia il fondamento per la definizione delle competenze, per la programmazione dei fabbisogni di personale e per la responsabilizzazione professionale, andando a superare le differenze regionali che in passato avevano introdotto confusione tra acronimi simili quali IFeC o altre varianti.
FNOPI Position Statment e formazione
Ma se da una parte tale confusione appare superata, nel documento Position Statment di FNOPI che ha fatto da riferimento bibliografico alla redazione del piano, la dicitura utilizzata è iFeC e qualcuno dovrà decidere una volta per tutte quale denominazione ufficiale dovrà diventare ufficiale e di uso corrente.
Se non bastasse la confusione legata al nome, non meno importante appare lo scollamento tra quanto previsto per la formazione specifica e quanto invece stanno mettendo in pratica alcune regioni. Il Position Statement Fnopi stabilisce infatti che “la Formazione dell’IFeC è individuata a livello accademico in percorsi post-laurea (Laurea Magistrale, Dottorato, Master I e II Livello)”. Molte regioni hanno invece compiuto passi in autonomia per rispettare i tempi del pnnr e la messa in servizio delle case di comunità, attivando piani di formazione regionali interni alle aziende che nulla hanno a che vedere con la formazione di secondo livello ufficialmente approvata.
La formazione regionale
Il Veneto ha avviato, un percorso formativo specifico per la figura dell’IFoC di 200 ore suddivise teoria a distanza e pratica sul campo.
Il Piemonte ha attivato il progetto CONSENSO che si propone di favorire l’invecchiamento sano ed attivo della popolazione, permettendo agli anziani di vivere a casa il più a lungo possibile, attraverso il sostegno di interventi innovativi e pro-attivi centrati sulla figura dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità (IFC).
Regione Sicilia, nelle date del 4 e 5 giugno 2025 ha attivato il primo modulo della prima edizione del Programma Formativo Regionale dedicato agli Infermieri di Famiglia e Comunità (IFeC), specificamente formata per svolgere il proprio ruolo all’interno dei Distretti sanitari (Case di Comunità, COT, Ospedali di Comunità e Unità di Continuità assistenziale).
Regione Toscana altrettanto propone una formazione interna articolata in 60 ore di teoria (formazione regionale – 29 ore ; aziendale – 31 ore); 40 ore di stage/laboratori (formazione aziendale); 10 ore per la realizzazione del Project work/caso clinico.
Se da una parte c’è l’urgenza di mettere in servizio questa nuova figura, dall’altro ci pare di capire che si stia definendo in maniera netta una delle ricette più tipiche dell’Italia elaborata sulla base del più noto ingrediente utile a fare confusione e disparità: l’autonomia regionale derivata dalla riforma del Titolo V della Costituzione.
Ci chiediamo a questo punto quale valenza possa avere la formazione complementare specialistica ufficiale individuata da FNOPI e come potranno essere equiparati questi corsi regionali con i master universitari che nel frattempo, qualcuno ha conseguito a spese proprie e sacrificando il proprio tempo.
E’ tempo di fare chiarezza e di partire rapidamente e senza indugi perché è questa la chiave necessaria ad aprire le port di un Sevizio Sanitario Regionale chiuso tra le mura degli ospedali.
Andrea Tirotto
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