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Infermiere pediatrico: figlio di un Dio minore?

Daniele Carboccidi
Daniele Carbocci
Pubblicato il: 03/11/2013

NurSind dal territorio

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di Riccardo Lombardo - Gent.le Segreterio Nazionale Nursind,

mi chiamo Riccardo Lombardo, Infermiere Pediatrico laureato nel 2013 ed  iscritto al Nursind subito dopo la laurea, sono della provincia di Crotone in Calabria dove noto con molto dispiacere che non c'è una sede del Nursind, tuttavia l'oggetto della mia mail è quella di porvi una reale ed alquanto disastrosa problematica: La realtà dei laureati in Infermieristica Pediatrica!
L’Infermieristica Pediatrica è una delle discipline assistenziali con una lunga storia che la qualifica come la più antica tra le discipline dell’Infermieristica, nonostante questo, ha risentito negli anni passati e risente oggi di un’attenzione tutto sommato marginale che la sanità italiana ha riservato ai cittadini in età evolutiva e ai professionisti in questa materia. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare il bambino è anatomicamente e fisiologicamente diverso dall’adulto, sono diversi i segni, le manifestazioni cliniche, le risposte all'ambiente fisico e di vita, alla malattia e alle cure.
Di conseguenza anche le tecniche di osservazione, monitoraggio e valutazione utili per realizzare il nursing pediatrico e neonatologico, sono peculiari.
L'ordinamento italiano alla luce dello sviluppo storico delle discipline assistenziali, ha recepito l'esistenza di due diverse professioni fin dal 1940 con la L.1098, che prevedeva la figura della Vigilatrice d’Infanzia accanto a quella di Infermiere Professionale.
Il DM 70/1997 definisce il profilo professionale dell'Infermiere Pediatrico, come il professionista responsabile dell’assistenza infermieristica pediatrica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa, le cui principali funzioni sono: la prevenzione delle malattie, l’assistenza dei malati e dei disabili in età evolutiva e l’educazione sanitaria. Il DM 27/7/2000 inoltre ha sancito che il titolo di Vigilatrice d'Infanzia conseguito in base alla legge 19 luglio 1940, n. 1098 è equipollente a quello di Infermiere Pediatrico ai fini dell'esercizio professionale e dell'accesso alla formazione post-base.
Allo stato attuale, dunque, l'ordinamento italiano contempla due sole figure professionali infermieristiche: l'Infermiere e l'Infermiere Pediatrico.
Per esercitare l'attività professionale assistenziale infermieristica nell'area pediatrica è quindi previsto un doppio canale:
• Laurea in Infermieristica  > Infermiere (DM 739/1994) + Master in Infermieristica Pediatrica = Infermiere Specialista in Area Pediatrica (L 43/2006);
• Laurea in Infermieristica Pediatrica > Infermiere Pediatrico (DM 70/1997).
Ma nonostante la legge identifichi l’Infermiere Pediatrico come il professionista che si occupa di assistenza in ambito pediatrico, sembra che questo profilo professionale sia inesistente agli occhi delle Direzioni Sanitarie che tendono ad assumere Infermieri senza maters a discapito dei laureati in questa materia.
Quindi viene spontaneo chiedersi com'è lo stato occupazionale dei Laureati in Infermieristica Pediatrica dove soltanto alcuni (laureati molti anni fa) lavorano nei presidi Ospedalieri o sul territorio.
Lo stato occupazione è disastroso e il motivo principale di questo problema occupazionale è dovuto alla mancata attuazione del Regio Decreto (RD) 1098/1940, nonché della mancata attuazione  della L.43/2006. E’ lecito, a questo punto, chiedersi: perché una specifica attenzione al nursing pediatrico rispetto ad un’assistenza per il paziente adulto? L'attenzione è dovuta a causa di molte peculiari differenze: malattie, prevalenze e incidenze diverse, l’organizzazione delle cure diverse così come l’approccio clinico - assistenziale, trattamenti, terapie e dosaggi diversi con la diversa interpretazione del “primum non nocere”. Inoltre è giusto specificare una diversa formazione a livello Universitario tra i due profili  infatti, nel corso di laurea di base in infermieristica le ore di insegnamento riguardanti il paziente pediatrico sono generalmente 20-30 su 2300 con la non obbligatorietà del tirocinio pediatrico.
Un Infermiere pediatrico invece, riceve una formazione riguardante il paziente pediatrico di tipo specialistica, con il tirocinio formulato solo per l’area pediatrica e neonatale.
Dunque l’Infermieristica Pediatrica non è una specialità dell’infermieristica, ma una disciplina assistenziale generale con una sua specificità storica e che ha proprie specializzazioni: neonato pretermine, neonato a termine, lattante, bambino prescolare, bambino scolare, adolescente.
A tutela di questo profilo, il RD 1098/1940, stabilisce (art.9) che "il possesso del diploma di Stato di Vigilatrice d'Infanzia (oggi Infermiere Pediatrico) costituisce titolo di preferenza per l'assegnazione a posti di servizio di assistenza all'infanzia presso ospedali, o reparti ospedalieri infantili e presso ogni altra istituzione di assistenza all'infanzia". Questo non sembra fermare la politica “anti pediatrica” delle Direzioni Aziendali, infatti ai vertici di queste, si pensa che avere un Infermiere Pediatrico non è da considerare una risorsa ma un problema, “perché è più difficile da collocare nei reparti”, volendo dunque un infermiere poco preparato in tutto e specializzato in nulla perché più facile da spostare come una pedina da un reparto all’altro “tanto l’assistenza è la stessa”.
Facendo il punto attuale della situazione si denota quindi che la legge identifica l’Infermiere Pediatrico come il professionista che si occupa di assistenza in ambito pediatrico ma, questo non è riconosciuto dalla Direzioni Sanitarie degli ospedali Italiani né tanto meno dagli stessi ospedali pediatrici, nè dal territorio e dal Collegio stesso,
Qual è dunque il futuro dei laureati in Scienze Infermieristiche Pediatriche? Analizzando l’attuale situazione in Italia, verrebbe semplice rispondere che il futuro degli Infermieri Pediatrici è quello di lavorare come Puericultrici e assistere solo il neonato fisiologico (vedendo morire una figura formata per livelli assistenziali più complessi e per ambiti ultra-specialistici quale la Terapia Intensiva Neonatale), ma forse non sarà possibile nemmeno questo! In quanto data l’attuale situazione, si potrebbe tranquillamente ipotizzare che ai vertici  delle Direzioni Ospedaliere si elaboreranno manovre anti-pediatriche che permetteranno agli Infermieri di assistere i Bambini e alle Ostetriche di assistere il neonato fisiologico.
Oppure a risposta della precedente domanda, verrebbe ancora più semplice affermare che il futuro degli Infermieri Pediatrici è quello di andare ad intraprendere nuovamente la carriera universitaria da Infermiere poiché, dato il numero di concorsi quasi inesistente per Infermieri Pediatrici e le attuali politiche aziendali, si ha più possibilità di lavorare in Pediatria facendo l’infermiere che mantenendo il Profilo di INFERMIERE PEDIATRICO. Ma se la figura non serve come i dati occupazionali dicono, perché gli Atenei Italiani continuano a sfornare Infermieri Pediatrici? e soprattutto dopo il conseguimento della laurea quanti di questi potranno partecipare ad un concorso pubblico o essere assunti dagli Ospedali Pediatrici? La risposta è ben pochi, perché l’offerta e la richiesta in Italia non camminano di pari passo.
Chiedo se è possibile di schierarvi a favore di questo profilo professionale, inoltre perchè un tempo le Vigilatrici potevano lavorare presso asili nidi, scuole materne o comunque ovunque c'erano bambini ed ora non solo non possiamo lavorare presso ospedali ma nemmeno il territorio ci considera.
Spero di ricevere una risposta