Legge di stabilità 2015: il comma 566 riguarda gli infermieri. Entusiasmi e perplessità sulla nuova norma.
di Chiara D'Angelo
Il 29 dicembre scorso è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Legge 190/2014 del 23/12/2014, la cosiddetta Legge di Stabilità.
Nell’importante (per la vita del Paese) atto normativo vi è un comma, il 566, che parla delle professioni infermieristiche (e non solo) aprendo in qualche modo la strada al tanto nominato infermiere specialista.
La presidente della FNC IPASVI, senatrice Annalisa Silvestro, in un articolo sul sito della Federazione Nazionale Collegi Ipasvi e su Quotidiano Sanità commenta la legge appena approvata (Clicca). Si tratta di una norma importantissima, alla stregua della L. 42/99 che apre la strada, anzi, la delinea senza possibilità di diverse interpretazioni, alla figura dell’infermiere specialista in sei distinte aree di sviluppo, prevedendo per le nuove figure dei percorsi formativi post universitari dedicati. Questo il centro focale dell’articolo di Silvestro, che incalza al tempo stesso il sindacato a farsi carico della propria parte per valorizzare economicamente questa evoluzione professionale.
Replica ad Annalisa Silvestro, a stretto giro, Ivan Cavicchi, sulle pagine di Quotidiano Sanità (Clicca).
Per il noto professore esperto di politiche sanitarie e di organizzazione del lavoro in sanità la senatrice Silvestro pecca di entusiasmo, dando per scontati percorsi che la norma appena approvata richiama come indispensabili ma di fatto ancora inesistenti. Secondo Cavicchi il comma 566 della legge di stabilità 2015 non parla in alcun punto di infermieri specialisti ma fa riferimento a delle enunciazioni che per vedersi attuate dovranno passare attraverso degli accordi Stato-Regioni, tavoli di concertazione con le rappresentanze professionali e sindacali, ecc. Quindi non domani mattina, come parrebbe di capire dall’enunciato di Silvestro. Non è piaciuta a Cavicchi neppure la punzecchiata al sindacato che, secondo il professore, si vede chiamato in causa a risolvere il problema dei problemi: contrattare riconoscimenti economici per gli infermieri specialisti quando è risaputo (e Silvestro ben lo sa essendo anche senatrice oltre che presidente IPASVI) che le risorse non ci sono; Numerosi altri dubbi pervadono Cavicchi, che rivolge a Silvestro altrettante domande di chiarimento e, in attesa di meglio comprendere, sospende il giudizio sul comma 566, trattenendo la preoccupazione che possa trattarsi di un tranello.
Sempre sulle pagine di Quotidiano Sanità interviene sull’argomento anche Francesco Saverio Proia, alto dirigente del Ministero della Salute, (Clicca) per difendere la bontà del provvedimento e tentare di chiarire come in esso non vi sia alcuna ambiguità o dichiarazione d’intenti lanciata al vento, bensì costituisca la rete formale sulla quale si vengono ora a collocare, ciascuna al suo posto, le diverse attività su cui il Ministero, le Regioni, le rappresentanze professionali e sindacali stanno da mesi lavorando, nella discussione sulle famigerate competenze avanzate. Un percorso, scrive Proia, auspicato dall’Europa e già in parte recepito, se pur non attuato, con precedenti atti normativi italiani e che oggi, con la legge di stabilità, vede il suo battesimo ufficiale. Il riferimento alla Cabina di Regia per le professioni sanitarie, di cui Proia è stato convinto e tenace propositore e sostenitore, è evidente.
Quello che non è così evidente è come la certezza con cui Proia e Silvestro affermano che questi sono i tasselli della “riforma”, nel testo della legge non trovino riferimenti specifici e, questa la critica principale che molti muovono al provvedimento, si rischi di trovarsi di fronte ad un nuovo bel pezzo di carta che però nella pratica diventerà, se mai diventerà, forse altro. E come dare torto a questi inguaribili guastafeste pessimisti? La storia della nostra legislazione abbonda di esempi di questo tipo, anche in sanità.
Non sarebbe male se per una volta queste preoccupazioni si dimostrassero infondate.