Decreto PA 2025: ecco le nuove regole per inabilità, mobilità, TFS e malattia COVID
Approvato in via definitiva dal Senato, il Decreto-Legge n. 25 del 14 marzo 2025, noto come Decreto PA 2025, introduce una serie di modifiche significative nella gestione del personale pubblico. L'obiettivo dichiarato è razionalizzare le regole, ridurre l’uso distorto degli strumenti di mobilità e comando, semplificare le procedure e superare le normative straordinarie legate alla pandemia. Ecco tutte le principali novità.
1. Inabilità e invalidità: criteri unificati per i nuovi assunti
Con l’articolo 16, il governo interviene su un tema delicato: la gestione delle condizioni di inabilità e inidoneità al lavoro. La norma riguarda tutti i nuovi assunti nella PA dopo l’entrata in vigore del decreto, con esclusione delle Forze armate, delle Forze di polizia e dei Vigili del fuoco.
Il cambiamento principale è l’introduzione di un unico riferimento normativo: la legge 222/1984, finora applicata solo nel settore privato. Non si useranno più regole diverse a seconda delle casse previdenziali (CTPS, CPDEL, CPS, ecc.).
In pratica:
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Tutti i nuovi dipendenti pubblici (Stato, enti locali, sanità, scuola, ecc.) saranno sottoposti ai criteri INPSvalidi per il settore privato.
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Viene superato il sistema a regimi differenziati, con l’intento di ridurre le discrezionalità, abbattere il contenzioso e rendere più rigorosi i criteri di uscita per motivi di salute.
Secondo il Ministero, è una misura di semplificazione e razionalizzazione. Secondo i sindacati, invece, si tratta di una possibile “privatizzazione mascherata” che rischia di danneggiare i lavoratori più fragili.
2. TFS/TFR: pagamenti entro tre mesi
Per i nuovi assunti, il decreto stabilisce anche tempi certi per la liquidazione del Trattamento di Fine Servizio (TFS) o del Trattamento di Fine Rapporto (TFR): entro tre mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro, come previsto dal DL 79/1997.
Una novità rilevante per evitare le attese troppo lunghe che storicamente colpiscono i lavoratori del pubblico impiego.
3. Malattia da COVID-19: addio al trattamento di favore
Il Decreto PA 2025 cancella le tutele speciali previste durante la pandemia per i lavoratori pubblici colpiti da COVID-19. D’ora in avanti:
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Le assenze per malattia da COVID-19 non saranno più equiparate al ricovero ospedaliero.
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Rientreranno nel calcolo del comporto, cioè nel periodo massimo di conservazione del posto (di solito tra 18 e 24 mesi in un biennio, a seconda del contratto applicato).
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Viene abrogato l’articolo 87, comma 1, del DL 18/2020 (Cura Italia), che garantiva l’esclusione della malattia COVID dal computo del comporto.
In sostanza, si torna alle regole ordinarie. Chi si ammala di COVID oggi viene trattato come per qualsiasi altra malattia, con il rischio di superare i limiti del comporto e perdere il posto se le assenze sono prolungate.
4. Mobilità obbligatoria: almeno il 15% delle assunzioni
Il decreto impone alle amministrazioni pubbliche di destinare almeno il 15% delle assunzioni alle procedure di mobilità, dando precedenza ai dipendenti in comando da almeno 12 mesi e con valutazione positiva.
Esclusi da questa corsia preferenziale:
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i dipendenti in comando presso uffici di diretta collaborazione politica o equiparati, per evitare forme di stabilizzazione improprie.
Le posizioni non coperte con la mobilità confluiranno nei concorsi pubblici, che assumono così un ruolo residuale.
5. Sanzioni per chi non rispetta le nuove regole
Le amministrazioni che non attivano le procedure di mobilità entro l’anno subiranno una riduzione del 15% delle facoltà assunzionali per l’anno successivo, con obbligo di adeguamento della dotazione organica.
6. Comandi: fine automatica e stop ai rinnovi
Il decreto introduce nuove regole anche per i comandi:
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Cessano entro sei mesi dall’avvio dei concorsi.
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Non possono essere rinnovati per i successivi 18 mesi, anche per altri dipendenti.
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Se il dipendente in comando non chiede l’inquadramento, il comando termina alla scadenza e non potrà essere riassegnato ad altre amministrazioni per 18 mesi.
7. Mobilità volontaria e conflitto normativo con il Milleproroghe
Una zona grigia riguarda la mobilità volontaria nel settore sanitario. L’articolo 1, comma 10-bis del Milleproroghe 2025 proroga al 31 dicembre 2025 la facoltà per le aziende sanitarie di decidere se attivare o meno la mobilità prima dei concorsi.
Questo si scontra con il Decreto PA 2025, che impone l’obbligo del 15% di assunzioni tramite mobilità. Il risultato è un conflitto normativo che genera incertezza applicativa.
Senza un chiarimento da parte del legislatore o della Corte dei Conti, le amministrazioni sanitarie rischiano di bloccarsi tra due norme contrastanti, rendendo più difficile pianificare concorsi e assunzioni.
Più rigore, meno margini di manovra
Il Decreto PA 2025 segna un cambio di passo netto nella gestione del personale pubblico. Introduce criteri più uniformi e stringenti per la gestione dell’invalidità, accelera i tempi per il TFS, cancella le eccezioni COVID e punta a limitare abusi nella mobilità e nei comandi.
Ma tra conflitti normativi, timori sindacali e rischi per i lavoratori più fragili, la sua applicazione concreta dipenderà molto da come verranno interpretate e coordinate le nuove disposizioni.