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Lazio e le delibere sull’infermiere "tappabuchi": Proia scrive alla Regione

di Chiara D'Angelo

 

Pubblichiamo la lettera inviata da Francesco Saverio Proia, alto dirigente del Ministero della Salute impegnato in prima linea nel varo della “Cabina di Regia” e nella definizione delle “competenze specialistiche”, al Direttore della Direzione Generale dell'Assessorato  alla Sanità del Lazio, dr.ssa Flori Degrassi ed al Responsabile della Cabina di Regia del SSR, dr. Alessio D'Amato della stessa Regione, a margine della pubblicazione sul BURL delle delibere 124, 125 e 126 del 24 marzo scorso.

Il tema, di cui abbiamo già scritto oggi (Clicca)è quello dell’inserimento degli infermieri tra il personale che può svolgere le funzioni di OSS e può fornire supporto agli educatori professionali nelle “strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale che prestano servizi socio-assistenziali” e nelle “strutture che prestano i servizi di Mensa sociale e accoglienza notturna, i Servizi per la vacanza, i Servizi di emergenza e di pronto intervento assistenziale e dei Centri diurni”.

Dopo la nostra segnalazione il dottor Proia ha prontamente scritto ai responsabili della sanità laziale per chiedere loro un chiarimento al riguardorimarcando l’inappropriatezza del testo delle delibere, frutto, si auspica Proia, di una svista.

Ringraziamo il dirigente del Ministero per la rapida iniziativa in nostro favore, dimostrazione di sensibilità nei confronti della nostra professione che ha dato in molte occasioni prova di voler valorizzare.

Confidiamo che i suggerimenti posti da un così autorevole rappresentante della Sanità possano far rettificare i contenuti delle delibere della regione Lazio che, così come sono, sono in aperto contrasto sia con gli orientamenti legislativi e deontologici, sia con le iniziative di segno nettamente opposto realizzate dalla stessa Regione Lazio sui temi, ad esempio, dei reparti a gestione infermieristica.

 

di Francesco Saverio Proia

Carissima Flori e carissimo Alessio,

ho appreso questa notizia sulla c.d. "rete" e, purtroppo l'ho verificata sul sito della Regione Lazio e cioè che  nei provvedimenti pubblicati sul Bollettino Ufficiale della Regione del 2 aprile scorso (supplemento al n. 27) riguardo ai criteri di accreditamento per l’apertura ed il funzionamento di “strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale che prestano servizi socio-assistenziali” e “strutture che prestano i servizi di Mensa sociale e accoglienza notturna, i Servizi per la vacanza, i Servizi di emergenza e di pronto intervento assistenziale e dei Centri diurni”, assunti con le deliberazioni nn. 124, 125 e 126 del 24 marzo scorso,  nelle disposizioni relative al personale ed alle figure professionali si prevede che:

- “Le funzioni di OSS possono essere svolte da: a) infermieri; b) assistenti domiciliari e dei servizi tutelari (ADEST); c) operatori socioassistenziali (OSA); d) operatori tecnici ausiliari (OTA); e) assistenti familiari; f) persone in possesso del diploma quinquennale professionale nel settore dei servizi sociosanitari e titoli equipollenti; g) persone non in possesso dei titoli indicati, con documentata esperienza almeno quinquennale in strutture socioassistenziali residenziali o semiresidenziali o in servizi domiciliari nelle specifiche tipologie di utenza.”

- “Le funzioni di supporto all’attività dell’educatore professionale possono essere svolte, oltre che da educatori professionali, da: a) infermiere; b) operatori sociosanitari (OSS); c) assistenti domiciliari e dei servizi tutelari (ADEST); d) operatori socioassistenziali (OSA); e) operatori tecnici ausiliari (OTA); f) assistenti familiari; g) persone in possesso del diploma quinquennale professionale nel settore dei servizi sociosanitari e titoli equipollenti; h) persone non in possesso dei titoli indicati, con documentata esperienza almeno quinquennale in strutture socioassistenziali residenziali o semiresidenziali o in servizi domiciliari per le specifiche tipologie di utenza.

Mi auguro che si tratti di una svista, può sempre capitare a tutti; forse si voleva intendere infermiere generico per volere recuperare questo profilo ad esaurimento da una sua espulsione dal mondo del lavoro per quelli ancora in attività e non, mi auguro, il laureato in infermieristica che in questa fattispecie sopradescritta verrebbe ad essere non solo "deprofessionalizzato" facendogli svolgere mansioni di supporto ad altro laureato triennale qual'è l'educatore oppure sostituire operatori di formazione regionale in attività non proprie che può svolgere eccezionalmente ed in emergenza e non in attività ordinaria; fra l'altro se, come sia augurabile, queste strutture rispettassero i contratti, sarebbe un'operazione economicamente in perdita assumendo un laureato per svolgere funzioni inferiori.

Considerata la pregevole attività di valorizzazione delle professioni infermieristiche avviata anche dalla Regione Lazio con le recenti iniziative sui reparti a gestione infermieristica, sull'adozione del See and Treat nei DEA, sulla ricostituzione dei dipartimenti delle professioni sanitarie con all'interno le UOC dei servizi infermieristici etc,  tenderei a pensare che sia sia trattato di una svista, alla quale, mi permetto di consigliare per la stima che nutro nei vostri confronti, che sarebbe quanto mai augurabile porre rimedio se fosse di vostra competenza oppure consigliare in tal senso la struttura regionale responsabile di questo provvedimento,  anche al fine di evitare critiche e reazioni da parte delle rappresentanze professionali e sindacali delle professioni infermieristiche, che già sono iniziate in queste ore sui siti e sui blog della categoria.

 

Colgo l'occasione per inviarvi i miei più cordiali saluti.