L’infermiere a domicilio e lo sviluppo della rete territoriale. Da Milano arriva l'idea del Nurseitalia
da Il Giornale.it Milano Si chiama Nurseitalia e ha sede a Milano il poliambulatorio specializzato, nato dall’idea di un gruppo di infermieri liberi professionisti, con l’intento di raggiungere tutti i quartieri della città prestando assistenza infermieristica al cittadino che potrà recarsi direttamente al poliambulatorio o venire raggiunto a casa, nel caso fosse impossibilitato a muoversi.
Si tratta di una società privata, le prestazioni sono a pagamento e la modalità di quest’ultimo si esplicano per mezzo di una card ricaricabile: la Nursecard, che permette al cittadino di pagare tutte le prestazioni, sia quelle ambulatoriali che quelle domiciliari. La carta si ricarica con un bonifico, un assegno o tramite numero verde.
La nascita del poliambulatorio infermieristico che conta 120 pazienti fissi, nasce in Lombardia inserendosi in una zona d’ombra della sanità Lombarda, e non solo Lombarda; il vuoto creato dalle istituzioni nel quale si inserisce l’idea di questi coraggiosi infermieri, è un po’ il vuoto che pervade l’intera sanità italiana, ovvero il mancato sviluppo di una vera e propria rete territoriale che preveda l’assistenza domiciliare integrata(ADI).
Cominciamo con l’analizzare il motivo di una sempre maggiore esigenza di una assistenza domiciliare. Uno dei problemi che attanaglia la sanità contemporanea è l’aumento delle vita media e con esso l’incremento delle polipatologie, l’invecchiamento in Italia è un fenomeno in preoccupante crescita, secondo i dati Istat siamo il primo Paese in cui la popolazione degli ultrasessantacinquenni ha superato quella dei giovani con meno di 15 anni, nel 2040 la popolazione anziana supererà il 33% degli italiani. Va da sé che in una società in cui all’aumento della vita media si associano sempre più patologie cronico- degenerative il concetto di Ospedale non risponde alle esigenze della popolazione.
La malattia cronico-degenerativa concettualmente, se non in una fase acuta non ha bisogno di ricovero, mentre di per sé lascia tutta una serie di conseguenze che determinano il bisogno di usufruire di prestazioni infermieristiche domiciliari o presso i poliambulatori; esempio di prestazioni indispensabili al cittadino possono essere la cura delle piaghe da decubito, il cambio di un catetere vescicale, aspirazione endotracheale, cambio SNG, terapia infusionale, controllo della terapia anticoagulante. Da qui l’esigenza di un professionista, l’infermiere, che si faccia carico del paziente e del suo stato di salute, in collaborazione con il medico di famiglia in un continuum assistenziale.
L’assistenza domiciliare integrata non è certo un concetto nuovo, anche se non propriamente sviluppato, già nel 1962 l’OMS definì l’assistenza domiciliare come l’insieme delle prestazioni sanitarie erogate a domicilio alla persona malata o invalida il cui stato di salute non richiede il ricovero. Nel nostro Paese, nonostante la domiciliarità assuma per certi versi contorni rivoluzionari, ha comunque radici antiche, essa nasce con la Fondazione Delle Dame e delle Figlie della Carità di San Vincenzo De Paoli, per lo più congregazioni religiose. Oggi il passo in avanti è dato, spero, dal fatto che l’assistenza non sia più affidata a chiunque, ma solo ed esclusivamente agli Infermieri, e lo dico con tono ironico, in quanto il vuoto creato dallo Stato sull’esigenza del cittadino di essere curato ed assistito a casa, l’abbassamento del costo del lavoro, e la confusione che da sempre si fa su competenze e mansioni ha determinato lo svilupparsi di una rete domiciliare a carattere privato data in mano a persone non qualificate(badanti).
Evidenziato il perché del bisogno di una rete domiciliare, c’è da dire che il nostro SSN prevede l’assistenza domiciliare( istituita con DCPM 29 novembre 2001) che si divide in:
- Assistenza domiciliare integrata semplice: include prestazioni infermieristiche o riabilitative più semplici, come medicazioni, cambi di catetere, prelievi di sangue, di solito rivolta a persone non totalmente autosufficienti, in genere anziani;
- Assistenza domiciliare integrata complessa: include insieme di cure mediche, infermieristiche, riabilitative e assistenziali che riguardano persone gravemente malate non autosufficienti.
Nonostante rientri tra i LEA(livelli essenziali di Assistenza), è purtroppo un servizio limitante, fornito in relazione all’organizzazione dei servizi territoriali dell’Asl, richiesto dal cittadino o dal medico di famiglia, una commissione poi composta da Medici, operatori dei servizi sociali ed infermieri ne valuta l’appropriatezza. Già il fatto che l’ADI dipenda dall’organizzazione della Asl, denota come al solito ci sia una differenza di offerta da una regione all’ altra , con regioni più virtuose ed altre meno, mentre essendo un servizio che rientra tra i LEA dovrebbe poter essere equivalente ed omogeneo da Nord a Sud.
Inoltre il servizio offerto dalle Asl non è sufficiente alla richiesta, è come sempre un vero e proprio percorso ad ostacoli che si perde nella solita burocrazia, così i tempi si allungano ed i cittadini sono costretti a rivolgersi a strutture o a sedicenti badanti.
La soluzione è a portata di mano, basterebbe che poliambulatori come quelli che sono nati in Lombardia fossero convenzionati con il SSN, potremmo arrivare a coprire la richiesta, evitando lungaggini al cittadino.
L’infermiere di Famiglia, istituito dal nostro SSN, riconosciuto a livello Europeo è ancora una figura inesistente. In una sempre più logica di risparmio che taglia posti letto, far sì che l’Infermiere di famiglia prenda Forma e Vita è diventato fondamentale per la sopravvivenza degli stessi ospedali, che diverrebbero centri per le emergenze e gli acuti, mentre il resto potrebbe tranquillamente essere gestito a domicilio.
Maggiore occupazione per gli infermieri sul territorio, minore carico di lavoro per chi opera nelle aziende ospedaliere; maggiore disponibilità di posti letto per le emergenze e gli acuti; una assistenza domiciliare personalizzata, con una totale presa in carico del cittadino, che ha la possibilità di essere assistito tra le proprie mura domestiche e spesso questo è confortante e fondamentale nei malati terminali.
Sono questi gli obiettivi da raggiungere in una Sanità che protende al futuro, che si apre a nuovi modi di intendere la Salute.
Speriamo che in un domani non troppo lontano quello che hanno realizzato gli Infermieri a Milano possa essere accreditato dal SSN e divenire realtà in qualsiasi parte d’Italia, che siano di esempio per tutti noi.
fonte: Il giornale.it Milano. Medicazioni e terapie. Nei quartieri arriva l'infermiere a domicilio