Lecce. Cade ragazzo epilettico dalla barella. Condannati Medico ed Infermiere. Rischio Cadute, il protocollo.
Da il corrieresalentino.it 21 Novembre 2015 _ Specchia (LECCE).
Si è concluso nelle scorse ore il processo che ha visto due condanne ed una assoluzione, processo per cui erano stati imputati due medici ed un infermiere, accusati di lesioni personali colpose. Il giudice monocratico Silvia Saracino, ha condannato la dottoressa S.C. di Chieti e l'infermiere L.P. di Lucugnano, a duecento euro di multa per, non aver adoperato le dovute misure di sicurezza. Entrambe poi, insieme all' Ospedale “Panico” dovranno risarcire alla vittima i danni, che , verranno poi valutati in seconda sede ed, a pagare una provvisionale di ventimila euro. Assolta invece con formula piena la terza imputata, la dottoressa MA. M. , per non aver commesso il fatto.
di Maria Luisa Asta
Il 16 agosto di tre anni fa, un giovane trentaduenne A.R. passeggiava in paese, quando venne colto da un malore che, gli fece perdere conoscenza. Trasportato presso il pronto soccorso dell'Ospedale “Panico”, dopo la prima raccolta dati, che aveva evidenziato una crisi epilettica, come possibile causa della perdita di coscienza, assegnatogli il codice, venne lasciato in barella. Sulla lettiga, qualche momento dopo, accusò un secondo attacco epilettico, la crisi tonico-clonica, tipica dell'epilessia, causò la caduta a faccia in giù del giovane dalla barella, con conseguente frattura delle ossa nasali e del setto nasale, a cui fece seguito un intervento chirurgico e 30/35 giorni di prognosi. Al primo controllo post intervento, il chirurgo rilevò che la frattura non si era totalmente ricomposta e questo richiedeva un altra delicata operazione.
La grave fattura delle ossa del naso ed il conseguente intervento chirurgico, configurano, secondo il Sostituto Procuratore Paola Guglielmi, il reato di lesioni personali colpose, in quanto le conseguenze della caduta dalla barella, furono dovute all'aver lasciato solo il paziente e al non avere adottato le dovute misure di sicurezza.
Le cadute rappresentano il più comune evento avverso negli ospedali e nelle strutture residenziali, è molto più frequente di quanto si possa pensare, e dal punto di vista della gestione del rischio clinico, rappresenta un elemento rilevante sia per le conseguenze sul paziente e la famiglia, una caduta può essere nella peggiore ipotesi fatale, o può comunque determinare lesioni che possono peggiorare o compromettere lo stato di salute dell'assistito, prolungandone i giorni di degenza, sia per gli operatori sanitari che per l'azienda ospedaliera, in quanto, può dare vita a risvolti giudiziari per i sanitari coinvolti.
La rilevanza di tale problema è dimostrata anche dai dati della letteratura che rilevano che quasi un terzo delle fratture dell’anca avvengono nella popolazione ospedalizzata (Uden G, Ehnfors M, Sjostrom K. Use of initial risk assessment and recording as the main nursing intervention in identifying risk of falls. J Adv Nurs 1999;29(1):145-52) e che il 38% di tutti gli incidenti che avvengono durante il periodo di ricovero è dovuto a cadute. Tra le lesioni che portano al decesso i soggetti anziani, il trauma cranico costituisce la prima causa di morte nel 29% degli uomini e nel 14% delle donne, le fratture degli arti inferiori sono al secondo posto con il 68% nelle donne rispetto al 29% degli uomini (The Joanna Briggs Institute for Evidence Based Nursing and Midwifery. Falls in the hospitals. Best Practice Evidence based practice information sheets for health professionals 1998;2:1-6).
Si stima che circa il 14% delle cadute in ospedale sia classificabile come accidentale, ovvero possa essere determinato da fattori ambientali (es. scivolamento sul pavimento bagnato), l’8% come imprevedibile, considerate le condizioni fisiche del paziente (es. improvviso disturbo dell’equilibrio), e il 78% rientri tra le cadute prevedibili per fattori di rischio identificabili della persona (es. paziente disorientato, con difficoltà nella deambulazione) (Morse JM, Enhancing the safety of hospitalization by reducing patient falls, Am. J. Infect. Control, 2002; 30: 376.)
Questo ultimo dato, è davvero inquietante a mio avviso, ovvero che il 78% delle cadute in ospedale, rientri tra le cadute prevedibili per fattori di rischio identificabili della persona; questo evidenzia chiaramente una falla nel processo di Diagnosi Infermieristica, e nella conoscenza del protocollo da attuare, per evitare una casistica così elevata.
Quello che all'apparire può sembrare qualcosa di banale, è invece fondamentale in tutto il processo clinico diagnostico, e di rilevante importanza, non per altro, di recente il Ministero della Salute, ha emanato la “Raccomandazione n. 13, novembre 2011 - Raccomandazione per la prevenzione e la gestione della caduta del paziente nelle strutture sanitarie”.
L'EBN di Bologna, ha formulato un semplice protocollo per la prevenzione delle cadute in ospedale: SUGGERIMENTI DI PRATICA CLINICA PER LA PREVENZIONE DELLE CADUTE DEI PAZIENTI IN OSPEDALE . Un documento recepito ed adottato dalle aziende ospedaliere italiane.
Un protocollo che se conosciuto ed adottato può davvero essere determinante per la risoluzione del problema, almeno per quel 78% dei casi che dipende da fattori identificabili.
Dal momento in cui il paziente accede in ospedale o nella struttura residenziale, l'algoritmo da seguire è molto semplice, qui sintetizzato in questo chiarissimo diagramma di flusso:
La valutazione del rischio di caduta deve essere effettuata su tutti i pazienti al momento della valutazione iniziale. In letteratura esistono diversi sistemi di valutazione del rischio di cadute: scala di Tinetti, Berg Balance Scale (BBS), Timed Up and Go (TUG) , scala di Morse, scala di Conley, scala STRATIFY di Oliver. Nessuna delle scale costituisce da solo uno strumento affidabile per lo screening dei pazienti a rischio di caduta, infatti alcune evidenze scientifiche dimostrano come sia più efficace intervenire su un numero limitato di fattori di rischio riducibili piuttosto che stratificare il livello di rischio dei pazienti sulla base dei punteggi ottenuti con le scale di misurazione
La scala consigliata dal protocollo in questione è la Scala di Conley, in particolare la prima parte della modalità di valutazione adottata comporta un analisi della terapia assunta dal paziente che verrà considerato a rischio caduta qualora assuma farmaci della categorie terapeutiche riportate nella scheda o sia in trattamento con politerapia. Valutata la terapia assunta dal paziente, in assenza di rischio collegato alla terapia, si applicherà la scala di Conley, composta da sei fattori che valutano il rischio di cadere, ed indica un valore soglia di 2 punti su 10 per valutare il rischio di caduta.
Scala di Conley:
I pazienti che vengono valutati a rischio di caduta vengono identificati trascrivendo nel bracciale identificativo il segno di individuazione, un triangolino nero, ed apponendo sulla documentazione sanitaria il simbolo.
Premesso che la sorveglianza va mantenuta per tutti i pazienti,e che il paziente va continuamente rivalutato, visto il repentino cambio delle condizioni dello stato di salute, per questi ultimi, ovvero per quelli che dopo attenta valutazione sono stati identificati come pazienti a rischio, vanno attuate tutte le conseguenti e dovute misure di sicurezza generali e nello specifico, che sono diverse a seconda che il paziente deambuli o sia allettato, che sia ricoverato in una Unità operativa o che si trovi in un pronto soccorso.
Sicura che tutti le conoscano, non mi protraggo oltre nel riportarle, ma invito ognuno di voi ad andare a rivederle.
Se gli operatori sanitari, nello specifico il medico e l'infermiere del caso che ha fatto da input per l'approfondimento, avessero seguito questo semplice schema di valutazione per il rischio cadute, mettendo tra i fattori di rischio la presenza dell'Epilessia, l'evento avverso al giovane paziente si sarebbe potuto evitare e non sarebbe rientrato nella casistica delle cadute prevedibili per fattori di rischio identificabili della persona. Sarebbe bastato alzare le sponde della barella o non lasciare incustodito il paziente.
Capisco benissimo, che in una sanità sull'orlo del baratro, con sempre meno personale sanitario e conseguente sovraccarico lavorativo, con corsie delle unità operative e corridoi dei Pronto soccorso che scoppiano, essere sempre efficienti può talvolta risultare difficile, con il rischio di incorrere in Errore e in malpractice.
E' importante non lasciarsi mai travolgere dai ritmi frenetici, e prestare massima attenzione alla compilazione della cartella infermieristica, con una attenta valutazione dei rischi, ed una compliante diagnosi infermieristica.
Sono gli strumenti che abbiamo in mano per poter evitare l'accadere dell'evento avverso, sia nell'interesse del paziente, al quale spesso una caduta può essere fatale, sia nel nostro interesse, affinché non si venga coinvolti in vicende dai risvolti giudiziari.
Fonte:
http://www.evidencebasednursing.it/progetti/Suggerimenti_pratica_clinica_cadute.pdf