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Il 118, dall'Emilia Romagna all'Alto Adige, i paradossi italiani.

Emilia Romagna: “questione infermieristica”, dove eravamo rimasti?

La disputa che aveva visto protagonisti i medici, gli infermieri ed i rispettivi ordine ed albo, risale ad ottobre 2015, quando gli Ordini dei Medici di alcune province dell'Emilia Romagna presentarono esposti alle Procure della Repubblica e aprirono procedimenti disciplinari a carico di quei medici che avevano sigillato dei protocolli infermieristici per la gestione delle emergenze nel sistema del 118, secondo i quali l'infermiere(laureato e con specifica formazione complementare) può esercitare competenze di tipo avanzato ed eseguire diagnosi, prescrizione e somministrazione di farmaci soggetti a controllo medico.

Gli ordini dei medici, contrariati da questo modus operandi, parlarono di esproprio di competenze, mentre i Collegi Ipasvi dell'Emilia Romagna, presero posizione richiedendo l'intervento della Regione in merito alla questione, ribadendo che si trattava di una “procedura operata dagli infermieri impegnati nel Servizio di Emergenza che, garantiscono una professionalità certificata da una costante ed impegnativa formazione specialista, secondo protocolli validati dalla letteratura internazionale; “Nessuno ha agito in autonomia o secondo scelte non lecite”, dichiararono i Presidenti Ipasvi - “Ciò che è stato fatto, fa parte di un organizzazione ragionata, concordata e sottoscritta da tutte le componenti professionali coinvolte nell'emergenza- urgenza. Chi ha agito, medici ed infermieri, lo ha fatto in base a precise linee di indirizzo validate”.

Benci. Il 118 dell’Emilia Romagna e la giustizia degli Ordini dei Medici il-118-dell-emilia-romagna-e-la-giustizia-degli-ordini-dei-medici

Di seguito all'accorato appello dell'Ipasvi, anche le forze politiche si interessarono alla “questione”: la consigliera del M5S, Raffaella Sensoli, inviò alla Presidenza dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna, alla Giunta Regionale ed all'Assessorato competente , la richiesta di intervenire in merito alla disputa, asserendo che, in un Italia, in cui, negli ultimi anni c'è stato un cambiamento del rapporto medico infermiere, passando da una organizzazione quasi esclusivamente gerarchica, in cui la figura del medico veniva posta culturalmente al vertice della scala e orientava gli infermieri alle loro mansioni, ad una cooperazione indipendente e responsabile dei ruoli professionali; in un clima in cui viene richiesto un incremento dell'efficienza e dell'efficacia degli interventi, con appropriatezza ed economicità ed aspettative sui risultati di cura, l'unica maniera per far fronte a queste necessità è l'approccio multidisciplinare dei professionisti della salute, medici ed infermieri, valorizzandone le singole professionalità.

Anche il Gruppo Consiliare del Partito Democratico, depositò analoga risoluzione, chiedendo alla Giunta di definire iniziative idonee atte a garantire la valorizzazione professionale degli infermieri, in quadro di equilibrio e rispetto dei diversi ruoli(medico, infermiere), riconoscendo le esperienze pilota ed indicando in modo chiaro, certo ed omogeneo, le modalità di lavoro delle equipe di soccorso, in modo da fornire ai cittadini il miglior servizio sanitario possibile, in particolare per quanto riguarda l'emergenza territoriale.

 

Oggi a distanza di tre mesi, finalmente arriva il parere medico legale della Regione Emilia Romagna che mette la parola fine alla “questione infermieristica”.

Emilia Romagna. Parere medico-legale: infermieri e medici in team per l'emergenza (Quotidiano Sanità)

La Regione Emilia Romagna, ha inviato alle Direzioni sanitarie delle aziende il documento: “Parere medico legale procedure infermieristiche del sistema emergenza territoriale 118”.

(per approfondire clicca qui_ documento) 

Il documento afferma che, “solo attraverso un meccanismo di collaborazione, fra medico ed infermiere, nonché altri professionisti sanitari, l'organizzazione ha indubbi, benefici, nel caso specifico riferito al sistema di emergenza – urgenza”.

Il lavoro in equipe, rappresenta quanto attualmente il SSN ed il SSR richiedono, perché è la medicina moderna che lo impone, e sono i nuovi contesti organizzativi che, per essere in grado di erogare prestazioni sempre più complesse o di alta specializzazione ai cittadini, devono necessariamente fondare l'assistenza su team interprofessionali e spesso anche interdisciplinari.

L'infermiere, lungi dall'essere, anche ai sensi delle previsioni codicistiche un “mero produttore” di attività esecutive impartitegli , essendo ormai da tempo affermato il concetto di “autonoma” capacità/facoltà decisionale su cosa si ritiene di dovere e sapere fare in sicurezza, per la tutela della salute del paziente, è altresì concepito come un professionista, che agisce all'interno del gruppo di lavoro, detentore di autonomia nella partecipazione.

Ragione di ciò, trova fondamento nell'evoluzione normativa che riguarda l'infermiere:

la Legge 42/1999;

la DM 14/09/1994 n.739;

la Legge n.251/2000.

 

Di questo documento, che mette fine alla questione sollevata dagli ordini dei Medici, si dicono soddisfatti i Presidenti Ipasvi dell'Emilia Romagna, come positivamente si è espresso sul suo profilo Facebook, l'assessore alla sanità del Comune di Bologna, Luca Rizzo Nervo, che già partecipe del #Noisiamopronti day, asserisce come , l'integrazione delle competenze mediche ed infermieristiche sia la chiave del successo e della capillarità del Sistema di Emergenza Urgenza dell'Emilia Romagna che fa da scuola in Italia.

Ma siccome l'Italia è il Paese dei paradossi, se in Emilia Romagna, ci si era scagliati contro infermieri preparati, in possesso di tutti i requisiti per poter far parte del servizio di emergenza – urgenza, in Friuli Venezia Giulia, gli infermieri a bordo delle ambulanze, qualora il servizio sia in regime di convenzione, possono essere anche privi di conoscenze ed esperienza adeguata, così come denunciato in un interrogazione alla Giunta da Rodolfo Ziberna, vicepresidente di Forza Italia in Consiglio Ragionale.

FVG. “Infermieri convenzionati senza esperienza su ambulanze”. Fi presenta interrogazione alla Giunta (Quotidiano Sanità)

Sembra infatti che gli infermieri che operano in convenzione prestando servizio nell'ambito del servizio di emergenza territoriale del 118, sono neolaureati, in corso di acquisizione del percorso formativo e sprovvisti di esperienza professionale ed anzianità lavorativa, mentre sappiamo benissimo che per poter prestare servizio in 118, bisogna essere laureati, aver completato un percorso formativo complementare, essere in possesso di un curriculum formativo teorico, nonché professionale, acquisito durante gli anni di lavoro nei reparti di emergenza quali pronto soccorso, terapia intensiva , cardiologia.

Ziberna, chiede dunque, se impiegare nel servizio di emergenza territoriale del 118 infermieri che non posseggono i requisiti per potervi operare, sia sufficiente a mettere in sicurezza il paziente soccorso ed in pericolo di vita.

Stesso paradosso, non addirittura più drammatico, arriva da Bolzano, dove gli infermieri perdono la "guerra delle ambulanze"; il Consiglio di Stato ha annullato il ricorso al TAR , dando torto al Collegio Provinciale infermieri, autorizzando così la presenza dei Volontari sulle ambulanze che potranno preparare i farmaci e coadiuvare il medico nelle urgenze.

I Volontari con grado di Formazione di Livello C per autisti soccorritori, saranno abilitati a svolgere, a bordo delle ambulanze, competenze proprie del ruolo infermieristico.

La vicenda si è chiusa nel 2014, ma niente da allora è cambiato.

Regione che vai, "usanze che trovi", 

Invece determinati requisiti di accesso, linee guida e protocolli, specie nel servizio territoriale 118, dovrebbero essere identici e codificati in tutto il territorio italiano. 

Di fatto, c'è solo una grande confusione, matrice della Malasanità.