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Prescritta ad uno stomizzato una “Prima visita infermieristica”: i medici non ci stanno.

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 27/09/2017

Nursing

E’ guerra aperta tra medici ed infermieri su quelle che sembrano essere le competenze degli uni e degli altri in merito ai pazienti stomizzati.

Il caso si accende quando un medico di famiglia si trova a prescrivere una “prima visita infermieristica” e perplesso decide di sottoporre il caso alla Redazione di Doctor33 (fonte)

La vicenda è quella che riguarda un paziente oncologico, al quale, dopo l’intervento chirurgico alla vescica, viene posizionata un urostomia; l’ospedale romano che lo dimette chiede, al medico di famiglia la prescrizione per una visita urologica e la quella per la “prima visita infermieristica”.

Ed è subito guerra.

Una guerra che non avrebbe motivo di esistere, visto che l’infermiere enterostomista non è certo nato ieri, ma ha una storia ben consolidata, che trova radice negli anni ‘70, quando sulla scia dell’esperienza americana, a Milano, nel 1975, nacquero i primi corsi per enterostomisti.

L’infermiere enterostomista accompagna il paziente durante un percorso riabilitativo, durante il quale lo stomizzato impara a convivere con la patologia e con il dispositivo.

Allo “stridere” della richiesta di “prima visita infermieristica”, risponde Lia Pulimeno, Presidente Collegio Ipasvi Roma, sottolineando come gli infermieri enterostomisti operino all’interno dei propri ambulatori, secondo protocolli consolidati in letteratura, e normati dalle varie regioni. Peraltro la prima visita infermieristica, in Lazio, è una prestazione codificata nella delibera 29 del 2009. Questo i medici di famiglia lo dovrebbero sapere, niente di cui meravigliarsi o per cui essere perplessi.

Diversamente interviene Alberto Scanni responsabile della formazione per l'Ordine dei Medici di Milano, secondo il quale le perplessità dei medici di famiglia deriva dal timore di una sorte di “scippo” di competenze, come se istituzionalizzare la “visita infermieristica”, sia il primo passo per spostare le competenze dal medico all’infermiere.

E come al solito, aggiungo io, siamo fermi sempre allo stesso dibattito, che puzza di Medioevo.

Queste presupposte invasioni di campo non dovrebbero essere nemmeno menzionate; il fatto che continuino a perpetrarsi è frutto di una palese difficoltà a cogliere il cambiamento nella società che ha sempre più bisogno si professionisti specializzati sul territorio, e che non esiste solo la Diagnosi Medica, ma anche quella Infermieristica, che nel caso specifico non invade e non “scippa” nessuna competenza altrui.

 

Ph credit: responsabilecivile.it