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Vaccini obbligatori per gli operatori sanitari. La storia dell’Ostetrica che non lavora perché non può vaccinarsi

E’ la storia di chi ha subito gli effetti della delibera 351 del 12 marzo 2018 della Regione Emilia Romagna: l’obbligo di vaccinazione per gli operatori sanitari, pena, la non idoneità alla mansione.

 

La Storia

Lei è una giovane ostetrica modenese, si è laureata nel 2016 e, per effetto della delibera sulla vaccinazione obbligatoria per gli operatori sanitari, non può lavorare.

Nata con una malattia genetica, ha subito a 6 anni un trapianto di fegato e, quattro anni dopo un secondo trapianto di fegato.

Per questo la giovane ostetrica non può vaccinarsi, non per convinzione personale, ma perché essendo trapiantata, il vaccino svilupperebbe una risposta immunitaria che non sarebbe in grado di reggere con i farmaci assunti.

In Emilia Romagna non può lavorare e non può partecipare ai concorsi data la non idoneità fisica.

Può lavorare in Lombardia, in Veneto, in qualsiasi altra regione che non abbia emanato una delibera simile.

Paradossalmente, pur non potendo lavorare, ha comunque fattovolontariato nei reparti a rischio per diversi mesi all’ospedale Santa Maria Nuova, senza che il fatto di non essere vaccinata fosse un problema.

 

Cosa prevede la delibera

Con la delibera della giunta regionale numero 351 del 12 marzo 2018, la Regione Emilia-Romagna ha stabilito nuove norme per gli operatori sanitari in materia di obbligo di vaccinazione.

In 99 pagine definisce il rischio biologico in ambiente sanitario e le linee di indirizzo per la prevenzione delle principali patologie trasmesse per vie aeree, fissando le indicazioni per il rilascio dell’idoneità agli operatori sanitari. Il provvedimento, legato al “Piano nazionale prevenzione vaccinale 2017- 2019”, precisa “che le vaccinazioni sono uno strumento di prevenzione efficace e sicuro nei confronti di alcune malattie infettive”.

Le malattie infettive indicate dalla delibera come oggetto della vaccinazione sono: Epatite B, Epatite C, Hiv, Tubercolosi, Morbillo, Parotite, Rosolia e Varicella. Di queste quelle che rappresentano un effettivo rischio a trasmissione ematica sono: Epatite B, Epatite C e Hiv. Quelle trasmissibili per via aerea sono Tubercolosi, Morbillo, Parotite, Rosolia e Varicella. Le vaccinazioni obbligatorie indicate sono per Morbillo, Parotite, Rosolia e Varicella.

Medici, infermieri, ostetriche ed operatori socio-sanitari. La delibera prevede che, in caso di impossibilità o rifiuto degli operatori a vaccinarsi, l’operatore sanitario non è immune a queste patologie e di conseguenza riceva dal medico competente un’idoneità parziale alla mansione, non potendo lavorare nei reparti “a rischio”.

Nella delibera regionale sono previsti due casi specifici: l

  • ’allontanamento dal posto di lavoro in caso di rifiuto

  • mentre per chi non può sottoporsi a vaccinazione per un periodo limitato di tempo, è previsto un lavoro

I reparti ritenuti a rischio sono quelli di oncologia, ematologia, neonatologia, ostetricia, pediatria, malattie infettive, pronto soccorso e centri trapianti.

 

La giovane ostetrica si trova nella zona grigia: non si rifiuta ma non può farlo.

 

Nell’intervista su la Gazzetta di Modena ha dichiarato di voler fare ricorso visto il caso, che di per sé non è chiaramente disciplinato dalla delibera, questo potrebbe riguardare diversi operatori sanitari dell’Emilia Romagna.

 

da la Gazzetta di Modena

ph credit: dal web