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Morti per emoderivati infetti. Dopo 23 anni assolto Poggiolini ed altri 9 imputati . Tutti Infetti, nessun colpevole

Daniela Sardodi
Daniela Sardo
Pubblicato il: 02/04/2019

Attualità

Assolti perché il fatto non sussiste. Duilio Poggiolini, direttore generale del servizio farmaceutico del Ministero della Sanità negli anni ’90, nonché membro della loggia P2 e altri 9 imputati tra dirigenti e tecnici dell’azienda farmaceutica Marcucci, sono stati assolti dal tribunale di Napoli dall’accusa di essere responsabili dei decessi causati dall’immissione sul mercato di farmaci emoderivati di dubbia provenienza.

Dopo 23 anni nessun colpevole per quei circa 600 morti di Hiv ed Epatite C ( prevalentemente emofiliaci) causati da emoderivati infetti e per le 2600 persone che si sono ammalate di queste temibili patologie e , su cui coloro che avevano la responsabilità giuridica e morale, non avevano vigilato.

Assoluzione dall’accusa di omicidio colposo plurimo perché il fatto non sussiste: una sentenza attesa in quanto richiesta dallo stesso pubblico ministero Lucio Giugliano, nonostante le proteste delle parti civili, sostenute dagli avvocati Stefano Bertone ed Ermanno Zancla.


Secondo la tesi del Pm, infatti, non solo non è possibile provare in modo inequivocabile il collegamento tra le trasfusioni di sangue e le malattie che hanno colpito le persone decedute, ma inoltre non sarebbe giusto condannare gli imputati per quella che è stata una grave mancanza di tutto il sistema sanitario nazionale e della classe politica che avrebbe dovuto controllarlo.

Con la sentenza di primo grado del Tribunale di Napoli si chiude una vicenda giudiziaria iniziata, tra eccezioni e rinvii, oltre vent’anni fa a Trento.

 

I FATTI

Per comprendere come siamo arrivati a questa sentenza bisogna risalire agli inizi degli anni ’90, il mondo politico italiano è profondamente scosso dalla inchiesta “Mani Pulite”: il ministro della salute De Lorenzo viene accusato di voto di scambio, e nel pieno della tormenta che colpisce la classe politica, spuntano come funghi casi di Aids ed epatite C, in seguito a trasfusioni di sangue infetto somministrato negli ospedali di tutto il Paese. Nonostante l’evidente gravità della situazione l’Istituto Superiore della Sanità continua ciecamente a rassicurare la popolazione sull’irrilevanza del fenomeno.

Tutto ciò mentre non solo in Europa, ma in tutto il mondo  scoppia lo scandalo degli emoderivati infetti: tra gli emofiliaci migliaia di persone contagiate dal virus HIV e da quello dell’epatite C a causa di trasfusioni di plasma infetto e altri prodotti derivati da quel sangue.

Diverse aziende farmaceutiche internazionali vengono accusate di aver sottovalutato se non addirittura nascosto il problema. A riprova di ciò, negli anni sono emersi documenti interni che dimostrano la consapevolezza e il coinvolgimento di funzionari e dirigenti.

Intanto, in Italia Duilio Poggiolini, che guida la Commissione Nazionale Unica sui Farmaci viene coinvolto insieme al Ministro della Sanità De Lorenzo nella Tangentopoli dei farmaci: l’inchiesta prende il via in seguito alle dichiarazioni di Giovanni Marone, segretario dell’ex ministro della sanità De Lorenzo, che parla, appunto di tangenti al ministro e ai partiti versate per creare un contesto amministrativo il più possibile favorevole ai profitti.

Poggiolini sotto processo confessa tutto facendo emergere uno scandalo di malasanità di proporzioni enormi, che distruggerà la credibilità dell’industria farmaceutica.

Nello stesso periodo, alla procura di Trento, a carico di Poggiolini e dei dirigenti di aziende farmaceutiche , si apre un altro fronte di inchiesta, quello degli emoderivati infetti. Le indagini, iniziate alla Procura di Trento, sono state sviluppate dalla Procura di Roma per poi confluire alla Procura di Napoli. Il procedimento dal questo momento in poi, ha seguito una strada particolarmente tortuosa, con stralci, prescrizioni e cambiamenti nei capi di accusa. Nel 2007, infatti, il gup di Napoli rideterminò le accuse di epidemia colposa (prescritte), ordinando l’imputazione coatta per omicidio colposo plurimo, reato che non cade in prescrizione. ( Le morti sono avvenute anche moltissimi anni dopo i presunti contagi).

Sul piano giudiziario, dall’inizio delle indagini di Trento fino alla sentenza di primo grado di Napoli, con la quale si assolvono gli imputati perché “il fatto non sussiste”, sono trascorsi in tutto 23 anni.

Sul versante civile invece, si sono svolti migliaia di procedimenti: il Ministero della Salute, in seguito a sentenze, ha dovuto versare decine di milioni di euro in risarcimenti e ancora numerosi casi sono pendenti.

 

Ph credit: InterNapoli