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Manovra: Nursind, bene impegni Speranza ma stop a paradossi su limiti assunzionali sanità

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La Redazione
Pubblicato il: 02/10/2019 vai ai commenti

Comunicati Stampa

Roma, 2 ottobre - “Prendiamo atto delle parole del ministro Speranza che annuncia 2 miliardi in più per la sanità nel 2020 rispetto al 2019, ma facciamo notare che si tratta di una normale dinamica della spesa a legislazione vigente, senza uno sforzo ulteriore in percentuale rispetto al Pil. In ogni caso, registriamo con favore che non ci sia un taglio dei fondi e, soprattutto, l’impegno del governo sul fronte delle assunzioni di medici ed infermieri di cui il Sistema sanitario nazionale ha urgente bisogno”.

Lo afferma il segretario nazionale del Nursind infermieri, Andrea Bottega, dopo la pubblicazione e trasmissione alle Camere della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza.

In attesa che prenda forma la legge di Bilancio infatti - continua Bottega - la prudenza è d’obbligo. Ma, al tempo stesso, è necessario evidenziare due discrasie che rischierebbero di rendere la manovra solo un bel libro dei sogni”. Il sindacato degli infermieri punta l’indice proprio sulla carenza di personale cui l’esecutivo vuole porre rimedio attraverso l’annunciato Patto per la Salute e, quindi, sul paradosso del “limite assunzionale”, spiegando: “Oggi le aziende sanitarie hanno limiti di spesa per il personale che non possono superare. Il fabbisogno deve infatti essere calcolato dentro tali limiti che - avverte il Nursind -, se non saranno modificati nella legge di Bilancio, renderanno vano ogni sforzo. Le Asl si potrebbero trovare nella situazione paradossale di disporre di risorse per fare assunzioni senza poterle impiegare. Una beffa in piena regola”. Bottega, però, mette in guardia anche da un altro rischio concreto: “Per affrontare alla radice il problema della carenza di personale non si può più prescindere da un adeguamento delle buste paga di medici e infermieri al curriculum formativo e alle responsabilità richieste. Pure su questo fronte, tuttavia, bisogna fare i conti con un limite legislativo da superare. Il riferimento è all’art. 23 della riforma Madia (Dlgs 75/2017) che pone un tetto ai fondi contrattuali, con l’effetto non solo di bloccare il trasferimento di risorse da destinare agli stipendi ma addirittura una loro riduzione progressiva. Un vincolo - conclude - che ingabbia quelle Regioni che potrebbero eventualmente avere una disponibilità di risorse da destinare alle aziende sanitarie ma avrebbero le mani legate, rischiando il giudizio della Corte dei conti”.